526 episodi di violenza ad operatori di polizia
| FORLI- Analizzato allosservatorio Sbirripikkiati dellAsaps il fenomeno nel primo semestre 2006
Da molto tempo l’Asaps tiene sotto stretta osservazione il fenomeno semisconosciuto della violenza nei confronti di operatori ed operatrici di polizia.
Dal gennaio a fine giugno di quest’anno, sono stati censiti 526 episodi, permettendo un’analisi molto approfondita e, purtroppo, sottovalutata, di un aspetto della vita di chi indossa una divisa che pochi conoscono.
Gli eventi vengono classificati in relazione alla forza di polizia oggetto di aggressione: la Polizia di Stato (244 aggressioni 46,4%), i Carabinieri (223 aggressioni 41,1%), Polizia Locale (66 episodi violenti 12,5%) ed “Altro”, intendendo con quest’ultima voce le divise che in generale non effettuano controllo del territorio, i Pubblici Ufficiali o gli Incaricati di Pubblico servizio, comprendendo anche guardie private o sanitari (38 eventi).
È stato monitorata inoltre la correlazione all’uso di alcol e di armi proprie o improprie, facendo rilevare che il 51,5% della violenza è alcol-correlata: in pratica un episodio su due (271 aggressioni su 526).
126 aggressioni (24%) sono state invece portate a termine mediante l’uso di un’arma propria o impropria, considerando tale ogni mezzo in grado di amplificare la forza fisica o che consenta a chi ne fa uso di sovrastare la fisicità dell’antagonista, in questo caso l’agente di polizia.
La maggior parte di queste aggressioni è stata registrata nel nord Italia, con 270 eventi (51,3%), seguito dal Sud e isole maggiori con 143 episodi (27,2%). Più tranquillo il centro Italia, nel quale “solo” 113 azioni sono state documentate (21,5%).
Semplici infortuni sul lavoro? Aspetti collaterali di una professione come le altre? Secondo l’Asaps gli episodi osservati (certamente solo una parte di quelli complessivi) sono soltanto la punta di un iceberg, ma nel sommerso vivono migliaia di operatori di polizia che devono fare i conti con le paure comuni di ogni uomo o donna, “pikkiati” selvaggiamente per un divieto di sosta, per un verbale causato da velocità o abuso di alcol, per la paura di perdere punti della patente o solo per antipatia, e che una volta curate le ferite fisiche devono fare i conti con le cicatrici interiori e con la paura di essere lasciati soli da chi difendono ogni giorno.
Dal gennaio a fine giugno di quest’anno, sono stati censiti 526 episodi, permettendo un’analisi molto approfondita e, purtroppo, sottovalutata, di un aspetto della vita di chi indossa una divisa che pochi conoscono.
Gli eventi vengono classificati in relazione alla forza di polizia oggetto di aggressione: la Polizia di Stato (244 aggressioni 46,4%), i Carabinieri (223 aggressioni 41,1%), Polizia Locale (66 episodi violenti 12,5%) ed “Altro”, intendendo con quest’ultima voce le divise che in generale non effettuano controllo del territorio, i Pubblici Ufficiali o gli Incaricati di Pubblico servizio, comprendendo anche guardie private o sanitari (38 eventi).
È stato monitorata inoltre la correlazione all’uso di alcol e di armi proprie o improprie, facendo rilevare che il 51,5% della violenza è alcol-correlata: in pratica un episodio su due (271 aggressioni su 526).
126 aggressioni (24%) sono state invece portate a termine mediante l’uso di un’arma propria o impropria, considerando tale ogni mezzo in grado di amplificare la forza fisica o che consenta a chi ne fa uso di sovrastare la fisicità dell’antagonista, in questo caso l’agente di polizia.
La maggior parte di queste aggressioni è stata registrata nel nord Italia, con 270 eventi (51,3%), seguito dal Sud e isole maggiori con 143 episodi (27,2%). Più tranquillo il centro Italia, nel quale “solo” 113 azioni sono state documentate (21,5%).
Semplici infortuni sul lavoro? Aspetti collaterali di una professione come le altre? Secondo l’Asaps gli episodi osservati (certamente solo una parte di quelli complessivi) sono soltanto la punta di un iceberg, ma nel sommerso vivono migliaia di operatori di polizia che devono fare i conti con le paure comuni di ogni uomo o donna, “pikkiati” selvaggiamente per un divieto di sosta, per un verbale causato da velocità o abuso di alcol, per la paura di perdere punti della patente o solo per antipatia, e che una volta curate le ferite fisiche devono fare i conti con le cicatrici interiori e con la paura di essere lasciati soli da chi difendono ogni giorno.
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24/07/2006
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