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Tutto cominciò con Valentina, la prima “astronauta”.

| WASHINGTON - Lo shuttle Discovery è felicemente rientrato a Terra. A bordo due donne su un equipaggio di sette astronaute; una di loro ha comandato la navetta.

di Stefania Mistichelli


Se la matematica non è un’opinione, essa ci conferma che le donne astronauta hanno dimostrato di essere più capaci dei colleghi uomini, perché, pur essendo molto meno numerose, già tra loro si possono annoverare delle comandanti; la più famosa del momento si chiama Eileen Collins, protagonista della missione Discovery, che, è il caso di dirlo, sembrava non avesse voglia di partire e che invece non solo ha retto la fase di decollo e i tredici giorni di orbita nello spazio, ma è anche rientrata felicemente sulla Terra grazie alla passeggiata spaziale dei piloti che hanno avuto il compito di riparare lo scudo termico danneggiato.

Secondo alcune voci, maligne,  la scelta di un comandante donna sarebbe stata fatta “per scopi pubblicitari”, per risollevare la reputazione della Nasa dopo l’ultima missione Columbia, disastrosa e tragica, in cui perse la vita tutto l’equipaggio. Non ho gli strumenti per verificare la veridicità di questa affermazione, ma non credo che la Nasa affidi il suo shuttle ad una persona non in grado di gestire la missione, anzi penso che la scelta ricada sempre sui migliori.

Ma facciamo un po’ di storia: le prime donne a solcare il cosmo e a farsi un giro attorno al pianeta terra sarebbero dovute essere americane. Infatti nel febbraio del 1960, in forma segretissima, veniva avviato il progetto Pensacola. Questo avrebbe dovuto dimostrare che anche il corpo femminile poteva sopportare i viaggi spaziali e l’assenza di gravità. A tal scopo venticinque donne vennero sottoposte agli stessi test dei candidati uomini, superati entro l’anno successivo con risultati eccellenti, in alcuni casi anche migliori dei colleghi.

Le tredici donne selezionate furono quindi presentate alla stampa e alla Nasa, ma il “Mercury 13” (così fu chiamato il progetto per distinguerlo dal precedente “Mercuri 7” maschile) non partì mai, perché le donne, né militari né con esperienza di aerei a reazione, furono escluse dal progetto. A nulla valse la mobilitazione dell’opinione pubblica ad opera della candidata più promettente Jerrie Cobb, perché l’opposizione di John Glenn e Scott Carpenter del “Mercury 7” fece insabbiare definitivamente il progetto Pensacola.

Quindi fu la Russia, che a questo punto ne fece un fatto di orgoglio nazionale, dal valore politico e simbolico, a spedire la prima donna sullo spazio, Valentina Ponomaryova. Faceva parte di un quintetto selezionato nel 1962 tra candidate civili con età compresa tra i 20 e i 28 anni. La missione si chiamò Vostok 6; la cosmonauta partì il 16 giugno 1963, seguita due giorni dopo dalla Vostok 5 pilotata da Valery Bykovsky. Valentina  restò in orbita per tre giorni, effettuando 48 rivoluzioni attorno alla terra, raccogliendo dati e scattando fotografie.

La sua missione fu seguita dal mondo intero e Valentina, che allora aveva solo ventisei anni, divenne la cosmonauta più giovane della storia, raggiungendo una popolarità pari a quella del suo collega Yuri Gagàrin. Si sposò con un cosmonauta dando alla luce una bella figlia, sfatando così l’idea che i viaggi spaziali potessero nuocere all’apparato riproduttivo femminile.

La sua esperienza ha dunque aperto le porte delle navicelle spaziali al “sesso debole”, anche se bisognerà aspettare 20 anni prima che, il 18 giugno 1983, una donna americana vada nello spazio. E bisognerà attenderne altri 16 prima di vedere una donna pilota e comandate di una missione americana.

In Italia non ci sono ancora donne astronauta, (e se sbaglio chiedo a chi legge di correggermi inviando segnalazioni del contrario) anche se si deve dire che sono ancora molto pochi anche gli uomini che hanno scelto di intraprendere questo avventuroso e affascinante mestiere, che richiede non solo un’ottima preparazione scientifica ma anche un prestanza fisica notevole, per sopportare nel migliore dei modi gli effetti dell’assenza di gravità.

18/08/2005





        
  



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