La città immaginata: lultima tappa del Viaggio Telecom ad Ascoli.
Ascoli Piceno | Philippe Daverio tra papi ascolani e preziose reliquie custodite nella città; Albertazzi tra le città raccontate da Rilke, DAnnunzio, De Andrè; infine il Jazz con il concerto performance di John De Leo, Rita Marcotulli, Furio di Castri e Roberto Gatto.
di Stefania Mistichelli
Alle 19 ieri sera la Sala dei Savi del Palazzo dei Capitani era gremita tutte le sedie occupate, tutti i centimetri cubici disponibili utilizzati per stare in piedi per ascoltare Philippe Daverio, giunto ad Ascoli in occasione dellultima tappa del Viaggio Telecom, quello sulla città immaginata.
Con lo stile che lo contraddistingue, avvincente ed enciclopedico, ha esordito parlando di Ascoli come di una città disegnata da Kandisky, per il rigore della sua architettura, a geometria perenne.
Si è poi inoltrato, con i con i racconti e le immagini, a ricostruire la storia dello stato pontificio partendo da due importanti reliquie che la città di Ascoli custodisce, la Sacra Spina e il Piviale di Nicolò IV e passando attraverso le storie dei due pontefici ascolani, papa Peretti e papa Nicolò IV.
Ad Ascoli spiega Daverio è presente la campionatura di una storia che si stava svolgendo nel cuore dello stato pontificio, infatti le tre chiese principali della città stanno a segnalare la presenza dei tre ordini religiosi rivali: sono San Pietro Martire, dominicana, San Francesco e SantAgostino.
Inutile dire che il racconto seducente e a tratti ironico abbia conquistato gli spettatori in sala, che non si sono fatti intimidire dallafa e sono rimasti ad ascoltare Daverio fino alla fine, per poi circondarlo a fine lezione per congratularsi e per potergli parlare.
Alle 21 il recital di Giorgio Albertazzi, seguito anche dallo stesso Daverio che nella serata di ieri passeggiava per piazza del Popolo, non ha deluso le aspettative. Bella la città di Ascoli, belle le sue mura, belle le sue donne; così inizia il percorso del Maestro attraverso le città di scrittori, poeti e musicisti, iniziando da Rilke, che non sopporto afferma Albertazzi per il suo buonismo, ma che ha fatto un viaggio in Italia, scrivendo poi nel 1898 Viaggio Fiorentino; quindi Venezia attraverso gli occhi di DAnnunzio, per il quale la città corrispondeva alla donna, alla Duse. Entrambi tentatrici stanche per aver troppo vissuto, Venezia e la Duse, gravi dei troppi amori.
Quindi passando per Roma, che per il Maestro è una passeggiata su una carrozza sullAppia Antica con una ragazza bellissima, si arriva alla sua di Venezia, quella descritta dal racconto di Marika Stocchi. Venezia per Albertazzi è una splendida schiena nuda, è una notte indimenticabile a tal punto da pensare che non fosse mai esistita; è una città della memoria, come direbbe Calvino del desiderio.
Giorgio Albertazzi, poi, accompagnato al pianoforte da Marco Di Gennaro ha letto i testi, di cantautori come Guccini, di De Andrè, uno dei poeti veri del 900, di De Gregori e Dalla, e affermando che, come Proust, avrebbe voluto vivere Dove la tenerezza fosse sempre corrisposta ha concluso infine: La mia città non ho detto quale sia; non esiste la mia città. La mia città è dove sono io, stasera la mia città è Ascoli Piceno.
A chiudere la serata e il Viaggio Telecom progettato da Andrée Ruth Shammah un eccezionale concerto Jazz ad opera di John De Leo, leader dei Quintorigo, con i tre grandi interpreti Rita Marcotulli al piano, Furio Di Castri al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria. Concerto fatto di musica e di parole, tratte da Le città invisibili di Calvino; la lettura delle descrizioni delle città di Diomira, di Argia e di Ottavia si è alternata alla musica e al suono della voce di John De Leo, modulata come fosse uno strumento; estensione vocale impressionante, la capacità di passare repentinamente da registri bassissimi a quelli più acuti, fino ad arrivare al suo assolo, durante il quale con il supporto tecnico di un campionatore di suoni ha messo in piedi un vero e proprio concerto.
Accompagna il canto con il movimento del corpo e con le espressioni del viso John De Leo, come se da essi nascesse il suono, come se volesse mimarlo, metterlo in scena, raccontarlo, il suono della sua voce.
I musicisti poi hanno donato uno spettacolo indimenticabile; lassolo della batteria, il contrabbasso, il piano reso clavicembalo appoggiando della collane sulle sue corde, larmonia tra loro e con la voce, hanno reso il concerto indescrivibile a parole.
Furio Di Castri, a fine serata, ha ringraziato per linvito e per la possibilità avuta di visitare la nostra città, la dedica alle città invisibili calviniane continua il musicista è quanto mai azzeccata, perché noi nei nostri viaggi in Europa non lavevamo mai incontrata. Ascoli per noi era invisibile, ora labbiamo conosciuta.
Si chiude così questa manifestazione, che, con i suoi momenti teatrali e musicali, con gli eventi open air e con i suoi spettacoli itineranti, ha condotto i suoi abitanti alla riscoperta di una città ricca di memoria e di segreti, attirando anche tantissimi turisti che sono giunti nelle sue vie e nelle sue piazze affollandole. Sicuramente unesperienza da ripetere; il Vice Sindaco Antonini in occasione della presentazione del Progetto alla stampa aveva già comunicato agli organizzatori la disponibilità dellAmministrazione ascolana ad ospitare nuovamente questa manifestazione. Sperando che questo si realizzi, non resta che fare tesoro di questa esperienza e constatare che la città di Ascoli, grazie a questo evento, sia diventata un po meno invisibile.
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19/07/2005
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