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In Italia pene troppo leggere o troppo incerte?

| Riflessione sui motivi essenziali per cui le carceri sono troppo piene e sembrano anche troppo vuoti

di Ettore Picardi

Cosa di questi giorni, la criminalità. Come di ieri e l'altro ieri, certamente domani. La necessità di ridurne i danni porta la società ad uno sforzo immane, la Giustizia. Che poi non può essere più di giustizia. Un tentativo in partenza fallito che gli uomini sono costretti a fare per dare alla propria vita un giudice, premi e castighi. Ovviamente il tentativo parte fallito perchè l'uomo non sa ricostruire nemmeno il passato oltre che il futuro. Quindi chi giudica non sa bene quali erano i fatti.

Così anche risultano imperfette le regole a cui il giudice deve riferirsi: spesso severe, spesso blande, spesso imprecise e sempre discusse ed in continua ristrutturazione.
Il giudice è poi un uomo, testardo, pavido, coraggioso, vile, saggio, giovane, vecchio: soprattutto un uomo davanti ad altri. Per questi ed infiniti altri motivi la giustizia degli uomini ha la minuscola ed è già troppo. Però la nostra stessa imperfezione non ci consente di farne a meno. Sapere che esistono apparati che tentano di capire  e ben giudicare è la condizione necessaria per non abbandonare il mondo alla non-legge della giungla. Consentire la sopravvivenza, quindi, ai più.

Nel momento stesso in cui si organizza e di conseguenza inizia a sbagliare, la giustizia comunque c'è ed aiuta gli uomini. Spetta alla politica ed alla magistartura ridurre gli errori al minimo e creare un servizio valido.
In queste settimane, come quasi sempre peraltro ultimamente, la stampa si interroga sui fallimenti della giustizia italiana. In particolare, considerata la crisi delle carceri ma anche quella della lotta al crimine, sembra di vivere un paradosso. Troppi sono in carcere e troppi sono liberi. Ammesso che i primi ed i secondi siano tutti colpevoli. In pratica ci si chiede contemporaneamente come svuotare le prigioni e come riempirle.

Il paradosso non si spiega tanto con il consueto argomento che ci sono troppi reati inutili e di nessun autentico allarme sociale, mentre contemportaneamente troppi benefici lasciano sostanzialmente impuniti i delinquenti veri. Il primo argomento non è falso ma non incide, mentre il secondo è vero e da solo spiega l'apparente contraddizione.
Infatti è vero che nel nostro Paese esistono molti reatuncoli, che i giuristi definiscono bagatellari. Però essi affollano le carte dei magistrati, tengono in ansia cittadini fondamentalmente onesti e non pericolosi, ma non portano in carcere nessuno.

Il vero nodo gordiano è il secondo lato del paradosso. Troppi benefici per troppi delinquenti pericolosi. Entrano e soprattutto escono dopo reati gravi e sottovalutati (scippi, rapine, furti in casa, aggressioni, spacci di stupefacente) e possono nei lunghi intervalli commettere nuovi delitti. Sembra cioè che i criminali siano tanti mentre in realà sono in gran parte i soliti noti (non pochi, certo) che girano intorno e ritornano facilmente a colpire. Le carceri sono piene per la loro inadeguatezza strutturale e quindi disumanità, che le rende anguste e assolutamente non idonee al recupero di alcuno.

Allora al quesito che ricorre si può facilmente rispondere. Sono blande le pene o sono le pene facilmente aggirabili, quale è la causa dell'incapacità del sistema giudiziario a dare garanzia ai cittadini? In realtà la risposta comprende senza contraddizioni entrambe le alternative: le pene comminate dai giudici sono cronicamente blande, favorendo ancor più la concessione dei molteplici benefici che non si negano a nessuno, se non proprio ai supermostri da prima pagina. Quelli che i loro benefici, da mostriciattoli sconosciuti, avevano già goduto. La legge consente ed i giudici non lo impediscono.

Pensiamo, per fare un esempio illuminante,  ad una brillante operazione di polizia che colga uno scippatore sul fatto. Ecco tutti le fasi processuali che aspettano l'arrestato e gli consentono di trovare una via e soprattutto un tempo di fuga: convalida dell'arresto, misura cautelare, riesame in Tribunale distrettuale della misura, giudizio di Cassazione sulla misura, avviso di chisura delle indagini, interrogatorio di garanzia, richiesta di rinvio a giudizio, udienza preliminare, processo di primo grado, processo di appello, processo di cassazione, giudizio sulla eventuale sospensione della pena. E poi ci sono gli sconti per buona condotta, che sono la regola e non l'eccezione.

Lungo questo tortuoso percorso, necessario per condannare anche quelli colti in flagranza, scappano tutti e passano anni; il processo penale inevitabilamente perde tutte le sue funzioni, preventive, rieducative e repressive.
Certamente è difficile in tutto il mondo processare u n politico od un imputato per omicidio con sole prove indiziarie. Quello che però rovina il nostro sistema giudiziario è l'incapacità di chiudere i conti anche quando l'operazione è due più due.

Faccio queste riflessioni da persona non assetata mai di vendetta ma che detesta le punizioni esemplari, le frasi fatte ed i giudizi superficiali che condannano moralmente a morte per tutta la vita. In sostanza avverto ed odio il razzismo dei perbenisti che vorrebbero condanne a morte ai poveracci e non si rendono conto dei disastri determinati legalmente da chi maggiormente sta distruggendo il nostro ambiente e violentando le nostre società.
Tuttavia il processo penale, così com'èed anche com' è applicato, serve solo ad ingrassare la retorica di questi razzisti.

05/09/2003





        
  



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