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“Volevo i pantaloni”? No, solo una moto e un casco!

| ROMA - Il motociclismo femminile è diventato una realtà, anche numericamente rilevante. Andare in moto è un’esperienza unica. Parola di motociclista. Donna.

di Stefania Mistichelli

Donne e motociclismo. Fino a qualche tempo fa questo binomio andava a braccetto solo con certe pubblicità che, facendo l’occhiolino agli uomini, associavano un bel corpo femminile ad una carena di una moto luccicante, oppure era appannaggio di fidanzate/mogli/sorelle, che potevano ambire a ruoli da passeggere, abbracciate strette ai piloti, siano stati essi mariti o fidanzati o fratelli.

Quest’era pare tramontata, almeno in parte.

Infatti se siete donne e amate i motori, in particolare le due ruote, non dovete più vergognarvi né considerarvi  marziane o uomini mancati; siete solo… motocicliste. Certo, racconta Paola nel sito www.motocicliste.net, “c’è da sentirsi strane qualche volta, da essere guardate come alieni con le antennine verdi in testa, da essere considerate una provocazione o una sfida”, ma è anche vero che “alcuni ti mandano saluti e baci dalle macchine, e approvano con l'energia che sarebbe della loro libertà”

Cominciano ad essere tante le  donne che acquistano una moto e la guidano, che, alla pari dei colleghi uomini, la usano per viaggiare o gareggiare, che si incrociano per le strade di montagna o in autostrada, in coppia o solitarie; alcune di loro, circa cinquemila, si sono riunite nell’associazione – motoclub Motocicliste, composta appunto da centaure che si sono conosciute attraverso la rete e che utilizzano il sito internet (www.motocicliste.net) per confrontarsi, scambiarsi esperienze, informazioni, organizzare uscite, raduni, corsi.

Molte le testimonianze fornite dalle ragazze sulla scoperta di quello che si rivela essere non solo uno sport, o una passione, ma un vero e proprio stile di vita. La testimonianza di Paola, tratta dal sito, fa capire come viene fatta in certi casi la scelta di cavalcare una due ruote:

“Guardavamo. Un po’ da lontano, da un angolo nascosto, senza che nessuno si accorgesse.
Un po' imbarazzate da questa curiosità abbiamo guardato a lungo. Imparavamo. (…)
Dai nostri amati talami imparavamo.
Finché un giorno, per caso, ci si ritrova a pensare a come potrebbe essere stare lì davanti, con le mani sul manubrio e i moscerini sulla visiera del proprio casco. A come deve essere quel senso di libertà che si prova quando sei da sola, e le cose ti corrono incontro. E il gas che tu dai col polso destro è la velocità con cui decidi di attraversare quelle cose; è il tempo che hai per reagire; è il ritmo, lento e tranquillo, oppure immediato e veloce, con cui in quel momento ti va di vivere, conoscere, rispondere. Quando non c'è nessuno, proprio nessuno, ma te soltanto, a dirti cosa fare.
Così abbiamo provato. Nei cortili, nei parcheggi, nei paesi deserti, nelle città abbandonate in agosto. Con le moto più malandate, con gli avanzi di garage, ma qualche volta anche coi gioielli di famiglia - prove di fiducia e di amori inestimabili.
... Finché, finalmente, viene un tempo per andare”.
 
Tantissime altre storie di donne e di mamme, che raccontano le loro storie di “normalità”, di come alcune di loro abbiano cominciato da giovanissime, altre da adulte; come per alcune sia stato un colpo di fulmine, un aprire gli occhi su di un desiderio che per anni era rimasto latente, inespresso, mentre per altre sia stato un avvicinamento lento, graduale, irto di difficoltà. Comune a tutte, da quello che traspare dai racconti, l’entusiasmo per l’andare in moto, esperienza vissuta come unica, indescrivibile, che non si riduce nella passione per il viaggio, o nell’ebbrezza della velocità, o nella sensazione di libertà, ma che racchiude questi e tanti altri elementi insieme; meglio di me, che motociclista non sono – ma che sto già guardando con altri occhi la Suzuky 600 di mio fratello – possono essere esplicative le parole di Paola:

“Vado in moto con tutto, col corpo, coi sogni, con le idee. Con la vita che ho di volta in volta.
E' in moto che ho imparato a riconoscere i posti e le direzioni dagli odori, dalla posizione del sole, dai cartelli invisibili, da quelle cose scritte sul mondo che spesso sfuggono, ma a me danno il senso della strada, dell'asfalto, dei posti dove andare. (…)Io ho solo il dono di andare in moto.
Il dono di viaggiare così e godere della vita che mi passa intorno, di abbracciarla, insieme alla moto, a lui, al mondo. Un abbraccio che in un momento realizza il sogno di una unione totale.
"Tutto rimane sospeso, niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sono definitivamente appagati".”

Alle ragazze che stanno leggendo sta già stuzzicando l’idea che forse non sarebbe male provarci? State pensando di farvi dare un passaggio da quel vostro amico, così tanto per cominciare a vedere cosa si prova, anche solo come “zavorra”? 

Come primo passo, c’è la possibilità di avvicinarsi al motociclismo femminile guardando quello sportivo, che oramai a tutti gli effetti si sta conquistando il suo spazio; infatti quest’anno la seconda edizione del Trofeo Italiano Motocicliste, inaugurato nel 2004 con il patrocinio della Federazione Motociclistica Italiana, viene trasmesso anche sulla Rai (oltre che su Nuvolari e Canale Italia) per tutte e 5 le tappe del trofeo.

Allora, forse, guardando quelle moto correre, comparirà sul vostro viso “la tipica espressione circospetta e sorpresa che è possibile osservare sui lineamenti di tante donne totalmente felici quando per la prima volta vedono un'altra donna in motocicletta (…)” (Melissa Holbrook Pierson).

Quindi vi scoprirete a desiderare di avere una moto e dopo aver imparato a guidarla e a curarla, vi troverete a riflettere su come abbiate vissuto prima del suo ingresso nella vostra vita, e tra lo stupore e l'incredulità vi chiederete: "Ma perché non ci ho pensato prima?".

10/07/2005





        
  



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