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Cristiani sotto attacco in tutto il mondo

| Iraq, colpiti i simboli dell'Occidente.

di Tonino Armata

Cristiani nel mirino. Per la prima volta le autobombe saltano in aria davanti alle cattedrali, alle basiliche, ai conventi dell'Iraq. Un attacco al cuore della chiesa cristiana. Nel giorno di domenica, all'ora della messa del pomeriggio. Sei gli obiettivi colpiti, a Bagdad e a Mosul. Cinque chiese, un seminario, sei autobombe. Si parla di diciassette morti (dodici solo nella chiesetta caldea), molti feriti e tre kamikaze che sono rimasti carbonizzati tra le lamiere, cadaveri fra cadaveri.
 
Gli attacchi lanciati contro i luoghi di culto cristiani in Iraq si legano a una doppia strategia: una a corto e l'altra a lungo termine. Questa campagna d'attentati condotti dagli estremisti islamici, si rifanno agli appelli diffusi su Internet che portano la firma di Ayman Al Zawahiri e Osama Bin Laden, e ai sermoni degli imam salafiti, nei quali si predica che sia i cristiani sia gli ebrei sono kuffar, infedeli e émpi, e che per questo meritano la morte (roba da matti). Spargere il loro sangue viene infatti considerato "lecito". Oggi l'Iraq continua a essere sotto il dominio americano, e attaccare i cristiani è un modo di colpire gli statunitensi, giudicati come "crociati cristiani".
 
Nella strategia a lungo termine gioca il fatto che l'Iraq è stato uno delle culle del cristianesimo, e fino all'inizio del XX secolo città come Bagdad, Bassora e Mosul erano luoghi dove esistevano ampie e influenti comunità cristiane ed ebraiche. I musulmani, loro, erano rappresentati soprattutto dalle tribù beduine sunnite , e dai contadini sciiti delle campagne. Con la creazione dello Stato di Israele del '48 quasi tutti gli ebrei hanno lasciato l'Iraq. Poi con le rivoluzioni socialiste dirette da ufficiali arabi sunniti (le cui tribù si sono in seguito insediate nelle città), la classe media urbana cristiana, è stata colpita dalla nazionalizzazione dei beni e delle proprietà ed ha perciò preferito emigrare. Oggi il cristianesimo iracheno non è che l'ombra di quel che è stato.
 
Gli attacchi contro i cristiani in Iraq, non sono soltanto un'offensiva contro un obiettivo reale, bensì soprattutto contro un simbolo. Come gli attacchi anticristiani dell'ultimo periodo in Pakistan, servono da sfogo e capro espiatorio per la rabbia degli estremisti islamici. I cristiani d'Iraq sono, di fatto, ostaggio di coloro che vogliono inviare un messaggio all'America cristiana, la quale, controlla il paese.
 
Cristiani nel mirino. Il Rapporto 2004 sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato dall'Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) mostra un'ondata d'astio, violenze, intolleranza, azioni minacciose fino all'omicidio che colpiscono i cattolici e protestanti in varie parti del mondo: specie in Asia e in alcuni paesi islamici. E' come se la ruota della storia avesse cominciato a girare all'incontrario. Gruppi e comunità cristiane, che tre secoli fa avevano iniziato fiduciosi la loro marcia d'espansione attraverso il globo terraqueo al seguito di mercanti, soldati e funzionari, si ritrovano oggi sulla difensiva di fronte all'esplodere di fondamentalismi e ultra-nazionalismi. Si moltiplicano le situazioni in cui i seguaci di Cristo sono considerati un elemento estraneo, se non una vera propria infezione del corpo di un'etnia o di una compagine sociale e statale.
 
Il Laos lo afferma esplicitamente: il cristianesimo è una "religione straniera imperialista" e di stagione in stagione cristiani sono picchiati, imprigionati, torturati perché non firmano il documento di "rinuncia volontaria" alla propria fede. Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di Acs, mette in guardia dal contare solo morti e martiri. Di stragi ce ne sono state meno nel 2003 rispetto al 2002, ma è il quadro complessivo d'intolleranza e rigetto che preoccupa. In Arabia saudita la repressione d'ogni forma di culto non islamica persiste.
 
Nel Brunei è vietato (come nella grande maggioranza dei paesi arabi) il proselitismo tra i musulmani. Nel Buthan è proibito dal 2000 il culto pubblico dei cristiani. In Indonesia continuano le distruzioni di chiese da parte dei fondamentalisti musulmani. In Birmania il regime offre incentivi ai cristiani che ritornano al buddismo (ma perseguita con eguale impegno anche i musulmani). In Pakistan torture e arresti ai danni dei cristiani avvengono sotto pretesto di una presunta violazione del reato di "blasfemia". In India prosegue la campagna d'odio lanciata dai fanatici induisti contro le più diverse comunità cristiane accusate di forzare le convenzioni.
 
E' simbolico l'attacco di un gruppo estremista contro la Pata Fellowhip Church del villaggio di Patapaypangara, culminato con la distruzione della chiesa e il tentativo di mettere sull'altare una statua di divinità indù. In Somalia, dove il 5 ottobre scorso fu uccisa la missionaria laica Annalena Tonelli, è proibita qualsiasi forma di proselitismo, mentre in Algeria il fondamentalismo islamico colpisce soprattutto i musulmani moderati e laici.
 
Nel quadro spiccano i sussulti sanguinosi che avvengono in Nigeria e in Sudan, dove odio religioso e odio etnico formano una miscela politicamente esplosiva. Non ideologica, ma motivata dalla preoccupazione nuda e cruda dell'establishment dei partiti di mantenere la propria supremazia, appare di converso la politica sistematicamente vessatoria delle autorità cinesi nei confronti delle comunità cattoliche, le quali, dichiarano esplicitamente il loro legame con la Santa Sede.
 
Padre Cervellera, direttore di, Asia News, riporta che il regime consente oggi scuole private straniere, "ma non religiose". Così come a Cuba i conflitti riguardano il governo e la dissidenza cattolica o l'episcopato per quanto riguarda la richiesta di una riforma politica generale, ma non investono la libertà di culto della popolazione.
 
D'altro lato, dopo l'attacco alle Torri Gemelle qualcosa è cambiato in peggio anche negli Usa, paese notoriamente tollerante. Il Consiglio delle relazioni americano-islamiche denuncia che nel corso del 2003 le aggressioni contro i musulmani sono aumentati del 70% fino a raggiungere quota 1.019 tra incidenti e manifestazioni di violenza.
 
Eppure si percorrono strada anche esperienze corrette. In molti stati ex sovietici o dell'est europeo, la libertà religiosa è stata più o meno restaurata. E qualcosa d'importante sta avvenendo anche in alcuni paesi arabi. In Qatar si è tenuta nel mese di maggio un'importante conferenza islamo-cristiana. E persino nell'Arabia saudita, racconta Camille Eid, uno dei massimi esperti sulla situazione religiosa nei paesi musulmani, si manifestano segni di novità: "Alcuni intellettuali coraggiosi hanno chiesta la riforma dei testi scolastici che denigrano i miscredenti".
 
Chi è libero, tuttavia, a volte diventa prepotente. In Croazia i vescovi cattolici hanno bloccato l'introduzione nelle scuole dell'insegnamento di yoga.

04/08/2004





        
  



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