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Critiche al nuovo DDL sulla prostituzione e necessità di un maggiore confronto tra le parti sociali

San Benedetto del Tronto | Sono questi gli elementi emersi dal confronto tra autorità, enti e associazioni a conclusione dei lavori del convegno nazionale “Oltre le Terre di Mezzo”.

di Melissa Cellini

Un intenso pomeriggio di discussione sulle mille sfaccettature che porta con se il tema "prostituzione" ha portato alla redazione del documento finale del convegno "Oltre le Terre di Mezzo" chiaro nei suoi presupposti. Ogni gruppo ha affrontato un aspetto particolare del tema analizzando la situazione attuale, le possibili tattiche e strategie da seguire al fine di creare una analisi critica del fenomeno in tutta la sua complessità.

"L' elaborazione di norme sensate sulla prostituzione" è stata discussa dal primo gruppo. Si è registrata una critica unanime al disegno di legge 3826 Prestigiacomo-Bossi-Fini che porterebbe modifiche alla legge Merlin (20 febbraio 1958). Il DDL infatti, oltre a non risolvere i problemi, denoterebbe una non conoscenza approfondita del fenomeno causata dal suo concepimento al di fuori di un confronto con le parti direttamente interessate. Si è concordi nel dire che la legge Merlin debba essere modificata o abrogata – poiché inattuale – tuttavia non si possono accettare la discriminazione pro cliente e contro la prostituta e la criminalizzazione di quest'ultima.  Bisogna saper tracciare i confini delle liceità della prostituzione condannando le condotte criminalizzanti come lo sfruttamento e studiando un trattamento specifico volto ai minorenni. Infine bisogna potenziare gli strumenti dati dall'art. 18 del TU sull'immigrazione provvedendo ad allargare il suo ambito applicativo sia agli italiani che agli stranieri.

Il secondo gruppo si è occupato del "senso delle politiche sulla prostituzione". Innanzitutto esse dovrebbero garantire dignità e diritti a tutti i cittadini rivolgendosi ad essi come soggetti e non oggetti nell'ottica di una prospettiva transnazionale auspicabile soprattutto nella lotta alla criminalità. Bisogna porre attenzione sulla differenziazione delle forme di prostituzione: tra quelle a scopo di sfruttamento, quelle degli immigrati che vedono in essa una forma di emancipazione economica e quella italiana; tra quella maschile, femminile e transessuale. Le politiche devono essere costruite in collaborazione tra Stato, Regioni, Enti Locali, organizzazioni, associazioni e semplici cittadini. Si è registrata preoccupazione per una politica che tende a negare i diritti di persone percepite come "minacciose" piuttosto che lavorare a favore di un respiro culturale che abbatta gli stereotipi.

Il terzo gruppo invece ha discusso le "strategie di welfare comunitario" notando innanzitutto il cambiamento del fenomeno della prostituzione dagli anni '90 ad oggi. Se prima c'era una maggiore visibilità del fenomeno sulle strade e si registrava una necessità sicuritaria, ora ,sia per l'effetto dell'applicazione della Bossi-Fini sia per le ordinanze anti-prostituzione emanate da molti sindaci , c'è molta meno visibilità del fenomeno all'aperto. Gli enti locali hanno sottolineato la necessità di confrontarsi con la cittadinanza nel tentativo di sensibilizzare e formare sulle problematiche della prostituzione non impedendo il suo esercizio all'aperto ma piuttosto creando e regolamentando spazi urbani in cui essa possa avvenire. Le associazioni dal canto loro hanno messo in risalto quanto l'essere in strada consenta di tenere un occhio sul fenomeno soprattutto se venisse permesso ad esse di gestire i punti di raccolta. Laicità negli approcci, confronto e collaborazione con gli enti locali sono i punti a favore dell'elaborazione di strategie che permettano al fenomeno della prostituzione di sussistere in un benessere comunitario.

"L'intervento sociale come promozione e tutela dei diritti" è stato il tema al centro dei lavori del quarto gruppo di lavoro. Si sono analizzati i fattori di cambiamento del fenomeno della prostituzione che rendono difficili gli interventi delle organizzazioni a controllo o a tutela degli individui. Chi ne risente maggiormente di questa situazione sono le vittime del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale – che non hanno possibilità di libera scelta; d'altra parte è necessario riconoscere le condizioni di disagio di uomini e donne italiani che si prostituiscono nonché i transessuali per i quali è stato sottolineato spesso l'esercizio è l'unica possibilità per vivere. Grande rilevanza e potenziamento dovrebbe essere riservato all'art. 18 partendo da un'applicazione uniforme da parte delle Questure su tutto il territorio nazionale.

23/09/2003





        
  



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