E' Gaspari il fautore dello scivolamento in basso di San Benedetto
San Benedetto del Tronto | Nella sua intervista di ferragosto il sindaco Gaspari ammette serenamente il fallimento della sua gestione. Occorre dare immediatamente segnali di cambiamento, di inversione di rotta ed evitare altri due anni di strazio e di annunci inconcludenti.
di Nazzareno Torquati

Il sindaco Giovanni Gaspari
Nella sua intervista di ferragosto al Messaggero il sindaco Gaspari ammette serenamente il fallimento della sua gestione. Dichiara di aver speso i primi due anni “a verificare le necessità vere del territorio”, il che sta a significare che quest’uomo e la sua coalizione si sono presentati alle elezioni non conoscendo le problematiche cittadine e quindi con un programma di governo fasullo.
Questo detto da uno che sta in politica da che aveva i pantaloncini corti la dice lunga su quale livellamento in basso ha toccato la classe politica cittadina con il paradossale innalzamento del livello di presunzione e arroganza. Il sindaco si lamenta di questo e non si rende conto che è stato proprio lui il fautore di questo scivolamento in basso della città, dapprima con la formazione di una giunta di scarso livello politico-amministrativo e poi con innumerevoli episodi di incertezza e di approssimazione decisionale e gestionale, ultimi in ordine di tempo il disastro della Sambenedettese Calcio, dove si è determinato un livello di incompetenza e immodestia abissale e l‘ annuncio del porto canale sull’Albula.
Confonde le ordinarie opere di manutenzione, quali la messa in sicurezza del Paese Alto e di quello che viene definito make-up cittadino, come il restyling di via O. Pasqualetti con le priorità della città che oggi sono il lavoro, la lotta all’enorme evasione fiscale e riciclaggio del denaro sporco, alla diffusione delle droghe e dell’alcool, ai disabili, alla sicurezza e viabilità stradale, alla fuga dei giovani.
Una nuova visione socio-economica della città, un grande piano strategico a valenza decennale con importanti interventi innovativi nei settori tradizionali come la pesca, il turismo, l’agricoltura e l’artigianato tipico di qualità e nei settori emergenti legati all’ ambiente, alla sostenibilità delle risorse naturali. Una nuova visione che non può essere racchiusa in un territorio coatto come il nostro ma esteso alle cittadine limitrofe in un contesto di unità di intenti e di integrazione progettuale ed operativo, culturale, urbanistico, produttivo.
Innalzare il livello si può ed esistono nella città e nel territorio le intelligenze e le potenzialità umane, professionali e trasversalmente politiche per farlo. Ma bisogna fare in fretta e dare immediatamente segnali di cambiamento, di inversione di rotta ed evitare altri due anni di strazio e di annunci inconcludenti.
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17/08/2009
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