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"La vecchietta e la sua famiglia"

San Benedetto del Tronto | Gli anziani: viaggio all’interno di un mondo vissuto, segnato dal ricordo. Lo scritto di una vecchietta abbandonata ormai sul letto del non risveglio.

di Adamo Campanelli

“Le morti di decine di anziani malati di questi giorni di afa tremenda dovrebbero richiamare fortemente ogni istituzione, Comuni e Asl, alla massima responsabilità e partecipazione forte per mettere in atto i servizi di assistenza necessari”. Sono state queste le parole del ministro della Salute Girolamo Sirchia nell’estate 2003.
 
Sirchia ha precisato che il problema riguarda soprattutto gli anziani che vivono soli nelle grandi città dove i servizi di prossimità e di assistenza domiciliare sono pressoché inesistenti. “Nessuno vigila su di loro. - ha aggiunto il ministro - Spesso di tratta di persone non autosufficienti che non si accorgono di stare male; si disidratano, hanno scompensi circolatori, insomma hanno bisogno di servizi che vigilino attivamente su di loro”.
  
La stima, effettuata con la collaborazione dei Comuni, è risultata di oltre 7.000 morti aggiuntive, primariamente riferite alla categoria dei cosiddetti anziani fragili, ossia di quelle persone di età molto avanzata che presentano una o più patologie croniche e invalidanti e che vivono sole e in condizioni socio-economiche disagiate. 
 
Sono particolarmente le persone che vivono nelle grandi città che subiscono il danno maggiore, in quanto nelle grandi città le reti amicali e familiari sono più rade e si determina la cosiddetta isola di calore che riconosce nella scarsità del verde pubblico e nell’alta concentrazione abitativa le principali cause.
 
A questo discorso che può essere attuale per il periodo estivo, va ad aggiungersi le morti che definirei “trasparenti”, ovvero di quelle persone anziane che abbandonate dentro una casa di accoglienza o in ospedale aspettano sole con i loro pensieri il momento della morte.

” Trasparenti”, perché nessuno si accorge di loro, delle loro paure, non sono ascoltati o tanto meno accuditi dalle persone care, che potrebbero dare il giusto conforto per una Vita migliore.

Una vita che ha già dato tutto quello che c’era da dare (?), che è di “peso”, e per facilità o meglio per comodità è “parcheggiata” da qualche parte e dimenticata.
 
Finisce così una vita, in trasparenza, come quella di Anna (nome di fantasia) che ha voluto dedicare i suoi ultimi giorni alla scrittura di una storiella, o meglio della sua storia, che la riporta  ad essere amata dalla sua famiglia che già molti anni prima, aveva lasciato sul letto del non risveglio.


"La vecchietta  e la sua famiglia"  

Aveva sessant’anni la vecchietta quando rimase sola soletta;
è triste assai non parla mai non si lamenta soltanto spera e al Signore fa una preghiera;
ma se ripensa che della sua famiglia era la regina una lacrima bagna il viso alla vecchina;
Signore tu che sei grande che sei buono tu che sei Dio ti prego ascolta il pianto mio.
 
Signore, la mia famiglia che ho sempre amata dimmi, perché mi ha abbandonata?
 Sono rimasta sola soletta;
Signore dai una risposta alla mesta vecchietta.
Non disperare anima mia, la tua famiglia ti è sempre vicina.
Tu non la vedi ti sta accanto e ti protegge sotto il suo manto;
la vecchietta è confusa non sa comprendere quel grande mistero ma pian pianino va al cimitero; appena giunta in quel luogo Santo, la mesta vecchietta scoppia in gran pianto poi con i nomi più belli con i nomi più rari ad uno ad uno chiama i suoi cari, nessuno risponde, qui tutto tace ma la vecchietta non si da pace, richiama a destra richiama a mancina;
 non trova risposta la mesta vecchina.
 
Soltanto un’ombra giù da lontano gli fa gran cenno con la sua mano, la vecchietta s’illude gli corre appresso giunta davanti è soltanto un cipresso, un cipresso grande dal colore verdino che con le sue foglie ha formato un cuscino;
 su quel cuscino morbido e bello dorme tranquillo un bambinello, tanti angioletti gli sono accanto gli cullano il sonno con un bel canto: svegliati bimbo apri gli occhietti ascolta il canto degli angioletti, svegliati caro dimmi chi sei come ti chiami che nome hai?
Il bimbo si sveglia fa un sorrisino poi dice allegro mi chiamo Gino, l’angelo biondo con la treccina si alza in piedi e poi s’inchina con la vocina fresca argentina dice ridendo io sono Lina, la bimba bruna un po’ paffutella è così bella che sembra una stella: e tu chi sei? Come ti chiami cara monella? Non si fa attendere la bimba bella, risponde gioiosa mi chiamo Lella;
 e tu angioletto dai riccioli d’oro dimmi perché stai sempre con loro, dimmi perché gli stai sempre vicino? Dimmi il tuo nome bel cherubino; il bimbo è timido ma assai birichino lui parla poco gli manca un dentino con la manina si copre il buchino e grida forte mi chiamo Plinio.
 
Treman le gambe alla vecchietta ma i fratellini la reggono stretta; no non cadere, non andar via resta con noi non aver fretta cara vecchietta.
 
Come d’incanto s’ode parlar; son tutti, loro che gridano in coro, siam qui con te bambina amata, siamo felici ti abbiam ritrovata, son poche parole, parole d’amore sono parole che arrivano al cuore: il babbo buono la mamma mia stringono al cuore la loro piccina : resta tesoro accanto a noi e tutti insieme lodiamo il Signore; ora siamo contenti felici, beati, la bambina amata l’abbiam ritrovata.
La fanciulletta gentile graziosa, non vuol più tornare la vecchietta rugosa, vuole restare per loro bambina ed essere per sempre la sola regina.
Ora è contenta felice, beata, la sua famiglia l’ha ritrovata.

(Il desiderio di Anna era che questa storia fosse stata riscritta a macchina)

07/08/2004





        
  



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