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Bagliori al Chiosto, è di scena Mauro Uliassi

San Benedetto del Tronto | La cronaca, le impressioni, le sensazioni, le emozioni personali di una sera di mezza estate- Al Chiostro San Francesco ci si è "abbaglati" tra gusto arte e spettacolo.

di Sabrina Cava

Adriatic Way

Adriatic Way, La Via Adriatica alle Eccellenze ha presentato “BAGLIORI AL CHIOSTRO” quarta  tappa del festival  enogastronomico, partito da San Ginesio il 29 Giugno,sostato per due appuntamenti  a  San Benedetto,  approdato ieri sera 23 Luglio ad Ascoli Piceno che lo ha ospitato in una cornice anch’essa di eccellenza, Il Chiostro San Francesco.

Lo Chef della serata un indiscusso maestro, un artista, un creatore di sogni, Mauro Uliassi.

Benchè conoscessi la sua fama, e questo non è un gran merito, chi infatti non ha sentito nominare almeno una volta questo grande nome dell’eccellenza gastronomica italiana, non avevo mai avuto, fino a ieri,  il privilegio di gustare un suo piatto e quindi ne ero molto incuriosita.

Prima di parlare dello chef e della cena però mi corre l’obbligo di parlare, perché la cosa mi ha colpito veramente molto, dell’uomo.

Ho avuto il privilegio di arrivare prima dell’orario consueto in cui si cena così con  occhio curioso e attento quale è sempre il mio, quasi ficcanaso, ho sbirciato quello che mi è apparso come un set cinematografico allestito nello spazio interno del Chiostro, la cui coreografia, curata dalle sorelle Francesca e Rosalba Rossi è come solito risultata impeccabile.

 Mi sono soffermata ad osservare tutti i riti preparatori che uno staff nutrito e assolutamente efficiente stava approntando. Uno sciame di formichine, ognuno col proprio compito, tutti sempre col sorriso e leggerezza, senza accusare quella fastidiosa espressione di stanchezza che spesso appare  sui  volti di chi fa mal  volentieri un  lavoro, un clima di armonia e collaborazione che ha visto nel grande cuoco il punto di riferimento, una guida sicura e autorevole ma senza un briciolo di supponente autorità.

Non lo avrei distinto dagli altri se non lo avessi  riconosciuto dalla  foto, eppure dal  suo modo di guidare i suoi collaboratori, ho avuto la conferma ad una mia precisa convinzione di sempre, più si è grandi più si è umili  e più si è umili più si diventa grandi.

Non mi era mai capitato fino a ieri sera infatti, di vedere uno Chef della sua fama fare il giro dei tavoli per intrattenersi con gli ospiti, dando anche la disponibilità per una foto, chiedere cosa era piaciuto di più, non per trovare una compiacente conferma alle sue creazioni ma sinceramente interessato a  verificare, nell’eventualità,  un margine di miglioramento che francamente per quanto mi riguarda  non esiste, non credo che si possa andare oltre i capolavori assaggiati ieri.

Veniamo al menù.  Sembra facile descrivere un menù e forse lo è se si pensa a quello che è stato servito perché alla fine gli ingredienti  utilizzati sono stati  i più semplici, quelli della nostra tradizione più classica ad eccezione di piccole contaminazioni,  come può essere stato l’utilizzo della patata,  un dono che la terra,   la storia e le scoperte dell’uomo ci ha regalato, consentendo la creazione di un piatto assolutamente straordinario quale  il “Fondente di Patata con Mazzancolle, Tartufo nero e Nocciole”.

Come si può descrivere una “Tagliatella di Seppia con pesto di alga Nori se la  tagliatella era rappresentata  proprio dalla seppia, sfilata e tagliata a lunghe liste, come posso far capire a chi legge che il “Rombo arrosto con Melanzana alla griglia”,  della melanzana conservava l’aroma della salsa ma  la sua forma si era persa nei colori assolutamente straordinari di un piatto che sarebbe stato da  incorniciare e che invece io, però con gran rispetto, ho mangiato.

Ma l’apoteosi, a giudizio di chi scrive, si è  raggiunta con i “Cappelletti di zia Elena, Limone candito ed Anice Verde”.

Innanzitutto  un  ringraziamento alla straordinaria zia dello chef,  Elena per aver insegnato così bene l’arte al nipote.

Il condimento di questa pietanza , un’ assoluta semplicità, limone e Anice Verde di Castignano. L’ingrediente,  della nostra tradizione marchigiana e picena, ospite d’onore della serata.

Qui vale la pena aprire un piccolo inciso perché sono stata toccata da un altro privilegio, quello di sedere al tavolo con i produttori castignanesi dell’Anice. Persone squisite come la cena e così entusiaste del  loro prodotto che, sebbene già mi piacesse da oggi non lo farò mancare mai nella mia cucina e che mi sento di invitare all’uso, avendo “casualmente” origliato un discorso che riguardava certe proprietà afrodisiache per la donna  e di potenziamento per l’uomo di cui di questa pianta, a parer loro sarebbe dispensatrice.

Quanti usi infatti per questo ingrediente  che già sposa bene in pasticceria ma che si spera possa trovare spazio anche nella cucina oltre che nell’erboristeria.

Uliassi  lo ha dimostrato ieri sera, unendo in un matrimonio felicissimo il burro all’Anice Verde di Castignano  in una sorta di aromatizzazione che, aggiunto alla scorza di limone, senza sovraccaricare o prevaricare gli altri profumi ha fatto però la sua bella figura regalando al cappelletto un color oro assolutamente straordinario, facendo  gioire prima gli occhi poi il palato.

Sarà stata la magica atmosfera di una calda serata estiva  illuminata anche dalle molte candele,  sarà la mia indole romantica  che si sta facendo sempre più prepotente con l’avanzare dell’età,  sono sempre mio malgrado in controtendenza rispetto al consueto, ma il cappelletto a me,  ha fatto gioire pure il cuore perché l’ho trovato straordinariamente romantico.

 La poesia in cucina quella di Uliassi che ha avuto un accompagnamento enologico di altra grandissima eccellenza marchgiana,  quella  delle Cantine Santa Barbara di Ostra Vetere  (AN) che hanno proposto un   “ Stefano Antonucci “ Spumante Rosè Brut metodo classico per aprire la cena, per continuare poi con un        “ Animale Celeste” Sauvignon blanc  fino a chiudere col Moscatell, non prima però di aver regalato anche più di un giro di “Stefano Antonucci” Verdicchio Castelli di Jesi DOC Classico , tutti straordinari.

Una serata all’insegna dell’eccellenza in cucina ma anche nell’arte e nella musica, ad esporre alcune delle sue opere lo scultore anconetano ma trapiantato a Roma per lavoro, Rocco Dubbini  un giovane artista Marchigiano già con grandi riconoscimenti nel suo curriculum. Le sue opere parlano di un concettualismo stravolto, sul filo dell’assurdo che  trattano  il tema della mutazione, la scoperta della propria identità e la alienante perdita di essa.

La musica e lo swing di Giammarco Fraska e la sua FLY BAND  hanno fatto da colonna sonora alla serata con  note assolutamente accarezzanti .

Tra gli ospiti Il Sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, il Presidente della Provincia  Piero Celani e il Governatore della Regione marche Gian Mario Spacca, nonché, Enrico Vaime che  accompagnato da un Mimmo Minuto che davvero, una ne pensa e cento ne fa, pare aver gradito molto l’invito, al pari di me.

 

24/07/2013





        
  



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