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Progettare il futuro turistico è la risposta ai segni di crisi

| " La riflessione su "chi siamo" e "dove andiamo" è lo stesso necessaria. Per i nostri figli che si aspettano la città che abbiano ereditato dai nostri padri".

di Gino Troli

L'allarme che i dati forniti dalla Regione sulle presenze ed arrivi turistici hanno dato non va sottovalutato. Hanno fatto bene Nino Capriotti e Camillo di Monte a sottolinearlo con un'analisi molto acuta dell'arretramento turistico che la città rischia anche in seguito alle scelte fatte (trasformazione degli alberghi in residence del tutto inutili sul piano turistico) ed alle non scelte (emblematico il caso del lungomare che vive di rendita dal 1932).

Una filosofia del "lasciarsi vivere" ha caratterizzato per troppi anni il nostro modello turistico che ha beneficiato negli scorsi anni della crisi dell'altra sponda, la Dalmazia, che è tornata ad essere meta privilegiata del turismo tedesco e di quello italiano. Era del tutto prevedibile che la fase di tenuta era collegata a circostanze favorevoli, piuttosto che ad un progetto di rilancio di San Benedetto come "esotico più vicino", uno slogan fortunato che non ha visto una politica delle strutture e dei servizi coerente e convinta.

E' giunta l'ora di riflettere ma non alla "sambenedettese", in una sorta cioè di "che Dio ce la mandi buona", come se la programmazione turistica non avesse le sue regole e suoi principi di intervento ormai quasi scientifici.
A me pare che ormai i passaggi da dover fare siano molto chiari e inderogabili, perché, questo è certo, non è più tempo di "giocare al turismo".

Provo a darne un primo quadro generale riproponendomi, se la stampa vorrà di nuovo ospitarmi, di riprendere alcuni aspetti in maniera più approfondita.
Innanzi tutto va detto che una città turistica deve essere governata e la mano pubblica deve fare il suo dovere. E' sotto gli occhi di tutti una crisi irreversibile di una maggioranza tutta chiusa in se stessa che con la città costruisce poco o nulla, non discute cioè sulle cose da fare ma sui destini degli assessori, cosa che agli operatori del turismo ed ai cittadini tutti non importa assolutamente.

Secondo punto: occorre dotare la città di un presidio scientifico per l'analisi e per la soluzione dei nostri problemi turistici. La questione dell'Università e l'insediamento a  San Benedetto di Economia e Commercio con un indirizzo turistico-economico è fondamentale per dare gli strumenti scientifici per affrontare la crisi con i mezzi adeguati e le competenze universitarie necessarie.

Bisogna stringere i tempi, non c'è tempo da perdere. Nasca  un comitato per trasformare San Benedetto e Grottammare in un polo universitario pari all'importanza economica e culturale della Riviera delle Palme. Si parla di Università invece per una settimana e si abbandona l'argomento per mesi. A che punto siamo? Chi lo sa? Chi segue questo argomento centrale per il nostro futuro? Mistero.

Ancora. Occorre puntare su alcune scelte fondamentali per il rilancio turistico.

Il Lungomare. Un progetto avveniristico di riqualificazione come fu avveniristico allora quello che negli anni Trenta fece l'ingegnere Onorati. Coraggio e lungimiranza sono doti storiche dei sambenedettesi. Perché sono state perdute ?

Il Porto. Poco più che un Museo della Pesca ormai. E' ora di rimetterlo al centro della città e del turismo. Senza la pesca ed il nostro pesce, che è nell'immaginario collettivo degli italiani, non ci sono palme che tengano. Per il futuro del turismo una politica vera di rilancio della pesca è indispensabile. Altrimenti San Benedetto vale Gabicce o Alba Adriatica. Solo la pesca la fa diversa.

La politica culturale. I grandi eventi devono essere grandi eventi. Non pallide controfigure. Cosa caratterizza oggi  la nostra città rispetto alla offerta di altri centri dell'Adriatico? Solo iniziative potenzialmente importanti ma nessuna su cui si è puntato veramente. Il Festival Ferré, il premio Bizzarri, la rassegna degli Invisibili, le mostre al Palacongressi. Tutto fatto a metà con pochi soldi e con progettualità non pluriennali. Dove si va? Qual è la scelta vera? Si vuole capire che metà della spesa culturale oggi deve andare in promozione o le cose è meglio non farle, perché una mostra che stacca 100 biglietti e vende tre cataloghi  in un mese è controproducente.

La spiaggia. E' ora di chiamare a raccolta quegli operatori del turismo balneare che senza l'aiuto di nessuno hanno fatto da soli la riqualificazione di un settore trainante spostando gli equilibri della città verso il mare di giorno e di notte. Forse sono loro che per primi ci possono dire perché i turisti non sono soddisfatti di noi ed i figli non ritorno dove sono stati i padri. O pensiamo di fare turismo senza i giovani? Se è così significa che abbiamo voltato le spalle al futuro e quel meno nelle percentuali è destinato a crescere.
Anche se i dati di luglio ed agosto saranno sicuramente più confortanti questa riflessione su "chi siamo" e "dove andiamo" è lo stesso necessaria. Per i nostri figli che si aspettano la città che abbiano ereditato dai nostri padri.

03/08/2003





        
  



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