Quando la politica non ascolta la gente
Ascoli Piceno | Tre sindaci del territorio scrivono una nota stampa per ribadire la loro posizione di netta contrarietà alla divisione della Provincia di Ascoli Piceno: "Iniqua, unilaterale, anacronistica e profondamente ingiusta".
Lo stemma della Provincia di Ascoli Piceno
Da Pasquale Allevi Sindaco di Folignano Giuseppe Mariani Sindaco di Roccafluvione ed Armando Falcioni Sindaco di Maltignano riceviamo e pubblichiamo quanto segue:
In questi giorni sta continuando la raccolta di firme promossa dai sindaci di Folignano, Roccafluvione e Maltignano, grazie anche alla determinante collaborazione di diverse associazioni del territorio. L’obiettivo, ben noto, è quello di inviarle ai più alti esponenti del governo da settembre, prima dell’approvazione della legge finanziaria, chiedendo che venga rivista una legge iniqua, unilaterale, anacronistica e profondamente ingiusta che, istituendo la nuova provincia di Fermo,ha di fatto mortificato la nuova provincia di Ascoli Piceno, arrecandogli danni materiali e morali di inenarrabile portata.
Nel frattempo, leggendo la stampa locale, si manifesta, con toni ricchi di enfasi, un presunto accordo da parte della maggioranza che governa la nostra provincia, ancora unita,riguardante la divisione del patrimonio. Nulla a riguardo sull’aspetto non meno secondario, anzi dal punto di vista sociale assolutamente primario, sui criteri che caratterizzeranno la divisione del personale, i cui contraccolpi, per chi subirà il trasferimento e per il territorio che patirà questo esodo,saranno quanto meno devastanti. Noi sindaci firmatari ribadiamo con forza che se divisione sarà fino in ultimo ci batteremo perché questo non avvenga,anche alla luce della chiari programmi del governo attuale, delle dichiarazioni pubbliche del presidente del consiglio e dei ministri Brunetta e Tremonti ed anche di vari esponenti della opposizione.
Inoltre, qualora i rappresentanti politici nazionali,con scarsa coerenza, vogliano rimanere allo status quo ante, i sottoscritti ribadiscono che la nuova provincia di Ascoli Piceno non debba pagare alcun onere per una divisione subita, creata su presupposti ed atti formali degli anni ‘80 e lontana dalla volontà popolare, questa clamorosamente esclusa da qualsivoglia decisione.
Invitano quindi gli amministratori in causa ad una profonda pausa di riflessione, visto che in genere atti di siffatta portata non si delibererebbero in periodo di ferie, e a quelli che sono rimasti clamorosamente in silenzio, di confortarci con una propria opinione. Sarebbe meglio,poi, per ragioni di opportunità che candidati in pectore alle presidenze della province non utilizzino il, cosiddetto, famigerato commissario ( ma quale sarebbe la differenza ?) come spauracchio di fronte ad un accordo di divisione, che rappresenta una mortificazione verso la città di Ascoli Piceno ed il suo circondario per l’intestazione di immobili appartenenti culturalmente e storicamente a questo territorio.
Speriamo ancora del contrario, che tutto il territorio dia un esempio di maturità di fronte ad una situazione economica locale e nazionale dai toni nefasti. Ma se verrà inopinatamente deliberato ciò che temiamo, certo non sarà qualche milione di euro in più o in meno, a dieci dipendenti trasferiti a Fermo o rimasti ad Ascoli a modificare una situazione che, per la portata delle spese e per il danno arrecato ai cittadini, rappresenterà una pagina nerissima per il piceno ed una brutta figura di fronte all’Italia intera che chiede, ora più che mai, disperatamente, un sensato utilizzo di risorse pubbliche.
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28/07/2008
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