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L’ Avv. Mauro Gionni sulla Giustizia

Ascoli Piceno | “Oggi anche i magistrati delle Marche scioperano contro la “controriforma” della Giustizia, targata Castelli. atto estremo di protesta per ribadire il no ad una pessima legge.”


Oggi anche  i magistrati  delle Marche  scioperano contro la “controriforma” della Giustizia, targata Castelli, già bocciata una volta da Ciampi,  approvata dal Senato a fine giugno e avviata al rush finale alla Camera. Un atto estremo di protesta per ribadire il no ad una pessima legge.

Sotto questo governo è la terza volta che accade ciò che in 50 anni era accaduto una sola volta. Il centro destra insegue ancora il suo regolamento di conti con la magistratura.

 Il nostro giudizio sulla legge in tema di ordinamento giudiziario è chiaro: si tratta di un testo sbagliato, ingiusto, destinato ad aggravare  la crisi di efficienza della giustizia italiana oltre che a comprimere   l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

 Siamo contrari alla riforma così come voluta dal   centro-destra, perché non ha nessuna attenzione per i  diritti dei cittadini, ed è pensata solo come rivincita  del potere politico sulla magistratura.
Tuttavia, non basta tornare a prima del 2001.La situazione della giustizia è grave e va affrontata.
Occorre intervenire con riforme che tengano conto della delicatezza e della complessità della materia, per tutelare i diritti dei cittadini, rafforzare la giurisdizione, confermando tuttavia il disegno costituzionale, riformandola solo per rendere più vivi ed attuali i suoi principi, per dare più garanzie ai cittadini e per realizzare l’unità della giurisdizione.

Tutelare i diritti delle persone nella società globale.Costruire lo spazio giuridico europeo.
Occorre lavorare innanzitutto sulla ragionevole durata dei processi , per una giustizia efficiente, riformando l’organizzazione e semplificando le regole procedurali.

E’ necessario anche un sistema imparziale di valutazione e di controlli per la professionalità e la responsabilità dei magistrati.

Assicurare l’indipendenza del Pubblico Ministero, disciplinare le sue funzioni entro il circuito della giurisdizione, rendere più trasparenti le modalità di esercizio dell’azione penale.
Al contrario, il centro –destra  vuole creare un modello di giudice burocrate,   costretto ad almeno sette concorsi nella sua carriere e   quindi tutto impegnato a prepararsi per essi, distogliendo tempo e forze dal lavoro d’ufficio. Peraltro per vincere il concorso, non avrà importanza   ciò che invece è importante per il cittadino:  l’indipendenza di giudizio, l’equilibrio, la tempestività nel depositare le sentenze, la capacita   investigativa.

Inoltre,  vuole accentrare nelle mani del solo Procuratore Capo  tutti i poteri, con possibilità di controllo minuzioso sull’attività di ogni singolo sostituto, con minori garanzie per i cittadini.
Anticipa, di fatto, la separazione delle carriere di  giudice e pubblico ministero, che il centro destra vuole accompagnare ad un controllo del governo sui Pubblici  ministeri ed alla abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale proponendo che sia  il ministro a indicare quali reati  perseguire prioritariamente. Questo significa che sarà  il potere politico a decidere se la magistratura deve o meno perseguire, per esempio, episodi di corruzione e  fatti di criminalità mafiosa o se invece debba occuparsi   prioritariamente di furti,  truffe e prostituzione.

Vuole ridurre i poteri del Consiglio Superiore della  Magistratura spostandoli sul ministro.
 Vuole limitare   la partecipazione dei magistrati alla vita del paese e limitare l’interpretazione della legge, uniformandola a quella “gradita” al potere politico.

Il tutto si aggrava, poi, con  la “Cirielli”, la famosa legge Sava-Previti. Provvedimento che da un lato aumenta le pene e dall’altro rende impossibile che diventino effettive accorciando i tempi della prescrizione dei reati, senza far nulla per velocizzare la durata dei processi.

14/07/2005





        
  



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