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Lettera aperta al Sindaco ed al Presidente della Provincia di Ascoli Piceno

Ascoli Piceno | E non sarebbero proprio le maestranze della SGL Carbon i tecnici più qualificati per essere inseriti in questo ‘progetto di ricerca', che potrà a sua volta generare una nuova impresa, specializzata in questi interventi?

di Fulvio Esposito*

Caro Sindaco, caro Presidente,

mi rivolgo a voi in una duplice veste: quella di rappresentanti della cittadinanza ascolana e picena, ma anche quella di partners della prima ora, insieme all'istituzione che rappresento, nella difficile, talora drammatica, ma anche appassionante vicenda della riconversione della SGL Carbon.
Non è per caso che non mi limito a scrivere "dell'area" su cui la realtà produttiva SGL Carbon insiste, ma di proposito mi riferisco a tutt'intera quell'azienda che - l'ho imparato da voi e dai miei colleghi che hanno voluto con accorta lungimiranza dedicarle una riuscitissima mostra-evento - rappresenta tanta parte della storia della Città di Ascoli.

Ho partecipato con attenzione ed interesse alla seduta aperta del Consiglio Comunale di ieri, 17 settembre. Ma non ho potuto fare a meno di riandare con la memoria (c'eravate anche voi) all'Assemblea, tenutasi nei locali dell'Azienda il 28 ottobre del 2005, a seguito degli eventi che annunciavano l'ormai certo destino dell'antica fabbrica verso la chiusura.

L'idea che mi sembrava, che ci sembrava, ‘vincente', quella di trasformare una crisi profonda in un'occasione di sviluppo e rilancio per tutto un territorio era nata da pochi giorni. Era un momento difficilissimo per decine di lavoratori e per le loro rappresentanze sindacali. Eppure ricordo ancora con commossa ammirazione l'immediata loro adesione, il loro genuino entusiasmo per un'idea che, nel suo carattere innovativo rispetto anche ai tradizionali, legittimi e rispettabili strumenti di protezione che s'invocano in questi casi, era certamente piena di rischi e povera di certezze e di garanzie.

Ebbene, quell'idea ha camminato, inizialmente ad una velocità che sembrava aver convinto anche i numerosi scettici (curiosamente, più numerosi tra gli ‘spettatori' che non tra i diretti interessati), poi però il passo ha vistosamente rallentato, l'entusiasmo ed il fervore si sono attenuati: insomma, ve lo dico con grande franchezza, ho avuto ed ho l'impressione che la tecnica, o forse i tecnicismi, abbiano preso il sopravvento sulla Politica, intendendo qui quella che si esercita nel modo più nobile, trovando soluzioni nuove a problemi nuovi (il resto è amministrazione).
Nella seduta di ieri ho sentito, e non è la prima volta, che non si può e non si deve far niente finchè non sia stata completata la caratterizzazione dei livelli d'inquinamento nell'intera area (27 ettari!).

A parer mio, è vero esattamente il contrario: si può e si deve fare tutto ciò che le norme consentono perché la ‘nostra' idea riprenda a camminare. Ci sono certamente delle superfici nel perimetro Carbon che, per unanime riconoscimento e sulla base di dati certi, non hanno problemi di inquinamento e quindi di bonifica. Perché allora, sfruttando tutti gli strumenti disponibili (compresa la linea d'azione ‘Capacities' del 7° Programma Quadro, specificamente deputata alla realizzazione di infrastrutture di ricerca), non cominciamo a realizzare su quelle superfici un primo embrione di una nuova realtà produttiva, che stavolta non produca elettrodi di carbonio, ma idee, idee anche su come eliminare gli esiti che decenni di produzione hanno lasciato in quell'area?

Sappiamo, per quello che abbiamo visto nelle nostre esperienze di questi ultimi anni, che le tecnologie avanzano con velocità imprevedibile. Perché dunque non immaginare di poterle sfruttare anche per rimediare alle dannose eredità che le tecnologie vecchie ci hanno lasciato sulle spalle? Anziché consumare tempo e denaro discutendo senza fine e progettando interventi di bonifica affidati alle tecnologie disponibili oggi (e dunque già vecchie), perché non sviluppare quasi simbolicamente - in quell'area e subito - un'attività di ricerca su nuove forme, più efficaci ed efficienti, di bonifica di questo ed altri siti inquinati?

E non sarebbero proprio le maestranze (ormai ridotte a poche unità, purtroppo) della SGL Carbon i tecnici più qualificati per essere inseriti in questo ‘progetto di ricerca', che potrà a sua volta generare una nuova impresa, specializzata in questi interventi (un esempio finalmente vero dell'attività di spin off, di cui tanto si parla, ma che poco si pratica)?

A questa prima iniziativa, ne potrebbero seguire e se ne potrebbero affiancare altre; a questo tipo di attività di ricerca applicata si potrebbe facilmente associare, anzi, sarebbe ‘per natura' associata un'attività di formazione/riqualificazione da mettere al servizio non solo del gruppo di lavoro, ma di tutto il territorio ed in prospettiva con orizzonti anche più vasti, fino alla realizzazione di un vero e proprio centro di eccellenza.

Ora che sto concludendo, mi rendo conto che non vi ho scritto niente di nuovo; vi ho solo raccontato di nuovo la ‘nostra' idea, ma raccontandola un'altra volta mi sono ancora di più convinto che è una buona idea ed è un peccato perderla per strada, smarrita in un labirinto inestricabile di tecnicismi, da sempre nemici della Politica, quella buona, quella vera.

Con la stima di sempre,

*Rettore Università di Camerino.

19/09/2007





        
  



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