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La Costituzione Europea e i Cristiani di Lusso

| Riflessione sugli appelli del Papa per il richiamo alle radici cristiane dell'Europa nella stesura della Costituzione.

di Tonino Armata

Il Cristianesimo è senz'altro all'origine della cultura europea. Ma la mia domanda è: la cultura europea è ancora cristiana? O la divaricazione tra Cristianesimo e il mondo di concepire la vita in Europa ha raggiunto livelli tali da rendere il richiamo alle "comuni radici cristiane dell'Europa" qualcosa che assomiglia più ad un reperto archeologico che ad un'effettiva visione del mondo?

Come conciliare, infatti, la cultura cristiana che (soprattutto oggi nella sua accentuata contrapposizione alla cultura islamica) tutti individuano come forma dell'Europa e, per estensione, dell'Occidente, con il livello di ricchezza e abbondanza raggiunto delle società occidentali? Come conciliare l'etica della moderazione, che il Cristianesimo ci ha insegnato in tutta la sua storia caratterizzata da un'economia di sussistenza con l'opulenza offertaci dalla produzione e dal consumo dei beni, dove la soddisfazione dei bisogni (e non la loro moderazione) è un fattore economico, e dove la gratificazione dei desideri quando non dei vizi è il secondo fattore dopo che i bisogni sono stati soddisfatti? Come si fa ad essere cristiani e quindi morigerati in un'epoca dove la società è aggregata dall'economia, che per la sua sussistenza non chiede moderazione, ma consumo e soddisfazione?

Varrebbe la pena di far esplodere questa contraddizione che di solito non appare perché un piccolo trucco la nasconde. Dice il trucco: il Cristianesimo è una "religione", l'economia è una "forma di scambio" con cui si regola la produzione e la distribuzione dei beni. Certo. Ma potremmo anche dire: il Cristianesimo è una morale (della moderazione) e l'economia è un'altra morale (della soddisfazione smodata). Le due morali sono incompatibili, per cui parlare di un'economia cristiana ha lo stesso significato e spessore logico di un circolo quadrato, con buona pace di tutti i benpensanti, i quali, ritengono di poter far quadrare il cerchio.

Nel momento, infatti, in cui la società è passata dallo stato di bisogno allo stato di soddisfazione smodata del bisogno, la morale del Cristianesimo ha finito la sua storia e quindi o emigra nel Terzo e nel Quarto mondo dove vive la moltiplicazione del bisogno, o sparisce. E già se ne vedono i segni facilmente leggibili se si evita quell'altro trucco che, contrapponendo la civiltà cristiana alla civiltà islamica, nasconde la vera contrapposizione che è tra la ricchezza dell'Occidente e la povertà del resto del mondo. Come si concilia tutto questo con il messaggio cristiano che parla d'amore, fratellanza e aiuto ai più bisognosi della terra? Non è forse questo il dubbio che tormenta il Papa quando, come ha fatto qualche mese fa, ha preso a parlare del silenzio di Dio, che, disgustato dal mondo con cui gli uomini regolano i rapporti tra loro, ha distolto il suo sguardo per nascondersi nel suo cielo? E come hanno reagito i cristiani d'Europa a questo richiamo del Papa? In quell'unico modo che tutti conosciamo, contrapponendo al silenzio di Dio il loro silenzio.

E allora diciamolo:. l'Europa forse non è più cristiana e la sua completa e irreversibile laicizzazione è solo la conferma che il Cristianesimo in quella sua vera essenza che è l'amore per il prossimo, lontano o vicino che sia, in Europa non ha più casa, né chiesa, né luogo dove trovare espressione. Che vale a questo punto richiamare nella Costituzione europea le radici cristiane dell'Europa se di queste radici oggi si è perso non solo il senso, ma anche la traccia?

Non so se questo sia un bene o un male. E' semplicemente così. Ma se riconosciamo che la nostra cultura è regolata unicamente dalla rigida legge del mercato ed è disposta ad ospitare solo qualche deroga in forma d'elemosina, beneficenza e volontariato (utili più ad alleviare il senso di colpa connesso al nostro privilegio che a trasformare le condizioni più disastrose del mondo), allora evitiamo almeno quella falsa coscienza che ci porta a identificare la cultura europea con il Cristianesimo. Mai come oggi, le due cultura appaiono abissalmente distanti. E il richiamare l'una a fondamento dell'altra, quando non è pleonastico, ne segna inequivocabilmente l'intimo disagio e la non occultabile contraddizione.

Il Cristianesimo, secondo me, non deve entrare nella Costituzione europea, perché il laicismo è sempre stato uno dei motori fondamentali dello sviluppo nel continente. E una società moderna deve basarsi su principi secolari. La libertà di coscienza e il divieto di discriminazione sono i principi su cui si basa l'Europa moderna. Se il Cristianesimo (o altre religioni) fosse incluso nella Carta come un elemento d'identità europeo, sarebbe in contraddizione sia con quei principi sia con i progressi fatti dal continente da secoli. In un certo senso il motore dello sviluppo dell'Europa è stato il laicismo. 

19/09/2003





        
  



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