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Che cosa sta succedendo per Case Minime a Borgo Solestà

Ascoli Piceno | "Parliamo di affari che rendono molto, di lottizzazioni ambigue, di interessi privati mascherati da interesse di tutti, di scempi edilizi che il più delle volte finiscono “graziati” dai condoni, e che dunque restano là dove si trovano, imperituri."

di Rifondazione - Verdi - Laboratorio Sinistra Unita

Sono tante le vicende nella storia dello sviluppo urbanistico italiano dal dopoguerra a oggi segnate dalla piaga della speculazione edilizia. Parliamo di affari che rendono molto, di lottizzazioni ambigue, di interessi privati mascherati da interesse di tutti, di scempi edilizi che il più delle volte finiscono "graziati" dai condoni, e che dunque restano là dove si trovano, imperituri.

Il problema di Case Minime a Borgo Solestà rischia seguire la stessa via: ci sono famiglie che abitano in un'area degradata, in abitazioni da ristrutturare, al tempo costruite con materiali in seguito risultati tossici (pensiamo all'amianto nei tetti); c'è poi un'amministrazione comunale particolarmente zelante nella ricerca di spazi da cementificare - previa assenza di un nuovo PRG - che nel 2001 ha tentato di affidare ad un privato la realizzazione di 200 alloggi in un fazzoletto di terra vicino al cimitero di Borgo Solestà (tentativo poi bloccato dall'intervento dell'Autorità di Vigilanza per i Lavori Pubblici di Roma); infine, c'è un ente pubblico, l'IACP, ora ERAP, che nel 2003 ha consegnato al sindaco di Ascoli Ing. Celani e all'ass. Lattanzi una nuova proposta riguardante la sistemazione immediata ed esclusiva dell'area di Case Minime: una progetto semplice e lineare che prevedeva la demolizione dei manufatti esistenti di proprietà dell'ERAP e l'attuazione di un piano di risanamento con l'utilizzo dei fondi già stanziati dall'ente (oltre 4 milioni di euro).

Il Comune di Ascoli, da parte sua, anziché raccogliere la proposta dell'ERAP, si è invece attivato per espropriare tutta l'area di "Shangai" (di proprietà ERAP) offrendo la ridicola cifra di 250.000 euro, contro i 1.845.000 del valore stimato.
Tutto questo bislacco iter urbanistico-amministrativo viene chiuso nel 2004, quando la Provincia di Ascoli si è rifiutata di firmare l'Accordo di Programma con il Comune.
In queste settimane si parla ancora del progetto per Case Minime, nuovamente - così sembra - dimenticando che la soluzione è già pronta (così come ci sono ancora i fondi disponibili per la sua realizzazione): lasciare il progetto all'assoluta competenza dell'ERAP, senza che intervengano i privati.

Anche da parte nostra la posizione a riguardo è la stessa di allora: bisogna risolvere con una certa urgenza il problema di Case Minime, senza però fini diversi da quello dell'interesse della collettività: occorre una risposta pubblica a un problema di interesse pubblico. Non sono prospettabili altre soluzioni. Non occorre scomodare le "virtù" dei privati per realizzare un progetto interamente sostenibile dall'intervento pubblico.

Ci attendiamo il risanamento di Case Minime come già previsto dall'ERAP, senza che emergano altre scappatoie e/o escamotage a tutela degli interessi di qualcuno, specie se si pensa che il Comune di Ascoli, oggi ancora privo di PRG, tralascia puntualmente interventi, questi sì molto urgenti, per le scuole per gli edifici pubblici, per le strade, insomma per situazioni che riguardano davvero l'interesse pubblico.
Non si permetterà nessun cedimento alle lottizzazioni e alle ambizioni dei "palazzinari" e della giunta che li rappresenta e li tutela.

Ogni soluzione alternativa per Case Minime che non contempli l'esclusivo impiego di risorse pubbliche, non risulta né proponibile, né accettabile dalle forze politiche che si esprimono in questo comunicato.

10/07/2007





        
  



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