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Giornata delle Marche: a Marcinelle il sacrificio di tanti emigranti

| ANCONA - Il pozzo di Marcinelle era in funzione dal 1830 e la catastrofe avvenne per le inadempienze dei proprietari che avevano omesso di migliorare le condizioni di sicurezza.

L’otto agosto 1956 il pozzo n° 1, detto “Bois du Cazier”, della miniera di Marcinelle, nel bacino carbonifero di Charleroi, in Belgio, fu sconvolto da una immensa esplosione avvenuta nelle sue gallerie ad oltre mille metri di profondità. Morirono tra fiamme e fumo 262 minatori: di questi 136 erano italiani; tra loro 12 erano marchigiani.

Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, domani si recherà in Belgio, a capo di una delegazione composta da rappresentanti della Giunta, del Consiglio regionale, di enti locali, dei sindacati e delle associazioni dei marchigiani nel mondo, per ricordare questa triste pagina di storia che coinvolge anche la nostra regione, riannodando in questo modo quel filo che ancora tiene uniti i marchigiani del Belgio con la terra natale. Riappropriarsi delle origini e mantenere vivo il senso di appartenenza a una comunità sono infatti valori alla base della Giornata delle Marche, un’iniziativa che cade il 10 dicembre, fortemente voluta per celebrare l’orgoglio e l’identità regionale, e che quest’anno ha come tema: “Le Marche e l’Europa, l’emigrazione e il lavoro”.

E’ dunque nel sacrificio dei minatori che morirono a Marcinelle e nel lavoro di coloro che partirono per il Belgio, dove oggi hanno sede le istituzioni europee che sta il significato della seconda edizione della Giornata delle Marche.

Il pozzo di Marcinelle era in funzione dal 1830 e la catastrofe avvenne per le inadempienze dei proprietari che avevano omesso di migliorare le condizioni di sicurezza. I minatori italiani erano andati in Belgio bisognosi di lavoro e a seguito di un accordo firmato nell’immediato dopoguerra tra il Governo italiano, presieduto allora da Alcide De Gasperi, e il Governo belga, definito “accordo uomo-carbone” in base al quale, per ogni minatore, l’Italia avrebbe ricevuto 200 chili di carbone al giorno, necessari per la ricostruzione del Paese. L’impegno del Governo italiano era quello di inviare almeno 1.000 minatori a settimana nei cinque bacini carboniferi belgi. Molti furono coloro che aderirono alla chiamata. Il pozzo di Marcinelle era tra i più insicuri e fu teatro della grande esplosione dell’8 agosto 1956. Per più di tre settimane i minatori superstiti e le forze di soccorso scesero nei cunicoli di quel pozzo per cercare di salvare eventuali superstiti ed estrarre i corpi dei minatori defunti. Nelle settimane successive alla tragedia, nelle località di origine delle vittime, autotreni belgi trasportarono le bare dei minatori morti a Marcinelle. Anche nelle Marche dodici bare vennero consegnate in varie località.

Il prossimo 11 giugno il presidente Spacca commemorerà queste vittime in una solenne cerimonia presso la Sala “8 agosto 1956” del Museo di Marcinelle, dove saranno consegnate targhe alla memoria ai familiari ancora residenti in Belgio. Saranno presenti il figlio di Rodolfo Battoccolo, originario di Ancona, e la vedova di Filippo Talamelli, originario di Fano. Sarà inoltre deposta una corona di alloro al Monumento dei Minatori italiani presso il cimitero di Marcinelle e un’altra al Monumento delle vittime dell’8 agosto 1956 davanti all’ingresso della miniera.

Alla cerimonia saranno presenti circa un centinaio di ex minatori o loro familiari. Complessivamente, la comunità dei marchigiani residente in Belgio è composta da circa 100 mila persone. Di queste, circa il 98% sono ex minatori o figli e nipoti di minatori. La maggior parte dei marchigiani che scelsero di emigrare in Belgio provenivano dal Pesarese, dove sorgeva la miniera di Perticara (nove dei minatori morti a Marcinelle erano infatti della provincia di Pesaro), o dall’entroterra anconetano, dove invece si trovava la Miniera di zolfo di Cabernardi.

09/06/2006





        
  



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