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Grande successo al Circolo Nautico per “La nota imperfetta” di Annalisa Frontalini

San Benedetto del Tronto | Grande successo e affluenza di pubblico per “La nota imperfetta”, il secondo libro di poesie di Annalisa Frontalini, presentato al Circolo Nautico sabato 24 agosto nell’ambito della rassegna “Incontri con l’autore”.

di Elvira Apone

ph. Paolo Soriani

Sabato 24 agosto, al Circolo Nautico di San Benedetto del Tronto, nell’ambito della XXXVIII edizione della rassegna “Incontri con l’autore”, organizzata dall'associazione culturale "I Luoghi della scrittura" e dalla libreria La Bibliofila con il patrocinio e il contributo dell'Amministrazione Comunale e della Regione Marche, Annalisa Frontalini ha presentato con successo il suo secondo libro di poesie e foto d’autore dal titolo “La nota imperfetta” (Infinito edizioni). Ha introdotto e presentato l’incontro l’attore e regista Gianluca Marinangeli, muovendo magistralmente i fili di una serata interessante e ricca di spunti e riflessioni, a partire da quelle di Annalisa, sollecitata da me e dal professore Giuseppe Gennari, presidente e anima del Centro Léo Ferré, che abbiamo dialogato con lei, fino a quelli di un pubblico folto e partecipe, giunto da diverse parti della regione e da fuori regione, che ha interagito con lei, contribuendo a creare una vivace e calda atmosfera di scambio e di interrelazione. Tra il pubblico, erano presenti anche il consigliere comunale Gianni Balloni e il consigliere regionale Fabio Urbinati, che hanno entrambi speso parole di elogio nei confronti di Annalisa Frontalini e del suo enorme contributo alla promozione dell’arte e della cultura nel nostro territorio, anche grazie alla raffinata rassegna letteraria e musicale In Art, di cui è ideatrice e direttore artistico. Belle e profonde anche le parole del professore Giuseppe Gennari, che ha sottolineato come i versi di Annalisa non si consumino, ma come, con il tempo, acquistino valore e spessore; versi in cui i sentimenti non vengono mai espressi con parole sdolcinate ed eclatanti, come spesso accade nella poesia femminile, ma con il linguaggio della quotidianità che va dritto al cuore, con la sincerità e la purezza di chi sa parlare d’amore senza scadere nella banalità; versi scritti da una donna forte e coraggiosa, “talmente forte da potersi permettere di essere fragile”.

 

 “La nota imperfetta”:

“Che bellezza questa melodia/che sempre seduce perfetta com’è,/ un amalgama di echi di note imperfette”.  È il tema dell’imperfezione, declinato in tutte le sue possibili forme, alla base delle liriche che compongono “La nota imperfetta”, la seconda silloge poetica di Annalisa Frontalini, arricchita dalle splendide e poetiche foto di Paolo Soriani, fotografo d’arte tra i più illustri del panorama nazionale, e impreziosita dall’intensa prefazione di Davide Rondoni, uno dei più grandi esponenti della poesia contemporanea, e dall’interessante postfazione del prestigioso giornalista e critico cinematografico Giovanni Bogani. L’imperfezione che, condizione ineluttabile della vita umana, è un’imprescindibile componente della perfezione, che non esiste se non come somma di tante imperfezioni. E persino la parola, che esplode spesso in maniera istintiva e irrazionale, che è musica, “nota”, appunto, talvolta stonata e stridente, che fuoriesce in tutto l’impeto dell’imperfezione e scorre fluida, pur macchiandosi dell’inadeguatezza di un linguaggio troppo imperfetto per riuscire a esprimere a pieno i moti del cuore, diviene portatrice sana di una splendida imperfezione dell’anima, che detta alla voce, paradossalmente, le parole giuste.

