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San Benedetto del Tronto | I giovani e le palme tra Pasolini, Pazienza, Piovene e altri.

di Giulio Troli

vignetta da "sogno" di Andrea Pazienza

Recentemente un'ordinanza comunale, per espressa volontà del sindaco di San Benedetto del Tronto, accerchiato dalle rimostranze dei cittadini, ha, per comune "accordo" con gli esercenti, imposto la chiusura dei locali notturni del centro entro le ore due, con il conseguente deflusso degli avventori e l'auspicabile pulizia delle strade.
Tale decisione è il frutto, come già detto, delle strenue lamentele dei residenti limitrofi, ormai stanchi per le notti insonni causate dai continui e incessanti schiamazzi emessi dalle folle di giovani clienti che si accalcano all'esterno dei locali della movida sambenedettese, che nemmeno di fronte alla barista del Folies-Bergère; e che, sempre secondo il parere dei cittadini, oltre a turbare la civile quiete pubblica, si abbandonano in comportamenti lascivi e socialmente deprecabili, infervorati spesso dai fumi dell'alcol e non solo.

Alle giuste proteste da parte di quei cittadini che rivendicano a gran voce il proprio diritto al riposo nelle loro abitazioni durante le ore notturne, non può che giungere la repentina risposta del popolo della notte, che pretende, d'altra parte, di potersi avvalere del suo diritto al divertimento, senza alcun editto che imponga un coprifuoco o un qualsiasi altro tipo di limite al bivaccamento.

L'ordinanza del sindaco è quindi il risultato di anni di esasperazioni e contrasti fra abitanti, titolari e clienti, che si sono man mano inaspriti nel corso del tempo e delle ore spese à la recherce du sommeil perdu, fino a raggiungere culmini a dir poco costernanti e che hanno persino richiesto l'intervento delle forze dell'ordine, quasi ci si trovasse in una scena de "I Guerrieri della notte" di Walter Hill.
Naturalmente il provvedimento momentaneamente adottato non può costituire la soluzione al problema; i proprietari dei locali hanno perciò richiesto di potersi spostare nella zona portuale, venendo così a delineare una sorta di San Benedetto by night con i mojito invece del caffè del marinaio, un faro a luci stroboscopiche e le poppe al posto delle altre poppe.

L'idea di una Barceloneta targata SBT, in cui il monumento ai marinai, noto anche come "l'umbriacò", sembra figurare un futuro presagio, per quanto possa compiacere qualche imprenditore o massa di giovani dalle corte vedute, non convince il sottoscritto e quanti, almeno spero, la pensino diversamente.

La questione infatti prescinde da mere variazioni del piano regolatore o dall'appianamento di comunissimi bisticci tra vicini di casa, ha radici ben più profonde che affondano nel disagio esistenziale dei giovani e nel conflitto generazionale comune ad ogni epoca. Non certo quisquiglie imputabili a una cittadina di 50.000 abitanti o risolvibili con facilità da una giunta comunale, ma in accordo col pensiero di Shopenhauer secondo il quale come la circonferenza di un pollice e una di 40 milioni di pollici hanno esattamente le stesse proprietà geometriche, del pari la storia di un villaggio è la stessa di quella di un regno, mi trovo così purtroppo a dover constatare alcune dolenti analogie tra la situazione della mia città e quella di un intero paese.

Quali sono difatti le reali alternative che si presentano a un giovane qualsiasi che voglia trascorrere una notte diversa, piacevole o anche solo spensierata?
Discorrendo del più e del meno con amici e conoscenti proprio di fronte a uno di questi locali "della perdizione" si è evinto come un nemico ben più temibile del punteruolo rosso si aggiri per la città, e cioè la noia. I più cinici a quest'affermazione risponderebbero probabilmente: "Andate a lavorare.".

