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Rimane elevato il rischio per i ciclisti. In 3 anni quasi 1.000 le vittime del pedale

Roma | Nel 2005 ha perso la vita un numero pari al doppio del gruppo del Giro d'Italia:317 morti + 5,7% rispetto al 2004 quando furono 300. I feriti sono stati 12.476 in aumento del 6% rispetto agli 11.766 dell'anno prima.

di Giordano Biserni *

L'esempio lo avevamo fatto anche lo scorso anno, quando esaminando le statistiche del 2004 constatammo che i ciclisti che avevano perso la vita sulla strada erano stati 300, quasi quanto due coloratissimi gruppi di corridori del Giro d'Italia.
Le miti biciclette condotte dai nostri connazionali velocipedisti corrono ancora seri rischi nel nostro Paese.

Entriamo nei dettagli. Speravamo che i dati dell'anno successivo 2005 (ultimi disponibili) fossero migliori. Non è stato così. A metà del decennio del nuovo secolo il numero dei ciclisti che hanno perso la vita sulle nostre strade ammonta a 317, con un incremento del 5,7%, un dato che va in controtendenza rispetto al calo generale della mortalità sulle strade che nel 2005 è stato del 4,7%.

In appena 3 anni, secondo un'inchiesta pubblicata si il Centauro di giugno intitolata BICISI', sono quasi 1.000 i ciclisti che hanno perso la vita sull'asfalto. Troppi.

I feriti sono stati 12.476, (35.491 in tre anni) il 6% in più rispetto agli 11.766 del 2004. Il dato generale fa segnalare invece un calo del 2,7%.

Fra i 317 velocipedisti che hanno perso la vita i maschi sono stati 239 (75,4%) le femmine 78 (24,6%).
Nel 2005 si sono contate 15 vittime fra i bambini che andavano in bici dagli 0 ai 14 anni. 13 maschi e 2 femmine. Sono state invece ben 161 le vittime fra i ciclisti over 65, pari al 50,8%. Fra gli anziani 122 erano maschi 75,8% e 39 le femmine 24,2%.

La percentuale dei ciclisti sul totale delle vittime della strada è passata dal 5,3% al 5,8% dei morti e dal 3,7% al 4% dei feriti.

Lo ripetiamo, probabilmente sugli incidenti ai velocipedi incide anche un maggior traffico sempre meno attento verso questa categoria di utenti, con una parte di responsabilità anche degli stessi ciclisti, spesso inosservanti delle più elementari regole della strada che pur vigono anche per questa categoria, ma vengono interpretate in modo molto approssimativo e disinvolto. E' poi ancora insufficiente l'estensione, in molte regioni, di piste ciclabili.
Nel numero di giugno de il Centauro vengono comunque sottolineati i tanti motivi che fanno dire BICISI'.

*Presidente Asaps

 

08/06/2007





        
  



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