E nell’unico modo in cui Annalisa Frontalini sa esprimersi, senza forzature o sbavature, senza gridare o esclamare, ma sempre e soltanto sussurrando o mormorando parole che si fanno portavoce di quel sentimento della vita e sulla vita che le anima, le sue emozioni straripano, rompendo gli argini della razionalità: “Il tempo di un fiammifero acceso/ e di noi solo un’idea. E allora, perché?/Vale più un bacio di mille ragioni”;“Accoglimi così/sconquassata/squinternata/infiammata/falsamente assennata”. Ma solo passando attraverso la paura (“Teniamocela stretta la paura”; “cercami nel vicolo delle paure”), il disagio (“teniamoci stretto il disagio”; “ti regalo il mio disagio il buio/il mio sonno” ), lo stupore (“il viso stinto/d’improvviso si colora/il senso di stupore/mi ha salvata”), il vuoto lasciato da un’assenza (“Quando l’assenza muta in mancanza/il tormento del vuoto lascia il posto/allo strazio del nulla”), il dolore (“La pelle duole/dolgono le vene”), ma anche attraverso la felicità (“un’illogica felicità si insinua/nel reticolo angusto delle mie paure”) e l’amore che è perdono, tenerezza, cura, bellezza (“Demandare il pensiero/a parole semplici/perdono – tenerezza – cura - bellezza/e l’Amore prende forma per incanto”) e che, irrompendo inatteso, si realizza nella semplicità di gesti e parole (“L’amore è semplice/me lo devo ricordare/quando si affaccia entra/si accomoda e lì rimane”), si può approdare alla conoscenza e raggiungere la piena consapevolezza della propria imperfezione. Solo attraverso la morte spirituale si può risorgere a nuova vita: “Devo risorgere. /E per risorgere/devo prima morire”; soltanto vivendo a pieno l’Oggi, l’unico tempo possibile, si può sconfiggere l’eternità della morte: “Voglio scorticare la vita/ e sussurrare alla morte/in un solo tempo, /quello di Oggi”.

E così ogni desiderio, ogni ricordo, ogni sensazione prende corpo attraverso un flusso di pensieri che sembrano anch’essi seguire l’inattesa logica dell’imperfezione e che si cristallizzano in un linguaggio spesso scomposto, fluido, irruento, incostante, privo di orpelli e di ornamenti, seppure ricco di quegli artifizi che lo rendono “poetico”, ma, proprio per questo, estremamente concreto, denso, vivido, reale, immediato, assai vicino a quella perfezione che deriva da tante imperfezioni. È alla ricerca di un equilibrio Annalisa, anche se, in realtà, si tratta di un equilibrio apparente, di un punto immaginario in cui la ragione incontra la follia in cerca di una perfezione che non esiste perché “per sempre non esiste”. Mi vengono in mente i meravigliosi versi del poeta turco Nazim Hikmet quando dice: “Il più bello dei mari/è quello che non navigammo./Il più bello dei nostri figli/non è ancora cresciuto./I più belli dei nostri giorni/non li abbiamo ancora vissuti./E quello/che vorrei dirti di più bello/non te l’ho ancora detto.”, in cui il desiderio inappagato e l’attesa di una felicità totale si concretizzano nella ricerca di una bellezza assoluta, che risiede nell’imperfetta perfezione della semplicità delle cose del vivere quotidiano, proprio come nelle liriche di Annalisa ogni semplice particolare acquista una valenza universale.

Odori, colori, suoni, sapori, movimenti appena percettibili, abbracci rubati e carezze che sfiorano la pelle quasi senza toccarla: ogni più piccolo dettaglio nella poesia di Annalisa Frontalini assume un ruolo centrale e determinante e si incastra perfettamente con gli altri, contribuendo a creare un unicum armonico e totalizzante, in cui tutti i sensi, chiamati in causa, si risvegliano, e in cui ognuno di noi può ritrovare se stesso o una parte di sé.

C’è tensione nei versi di Annalisa, una tensione che è, però, sorgente di vita, di amore, di passione, di accettazione dell’altro, di realizzazione di sé; una tensione verso una perfezione che non potrà mai realizzarsi se non attraverso una serie di esperienze imperfette e manchevoli, ma che, talvolta, riesce a darci la meravigliosa illusione che esista, come un dono a lungo atteso, come una gioia per tanto tempo anelata: “C’è luce/tra le pieghe di queste lenzuola gualcite/ ci sono io che amo la poesia/ e ci sei tu che sei il verso esatto sperato/dell’Opera perfetta”.

  

27/08/2019





        
  



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