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Credo quia absurdum.

| La moda intramontabile degli oroscopi.

di Giovanni Desideri

"Mercurio mi predisponeva alla critica, Urano alla ricchezza di fantasia, Venere mi faceva credere nelle piccole gioie, Marte nella mia ambizione. Nella casa del mio ascendente sorgeva la Bilancia, ciò che mi rese sensibile e portato alle esagerazioni. Nettuno entrò nella decima casa, quella degli anni di mezzo, e mi ancorò fra meraviglia e illusioni. Fu Saturno che nella terza casa, in opposizione a Giove, mise in dubbio la mia origine." Così Oskar, protagonista del romanzo Il tamburo di latta di Grass.

Se non cadiamo vittime di un luogo comune, siccome mese delle vacanze, agosto è anche il mese in cui alcuni hanno ancora più tempo per oroscopi e piccole più o meno gratificanti vanità: a esempio, si scruta negli astri la sorte e nello specchio di casa l'opportunità di scendere maestosamente in spiaggia, se l'occhio interiore e quello esteriore s'accordano. Se si accordano cioè l'immagine allo specchio e le elucubrazioni intorno al dato, l'immagine riflessa desolante della propria pancetta multianello e il numero dei chili indicati dalla bilancia. Non risulta emendabile l'immagine allo specchio, mentre la voce della bilancia è materia di dibattimento in interiore homine: si produce un pertugio, ne spifferano attenuanti generiche e specifiche, vostro onore.

Nostro tema, qui, sono gli oroscopi. A voler conoscere il futuro ci spinge l'uzzolo della felicità, qualunque cosa la parola voglia dire. Il capodanno è la festa che celebra il futuro ed è forse l'archetipo tout court della festa, ad ogni latitudine. Il poeta ne parla così: "Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice" (Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere).

Ma l'astrologia non è astronomia, non è scienza. E ove le due entrino in conflitto una si tiene l'altra no. O confligge invece lo spirito ludico ed estivo di chi legge l'oroscopo con la nostra arida pretesa di tenerci il poeta e la scienza e lasciare disoccupati gli astrologi?

Talvolta si adduce, da parte degli irriducibili dell'oroscopo, che comunque la scienza non spiega tutto e che prima o poi, nel corso della sua evoluzione, essa aprirà gli occhi. Sarà quindi utile fare un breve giro in rete per rendersi conto che la veridicità/falsità dell'astrologia è questione passata in giudicato e che i vaticini degli astrologi sono previsioni da boudoir. O magari lacerti di antiche credenze, ma che non giustificano più affatto l'arricchimento dei personaggi che vi s'attardano. E non perché siamo attestati nell'Età Positiva, ma per semplice ed umile responso scientifico. Non per questo meno inflessibile.

Si vedano i dettagli, per esempio, sul sito del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale (C.i.c.a.p.), in particolare alla pagina http://www.cicap.org/articoli/at_298.htm. Ma non manca neppure, ormai, la divulgazione 'sub specie televisiva'. È parola di Margherita Hack, per esempio (vari interventi televisivi), che le stelle sono troppo lontane dalla terra per esercitare un qualunque influsso sui destini di un bambino che nasce, fatto salvo il fascino di espressioni come 'nascere sotto una buona o cattiva stella', o dei passi sopra riportati. Il presunto magnetismo delle stelle, anzi, risulta inferiore a quello di una lampadina da 20 W presente nella stanza del parto, o a quello esercitato dalla massa del corpo della madre sul figlio.

Conclusione: non c'è bisogno di gonnellino e cazzuola per invocare più laicità nel nostro Paese, né dell'abito talare per domandare di togliere agli astrologi per dare ai poveri. Né auspichiamo una riforma dei modi di dire, che sia come segue: 'nato sotto il segno dei 100 W', da applicarsi a tutti. L'astrologia sia però una pelle vecchia di cui liberarci come il serpente al cambio di stagione.

05/08/2003





        
  



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