Omaggio a Pericle Fazzini nel centenario della sua nascita
San Benedetto del Tronto | In occasione della manifestazione L’Antico e le Palme che si svolgerà a San Benedetto del Tronto dal 23 al 26 agosto 2013 sarà presentato un omaggio a Pericle Fazzini.
Ritratto di Giuseppe Ungaretti
Pericle Fazzini: la Resurrezione della scultura di Davide Rondoni
E' morto risorgendo, ovvero donandoci la splendida figura di una resurrezione che ci è entrata negli occhi. Questo destino strano dove morte dell'artista e resurrezione espressa dall'opera si toccano è lo stigma e per così dire il precipizio su cui troviamo la figura di Pericle Fazzini.
Qualcosa di impetuoso e di pacato si presenta nell'opera del grande scultore. Di Michelangelo - come accade per ogni scultore dopo di lui - anche Pericle Fazzini condivide l'inevitabile disastro del trarre forme animate dall'inanimato, e l'incompiutezza di ogni vero scolpimento e toglimento di materia per dare qualcosa che matera non sia soltanto. E d'altri lavoratori e artisti condivise lo strano destino d'esser ammalato e minato dalle esalazioni del processo di lavorazione a cui si dedicò con bruciature e polistirolo per sagomare proprio quel suo più famoso e turbato capolavoro, la notissima Resurrezione posta ora in Aula Nervi. La sua opera è di certo tra quelle d'arte contemporanea la più vista al mondo. La grande Resurrezione alle spalle del pontefice e voluta - dopo dieci anni di discussioni - da Paolo VI e non solo vista da milioni di pellegrini che là si recano per ascoltare le udienze, ma è stata anche replicata infinite volte da immagini televisive e foto. Una sorta di Cappella Sistina, una di quelle opere che marcano in modo indelebile lo sguardo di chi si reca nei luoghi vaticani, sede di arti universale.
Dieci anni passarono dalla commissione del ‘65 alla realizzazione del bozzetto e altri due alla posa della grande opera: "Mi sono buttato nella Resurrezione con una forza che non dipendeva più da me (...). Una grande preghiera conscia e inconscia". Anche così, con le parole e non solo con la forma data all'impossibile da immaginare, Fazzini coglieva il punto in cui l'arte contemporanea come l'antica sfuggono a qualsiasi faticosa e inutile distinzione in "sacra" e non. Lui che ebbe il destino di toccare l'incrocio supremo, espresse lo scandalo e il sempre vivo generarsi del gesto degli artisti tra limite e infinito.
I luoghi delle opere
Museo Pericle Fazzini - Torrione della Battaglia di Grottammare (AP)
orario agosto: 21.30 - 23.30 martedì chiuso Tel. 0735.739240
Museo Pericle Fazzini - Palazzo del Perdono di Assisi (PG)
Piazza Garibaldi, 1 - orario 10-13; 16-19 Tel. 075.8044586
Lungomare di Grottammare (AP) - scultura in bronzo Ragazzo con Gabbiani
Piazza Pericle Fazzini di Grottammare (AP) - scultura in bronzo Metamorfosi
Resurrezione risorta
di Roberto I. Zanini
Concluso il restauro conservativo che restituisce i colori originari all'immensa scultura di Pericle Fazzini qualcuno sostiene che lui sia stato capace di dare immagine e materia all'ansia evangelizzatrice di Paolo VI. E che Papa Montini avesse una particolare predilezione artistica per lui lo si comprende dall'insistenza con la quale lo cercò per affidargli la realizzazione dell'opera che avrebbe dovuto decorare la grande Aula delle udienze che lo stesso pontefice aveva affidato nel 1964 a Pier Luigi Nervi. Prima lo cerca nel 1965 chiedendogli un bozzetto senza un tema specifico; poi nel 1972, dopo l'inaugurazione dell'Aula, assegnando il tema della Resurrezione. E poco conta che in quei sette anni si sia pensato anche a Marc Chagall, con l'idea di fargli realizzare una grande vetrata decorata. Il connubio fra Paolo VI e Fazzini è tutto centrato sulla necessità di portare Cristo al mondo, sull'urgenza di evangelizzare una modernità che, soprattutto nelle sue forme artistiche, si era troppo distanziata dalla verità e dalla luce della fede. «La fede è il movente della speranza e la speranza è Dio e quando ho lavorato a La Resurrezione Dio era dentro di me», ebbe a dire lo scultore qualche tempo prima di morire nel 1987. Una storia affascinante, quella dell'immensa scultura bronzea che domina quella che oggi viene giustamente chiamata «Aula Paolo VI».
La Resurrezione di Fazzini se non è la scultura universalmente più conosciuta è certamente la più vista, avendo fatto da sfondo a decenni di riprese televisive in mondovisione delle grandi udienze del Papa e di avvenimenti culturali di livello internazionale. Ed è probabilmente una delle più imponenti opere artistiche in bronzo mai realizzate, con i suoi 400 quintali di metallo, 18 metri di lunghezza, sette di altezza e quattro di profondità. Richiese cinque anni di lavoro intenso, fra il 1972 e il 1977, che sottoposero lo scultore a un grande stress, fisico e spirituale. Nell'agosto 1975 Fazzini viene colpito da una trombosi che richiede un lungo periodo di riabilitazione, durante il quale però non cessa di seguire la sua creatura. «La terra tremò, sta scritto nel Vangelo, quando Cristo morì - scrive lo stesso Fazzini - ma io ho immaginato la Resurrezione dall'uliveto, successiva a una catastrofe: Cristo vola via spinto dal vento, si libera dal velo mortuario... Cristo risorto dalle rovine... che non vuole considerare il suo abbraccio col Padre come un addio agli uomini».
Fazzini, parlando di questa scultura, disse: «È stata una grande preghiera », in essa «ho dato tutto me stesso, a volte lavorando come in trance... come se qualcosa sopra di me guidasse la mia mano e il mio cervello perché potessi raggiungere il cielo».
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21/08/2013
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