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Sulle troppe sagre il parere del Professor Renato Novelli

San Benedetto del Tronto | "Le sagre organizzate intorno a prodotti autentici, non taroccati significativi possono svolgere tre funzioni importanti per l'economia turistica: Ecco le proposte".

di Renato Novelli

Con piacere ho seguito gli interventi sulle sagre, perché rischiamo da anni e ogni anno sempre più di venire travolti da questo Tsunami non assassino. Un'onda anomala di feste inventate a tema con accoppiamenti enogastronomici sconcertanti, il più delle volte non proprio leggeri. Le sagre non vanno abolite, ma ridisegnate all'interno della loro natura originaria e autenticità e su questa base offerte ai turisti come conoscenza di piacere, ma sempre incontro con la società locale. Sagra deriva dal latino Sacra.

Identificava feste a larga partecipazione che si svolgevano di fronte ad un tempio, con sacrifici di animali e conseguente festoso consumo collettivo. I cristiani le acquisirono e le trasportarono di fronte alle chiese e tradussero in lingua cristiana i sacrifici e la festa, conservando il carattere sacro e popolare dell'evento. Il sagrato della chiesa indica il luogo di passaggio verso l'interno del la chiesa stessa. Non un transito, ma un passaggio, secondo l'architettura sacra più moderna. Esiste un premio per il miglior sagrato tra gli architetti. Per noi la sagra fu una festa di popolo costruita attorno ad un prodotto locale, caratteristico fino a diventare simbolo della comunità stessa che si riunisce.

E come direbbe Totò, abbiamo detto tutto. Le sagre organizzate intorno a prodotti autentici, non taroccati significativi possono svolgere tre funzioni importanti per l'economia turistica:
1)Proporre ai turisti un modello di turismo enogastronomico diverso da quello che chiamiamo Francia - Toscana che punta sulla qualità e l'eleganza di prodotti tradizionali rivisitati da cuochi di fama e altri professionisti. Il modello alternativo, che chiamiamo di cucina filologica si fonda sul rapporto con la terra, il luogo e la cultura popolare locale. Non diremo che il nostro prodotto è il migliore del mondo, ma che esprime la componente invisibile del nostro paesaggio. Differenziarci è necessario, se vogliamo dare ragione a Dustin Hoffman senza spendere niente.

2)Intercettare la domanda di esperienza e conoscenza del nuovo turismo come valore aggiunto al turismo di spiaggia che rimane il pacchetto di maggioranza della nostra economia. Possiamo trasformare e innovare l'offerta dall'interno del capitale turistico (che andrebbe, comunque migliorato).

3)Cominciare a colmare il distacco storico costa- interno e l' handicap della stagione troppo breve.

Proporrei di formare subito un gruppo di lavoro e di iniziare subito con proposte di sagre filologiche già nella stagione invernale, alcune nei dintorni delle feste che richiamano turisti e altre di rivolte ai turisti gastronauti, che si muovono per turismo del cibo espressamente. I quali sono circa due milioni dei diciannove totali attratti dal turismo del cibo in Italia.

 

12/09/2010





        
  



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