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"Il Principio del Male" di Stefano Tura a "Incontri con l'Autore"

San Benedetto del Tronto | Nella serata di giovedì 27 luglio - presso la Palazzina Azzurra - la presentazione del thriller del noto giornalista Rai e scrittore bolognese. Un'occasione anche per ragionare brevemente sull'Inghilterra della Brexit.

di Umberto Sgattoni

L'appuntamento della rassegna "Incontri con l'Autore" di mercoledì 27 luglio - alla Palazzina Azzurra - nel segno di Stefano Tura.

Tura, giornalista Rai e corrispondente della televisione di Stato per il Regno Unito dal 2006, a San Benedetto per presentare il suo thriller "Il Principio del Male" edito da Piemme.

Un ospite - ha detto il Presidente de "I Luoghi della Scrittura" Mimmo Minuto, che già diversi anni fa, fu gradita presenza in città.

"Sì" - ha detto il noto giornalista - "ricordo bene la splendida accoglienza di allora e torno con grande piacere".

Ha conversato con l'autore, il professor Francesco Tranquilli.

"Un thriller" - ha detto il Tranquilli - "molto duro, non tanto per le cose che descrive ma per l'ambiente che rappresenta; e d'altronde, Stefano Tura, giornalista di navigata esperienza nell'ambito della cronaca nera e di scenari di guerra, non può che essere profondo conoscitore ed intenditore della qualità e della quantità di odio e violenza che possa essere in circolazione".

Anche in questo avvincente giallo, il fedele personaggio di Stefano Tura - presente sin dal suo primo romanzo - l'Ispettore Alvaro Gerace. Protagonista - in questo suo ultimo, "Il Principio del Male" - tuttavia, il detective Peter Mc Bride. Romanzo, ambientato in Inghilterra, ad Ipswich, nel Suffolk. Quanta Inghilterra dei giorni nostri, si respiri in quella nella quale l'autore racconta ed innesta la sua storia, lasciamo al lettore il piacere di scoprirlo; in un libro - comunque - che si segnala per la sua qualità, vivacità e densità di scrittura e di intrigo.

"Vivo in Inghilterra da circa 10 anni" - ha detto il Tura - "ed ho voluto raccontare una storia di immigrazione del Terzo Millennio, come ne vedo tante; considerando che solo a Londra ci sono 300 mila italiani e 600 mila in tutto il Regno Unito".

Romanzo, caratterizzato da un credibile e verosimile contesto/ambientazione nel quale si innesta un impianto narrativo solido e coinvolgente.

Un romanzo, nel quale - appunto - le indagini del detective Peter Mc Bride, si intrecciano con quelle dell'Ispettore Gerace.

Un thriller che - stando alla recensione di Panorama, a firma di Andrea Bressa - non ha assolutamente punti deboli; ed anzi, spicca per la sua qualità complessiva ed i suoi pregi notevolissimi e fuori discussione.

"Un thriller riuscito, capace di tenere il lettore incollato alle pagine [...]" afferma il Bressa; che annota pure come il Tura "narratore di mestiere" sia riuscito "senza preamboli e nemmeno superflui esercizi stilistici, asciutto, dritto al mistero e al dolore" a sviluppare "linee narrative e meccanismi investigativi in grado di aprire anche spunti di riflessione, talvolta legati alla nostra attualità, tracciando abilmente trama e spessore dei personaggi senza mai perdere ritmo ed efficacia nel racconto", senza trascurare amore e passione "elementi non per forza necessari al genere, ma utili a dare un ulteriore tocco di verosimiglianza alla storia".

Uno Stefano Tura, "narratore di mestiere", che esordisce - giornalisticamente parlando - occupandosi di cronaca nera (es. vicenda della Banda della Uno Bianca; Sequestro Soffiantini; vicende dei serial killer Stevanin e Bilancia) e si è distinto (pur essendo poi diventato inviato nelle zone di guerra più calde e delicate, ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Sudan) nel tempo, quale scrittore di thriller, di assoluto talento e rilievo.

Non ci addentriamo volutamente, negli sviluppi di un thriller - che come tale - è terreno di pertinenza, della curiosità, dell'indagine e della lettura, del lettore.

Tuttavia, le vicende sono quelle di due poliziotti - l'inglese Mc Bride e l'italiano Gerace - che si incrociano in un romanzo che tiene incollati fino all'ultima pagina e si intersecano in un tessuto fitto di motivi che non possono non richiamare alla spiccata sensibilità dell'autore/giornalista, non soltanto per temi di scottante attualità (es. ondate o situazioni di intolleranza e xenofobia, politici e politiche di impronta populista) ma anche per la notevolissima capacità di indagine nell'approfondimento psicologico e nel sapiente dosaggio del ritmo e della suspense.

In conclusione, nel ricordare la qualità ed il valore di Stefano Tura, non solo come giornalista ma anche come scrittore, Mimmo Minuto ha ricordato come il libro abbia ricevuto il vivo apprezzamento di un maestro assoluto del genere, lo scrittore americano Jeffery Deaver (autore de "Il Collezionista di Ossa", giusto per citarne uno) con il quale, il Tura, ha un rapporto di reciproca stima ed amicizia.

Un Deaver - ha ricordato il Minuto - che, diversi anni fa, fu proprio ospite a San Benedetto e si intrattenne a lungo al Porto ed al Mercato Ittico; poi, di questa esperienza ed ambientazione riversò pagine e pagine di atmosfera e bella letteratura, in un suo romanzo.

E ciò a maggior ragione e sostegno, riteniamo, del fatto che - nei romanzi di Deaver non meno che in quelli di Tura ed in quelli di ogni grande scrittore - la letteratura vera (e di qualità) e la vita (come ebbe a dire il critico letterario Filippo La Porta nel corso di un appuntamento di Piceno d'Autore 2016 di qualche giorno fa) vivano di incontri, riscontri e risultanze che si intrecciano (e trovano ragione d'essere) in un tessuto di reciproca comprensione ed intersezione.

La Città ed I Luoghi della Scrittura (associazione che organizza la storica rassegna culturale "Incontri con l'Autore", giunta alla sua XXXV edizione), possono di certo ritenersi soddisfatti nell'aver avuto ospite, ancora una volta, non soltanto un giornalista di alto profilo qual è il Tura, ma anche uno scrittore che - nel suo genere - si è distinto e si sta distinguendo per opere di sicuro interesse ed ottimo riscontro di pubblico.

28/07/2016





        
  



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