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"Bambini che si perdono nel bosco"

San Benedetto del Tronto | Imitano gli adulti peggiori, quelli che i media propongono sulle prime pagine delle riviste o in demenziali talk show televisivi, quelli che mercificano il corpo, pongono il denaro, il successo e la bellezza sul gradino più alto, senza riferimenti morali.

di Maria Teresa Rosini

Marida Lombardo Pijola, giornalista inviata speciale del "Messaggero", ha presentato sabato sera, allo stabilimento "da Luigi", il suo libro: "ho dodici anni faccio la cubista mi chiamano principessa" nell'ambito degli incontri "Scrittori sotto le stelle". Il libro è il risultato di un inchiesta che l'autrice ha condotto per due anni nel mondo dei preadolescenti nelle discoteche pomeridiane.

Nel libro si descrive, senza commenti e senza giudizi, la sconvolgente realtà di preadolescenti (dagli 11 ai 14 anni) che vivono, come in un mondo parallelo, vite da adulti: è la realtà delle discoteche pomeridiane alle quali mamme fiduciose e ignare accompagnano figli e figlie come li si accompagnerebbe a un oratorio, ad un cinema, senza assistere alla loro trasformazione in cubiste che ballano seminude, ammiccanti e disinibite, disponibili anche ad incontri sessuali a pagamento nei camerini, o in prepotenti pr che misurano il loro potere e il loro ruolo dal numero di biglietti d'ingresso venduti.

Imitano gli adulti peggiori, quelli che i media propongono sulle prime pagine delle riviste o in demenziali talk show televisivi, quelli che mercificano il corpo, pongono il denaro, il successo e la bellezza sul gradino più alto, non sembrano avere riferimenti morali né culturali se non la effimera moda del momento: quelli per i quali la vita stessa e le persone sono soltanto oggetto di potere e risultato di rapporti di forza. Rielaborano questi modelli come sanno, mescolandoli con il loro recente vissuto di bambini, tra Barbie e videogiochi.

Il corpo e il sesso sono le modalità prevalenti attraverso le quali questi ragazzini conoscono il mondo, unico bene in cui si identificano e di cui fanno un mercato che appare, ai nostri occhi di adulti, insopportabile.

Il denaro è lo scopo finale di ogni transazione insieme al potere, potere che deriva dall'essere desiderati sessualmente, ma che si esaurisce nell'atto stesso del darsi, potere perchè inseriti in una rete in cui essere "qualcuno" che conta prima di divenirne ingranaggio senza valore, potere di prevaricare e imporre regole spietate, senza ostacoli, senza freni fino a perdere completamente, irreparabilmente il senso di un' esistenza che senza relazioni autentiche con gli altri finisce per autodistruggersi.

Un pubblico assai poco vario e appassionato ascolta l'autrice: anziane insegnanti in pensione, intellettuali ben strutturati e sicuri, ragazzine lontane mille miglia da quelle di cui impietosamente si racconta, genitori rassicurati che si ripetono: "mia figlia non è così per fortuna!"

Ogni tanto dalla balaustra alle spalle dell'autrice che sta parlando, si affacciano timidamente adulti o ragazzi che trovandosi a passare di lì e captando qualche parola ne sono incuriositi, ma poi ,dopo qualche minuto, passano oltre. Penso: chissà chi saranno, chissà se hanno colto qualcosa di ciò che si sta esponendo, chissà se tra loro qualcuno avrebbe bisogno di sapere, ma intimidito o annoiato, passa oltre lo stabilimento, oltre una scomoda consapevolezza.

Per un attimo pensiamo: e la tutela dei minori e le leggi, e la scuola, i valori e la famiglia? Come può esistere tutto ciò e come possiamo noi starne qui a parlare pacatamente in una serata calda di luglio forse anche un po' annoiati e assenti?

In realtà non ci sentiamo responsabili, almeno non in prima persona,questi ragazzini "terribili" sembrano non appartenerci, non li sentiamo nostri, non siamo capaci di passione, di indignazione attiva, piuttosto di infastidita estraneità, di fredda registrazione di eventi, di infantile meraviglia.

Questi giocosi inferni sono lo specchio infantile e deformato di una parte del mondo adulto, quella più luccicante e frivola, che i più giovani assorbono, senza filtri e senza interpreti, e "si perdono nel bosco" perché non hanno una mappa, un percorso di riferimenti che famiglie e scuole dovrebbero saper fornire e spesso non sanno.

La strada della propria crescita e della propria identità si costruisce per tentativi ed errori solo se sono dati alcuni punti fermi con i quali confrontarsi per agire tra libertà e responsabilità, evitando le scorciatoie del conformismo ipocrita come della distruzione sistematica di valori e regole.

E probabilmente anche gli adulti sono spesso bloccati in queste scorciatoie, contaminati dal dubbio perpetuo su cosa è giusto, senza saper elaborare compromessi efficaci tra impulso e ragione, tra passione e rigore, tra individualismo e responsabilità sociale.

24/07/2007





        
  



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