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Lettera del Presidente di Assindustria De Santis a Mandozzi

Ascoli Piceno | “Sul tema della formazione non c’è da scherzare! E’ infatti obbligo morale primario almeno contribuire a rendere più chiaro l’orientamento dei giovani".

Rimango particolarmente sorpreso dall’intervento dell’Assessore Provinciale alla Formazione, Sig. Mandozzi, apparso sui quotidiani locali di ieri.
 
Appare evidente quale danno all’immagine e quale diffamazione si concreti a carico della mia persona e dell’Organizzazione che rappresento, nell’errata interpretazione di quanto me dichiarato sui quotidiani dei giorni precedenti, stravolgendo le affermazioni fatte in cui non è stato assolutamente dichiarato, né direttamente né attraverso qualsiasi altro tipo di assioma, che “il figlio dell’operaio deve fare obbligatoriamente l’operaio”: anzi, l’accesso alla cultura e la cultura stessa devono essere patrimonio di tutti per far crescere la società. La pianificazione delle attività economiche è un’altra cosa, che imprime maggior concretezza per la produzione di reddito al fine di trasferire benessere alle famiglie ed al cittadino.
 
Nel particolare del tema dei tirocini formativi, mi viene da rispondere che è opportuno, prima di prendere una posizione pubblica, avere un minimo di informazione e conoscenza di dati!
Forse l’Assessore Mandozzi non sa che l’Assindustria ha stipulato convenzioni di tirocini formativi e di orientamento con Università delle Marche e con l’Università Bocconi di Milano, che è forte e vivace la collaborazione con istituti scolastici! Per non parlare poi del fatto che Assindustria è accreditata dalla Regione Marche come soggetto promotore per l’attivazione di convenzioni sui tirocini!
 
Sul tema della formazione non c’è da scherzare! E’ infatti obbligo morale primario almeno contribuire a rendere più chiaro l’orientamento dei giovani che, già oggi, purtroppo, vengono nutriti della cultura del “diritto” piuttosto che della cultura del “progetto professionale”.
 
Senza enfatizzare esclusivamente l’aspetto economico del lavoro bisogna convincerli che esso deve rappresentare un’opportunità che permette di realizzare contemporaneamente progetti personali e professionali. La maligna influenza mediatica ha instillato nei nostri giovani una scala di priorità nella quale la fabbrica è sicuramente agli ultimi posti. Ma tutto ciò produce una grave divaricazione tra le reali necessità delle imprese e dell’economia (profili tecnici, ad esempio) e disponibilità dei giovani a “scegliere l’azienda”.
 
Oltre all’immagine sbagliata dell’azienda esiste anche un distorto senso della promozione sociale che le fa apparire come luogo di scarso prestigio. Ma la formazione professionale di qualità non può e non deve partire dall’idea che ci sono lavori di serie B. Poter garantire ai cittadini una formazione solida è un “benefit del futuro” che consente di raggiungere diversi gradini della “scala della vita e del lavoro”. Ma per evitare di collocarci sul piano della demagogia pura, nel quale peraltro e purtroppo altri hanno fissa dimora, quali sono le proposte? Esprimiamo le nostre:
  1. innalzamento delle competenze tecnologiche dei lavoratori al passo con il necessario aumento del tasso tecnico-scientifico nelle aziende;
  2. rinnovamento e rilancio delle professioni che sono state determinanti per la crescita economico e sociale per il nostro territorio (edilizia, meccanica, calzatura, ecc.) arricchendole di contenuti professionali tecnologicamente innovativi e di una rivalutazione sociale che esse meritano.
  3. innalzamento del livello “culturale” di tutti i soggetti che approcciano al lavoro, senza distinzione di classe, professione e spazi temporali in cui può essere fatta la dovuta e voluta formazione, senza alcun tipo di discriminazione.

E’ su questi argomenti che abbiamo il desiderio di confrontarci con chi gestisce la formazione!

05/08/2004





        
  



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