Purtroppo anche loro non saranno al corrente del fatto che preferire il rumore del mare al lavoro oggigiorno è divenuto più un obbligo che una scelta morale.
Già durante il periodo invernale si ha la sensazione che nelle scuole vi sia sempre più la diffusa tendenza a trascurare ogni attività che oltrepassi le esigue ore curriculari (per mancanza di soldi o di volontà), ma è in estate, nella stagione in cui la città dovrebbe essere più accesa e vivace da questo punto di vista, che cominciano a dominare fra le vite dei giovani la noia e la monotonia, costringendoli a trascorre serate insulse e trascinate, senza un valido perché, fino a notte fonda.
Si badi che quanto denuncio non è l'effetto di questa o quella giunta comunale o l'errore commesso da pochi individui, bensì la necessaria conseguenza della forma mentis, e quindi di un modus operandi, di una intera comunità, non solo contemporanea.

Come non citare allora a titolo d'esempio le simpatiche vignette dell'illustratore sambenedettese Marco Calcinaro, che tanto impazzano sul web. Riduttivo e anzi travisante, sarebbe circoscrivere la loro comicità alla semplice parodia polifilesca; l'immedesimazione infatti nei due verosimili protagonisti non coinvolge solo il campo dell'inflessione linguistica, ma soprattutto quello spirituale della pigrizia intellettuale, (manifestata ad esempio dalle mani perennemente in tasca, dalla pinguedine sovrabbondante, dalla postura svogliata, dai dialoghi essenziali o dall'abbigliamento trascurato) una caratteristica assai consueta della città che conosciamo.
Interessante è in proposito quindi il giudizio che diede di San Benedetto Pier Paolo Pasolini nel 1959, in occasione di un reportage per il settimanale "Successo":

"Ogni volta che parto da qualche posto, anche se ci sono stato poche ore - e i miei amici ne ridono - ci lascio sempre un pezzetto sanguinante di cuore. A San Benedetto no. Perché? Ormai, a San Benedetto la forma balneare è quella del Nord. Il grande arenile, equipaggiato di tutto punto, i bar con la terrazza sulla spiaggia, i juke-box e soprattutto, le belle donne.

Dietro un paese agiato, tutto villini e pensioni e alberghi, coi giardinetti e i bazar. Ma tutto questo resta ancora come aggiunto, acquisito da poco: manca l'intelligenza, l'intelligenza storica. E' provincia, non più depressa, e tutto si può amare fuori che la provincia. Addio Sud, Cafarnao sterminato, alle mie spalle brulichio di miseri, di ladri, di affamati, di sensuali, di pura e oscura riserva di vita."
P.P. Pasolini, San Benedetto, Agosto 1959

Le considerazioni di Pasolini sono di certo ascrivibili a una concezione totalmente negativa del neo-capitalismo e della borghesizzazione delle masse sotto-proletarie. Pasolini come un "vecchio corvo" biasima appunto i villini, i giardinetti, una bellezza femminile prodotto dei canoni estetici borghesi e i juke-box, ovvero il frettoloso e avido abbandono della felice e ingenua condizione del bon sauvage rousseauniano della civiltà marinara (evidentemente Pasolini non era mai salito a bordo di un peschereccio).

Seppur idealistico, lo sguardo di Pasolini sulla modernizzazione sambenedettese di quegli anni è quanto mai pregnante. Mi astengo dal riproporre in questa sede le cause dei danni di questo smodato sviluppo, sia sufficiente, per rendere almeno l'idea, citare le straordinarie trasformazioni-cementificazioni turistiche che hanno modificato l'aspetto urbano, le attività mondane tipiche dello svago borghese (il carnevale, il Giro d'Italia, le serate alla Palazzina azzurra...) oppure in ultimo, l'incredibile incremento demografico che da lì a dieci anni porterà la popolazione ad aumentare di 10.000 unità.

Nel contesto di un vero e proprio "Boom", è assai comprensibile l'accusa pasoliniana alla triste mancanza di un progresso intelligente.
CONTINUA...

 

 

 

 

 

 

24/07/2012





        
  



3+4=
locale sanbenedettese
scioh dal libro di Calcinaro

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