Le Etichette Narranti di Slow Food
Grottammare | Domenica 14 settembre, nell'ambito dell'iniziativa La Lingua della Gola, promossa dallo Slow Food locale e dal Comune di Grottammare, a Palazzo Kursaal dalle ore 16, Piero Sardo di Slow Food presenterà uno degli ultimi progetti di Slow Food
di Slow Food
Accanto alle indicazioni previste dalla legge, l'etichetta narrante (una contro-etichetta) fornisce informazioni precise sui produttori, sulle loro aziende, sulle varietà vegetali o le razze animali impiegate, sulle tecniche di coltivazione, allevamento e lavorazione, sul benessere animale, sui territori di provenienza...
Per giudicare la qualità di un prodotto, infatti, non bastano analisi chimiche o fisiche e non è sufficiente neppure la degustazione. Qualunque approccio tecnico non tiene conto di ciò che sta alle spalle di un prodotto - l'origine, la storia, la tecnica di trasformazione - e non consente al consumatore di capire se un cibo è prodotto nel rispetto dell'ambiente e della giustizia sociale.
Inoltre, la comunicazione che accompagna i prodotti spesso è mistificante: fa riferimento a mondi contadini colmi di poesia, presunte tecniche tradizionali, vaghi richiami a sapori antichi. Elementi evocativi in realtà lontanissimi dalle effettive qualità dei prodotti pubblicizzati. Lo testimoniano gli elenchi di additivi e ingredienti di natura ignota ai più riportati sulle etichette dei prodotti che riponiamo nei nostri carrelli della spesa, lontani anni luce dalle immagini e dagli slogan della pubblicità.
Spesso sono addirittura i prodotti più sani e autentici a essere penalizzati: le loro etichette sono legali ma scarne, e non rendono giustizia ai formaggi, ai dolci, ai salumi straordinari e realmente artigianali sui quali sono applicate.
Nonostante gli appelli a leggere le etichette prima di acquistare, purtroppo scarseggiano elementi di autentico approfondimento, che possano consentire scelte consapevoli.
Secondo Slow Food, la qualità di un prodotto alimentare è innanzi tutto una narrazione, che parte dall'origine del prodotto (il territorio) e comprende la tecnica di coltivazione, di trasformazione, i metodi di conservazione e, naturalmente, le caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Soltanto la narrazione può restituire al prodotto il suo valore reale.
Per questo molti Presìdi hanno adottato l'etichetta narrante.
Questo cammino verso la completa trasparenza dell'etichetta Slow Food non lo sta percorrendo solo con i Presìdi, ma anche con Alce Nero, un marchio che identifica oltre 1000 agricoltori e apicoltori in tutta Italia, impegnati a produrre cibi buoni e sani. In Alce Nero abbiamo infatti individuato un primo importante collaboratore su questa tematica e stiamo lavorando insieme per dotare anche i loro prodotti - riso, passata di pomodoro, miele... - di un'etichetta narrante.
Per realizzare questo progetto Slow Food si è avvalso della consulenza del Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino che collabora da anni con la Fondazione Slow Food, svolgendo analisi e consulenze sui Presìdi in Italia e nel mondo.
Ecco alcuni esempi di etichetta narrante proposte da alcuni Presìdi italiani: agrì di Valtorta (Lombardia), paste di meliga del Monregalese (Piemonte), provola delle Madonie (Sicilia), ramasin della Val Bronda (Piemonte) e susine bianche di Monreale (Sicilia).
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11/09/2014
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