Cassa di colmata, partito un esposto alla Procura
San Benedetto del Tronto | Proponiamo il testo integrale del documento con cui il comitato capeggiato da Nazzareno Torquati ha sottoposto al vaglio della magistratura le numerose incognite che caratterizzano il manufatto in via di realizzazione al molo nord sambenedettese.

Lavori alla cassa di colmata del molo nord
I suddetti espongono quanto segue:
p r e m e s s a
- In data 26.02.2008 veniva firmato un Accordo di programma Quadro tra il Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, la Regione Marche e i Comuni costieri delle Marche, sede di porti regionali finalizzato a dare attuazione "agli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree portuali marchigiane, favorendo una gestione integrata ambientalmente compatibile dei sedimenti rimossi attraverso la valorizzazione degli stessi", per interventi di ripascimento, recupero delle frazioni sabbiose nonché refluimento in cassa colmata";
- l'urgenza veniva ulteriormente "segnalata": dalla Società di Gestione del Porto (GESTIPORT), dalle rappresentanze sindacali dei pescatori, dal Consorzio delle Imprese e dalle Associazioni nautiche del Comune di Senigallia;
- a seguito di ciò, la Giunta Regionale della Regione Marche, con delibera N.167 del 9.2.2009, nel prendere atto delle "difficoltà di navigazione all'interno dell'area portuale di Senigallia" e della conseguente urgenza di "provvedere all'escavazione parziale" dello stesso, manifestava "la propria disponibilità all'utilizzo delle risorse finanziarie che l'amministrazione comunale di Senigallia aveva messo a disposizione dell'APQ per l'esecuzione di lavori urgenti di escavo", e l'Ufficio del Genio Civile del Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche per l'Emilia-Romagna e le Marche, tra quelle inizialmente previste lungo la costa marchigiana: Ancona (zona frana), Falconara (zona Montecatini), Fano (due interventi), San Benedetto del Tronto), "individuava" la cassa di colmata, realizzata nel porto di San Benedetto del Tronto (tra l'altro unica in effetti realizzata) "come area di possibile conferimento dei fanghi di dragaggio delle aree interne del porto di Senigallia";
- al riguardo, la Regione Marche ha richiesto, con nota del 18 novembre 2008 alla Capitaneria di Porto ed al Comune di San Benedetto del Tronto la disponibilità a ricevere i suddetti materiali del dragaggio, e le suddette amministrazioni hanno risposto positivamente alla richiesta di collaborazione manifestata dalla Regione;
- al contrario di quanto avvenuto nel Comune di Senigallia, la "disponibilità" da parte del Comune di San Benedetto del Tronto è stata data senza che venisse sentito alcuno: né le Società all'interno della Gestione del Porto, né le rappresentanze sindacali dei pescatori, né il Consorzio delle Imprese e/o le Associazioni nautiche del Comune di San Benedetto del Tronto;
- né in Ancona, né a Falconara-Fano, né a Pesaro-Senigallia è stata realizzata alcuna cassa di colmata;
- la delibera anzidetta veniva predisposta e sottoscritta dal Responsabile del Procedimento Ing. Vincenzo Marzialetti e dal Dirigente del Servizio Arch. Rodolfo Novelli, nonché dal Segretario della Giunta Dott. Bruno Brandoni;
- a seguito di quanto sopra, si dava inizio alle operazioni di "conferimento dei fanghi di dragaggio delle aree interne del porto di Senigallia" quantificati in 25-30 mila metri cubi, destinati a riempire la cassa di colmata;
- questa decisione - che in via generica nasce dalle difficoltà pratiche nel progettare siti di conferimento del materiale dragato inquinato, che inizialmente era diretta alla cassa di colmata da costruire all'interno del porto di Ancona (come disposto dall'accordo di programma del 26.2.2008) che poi, per difficoltà (???!) di vario genere non è stata più realizzata, è confluita in un Protocollo di Intesa, finalizzato alla elaborazione di un progetto esecutivo di lavori urgenti di escavazione di parte dei fondali del porto di Senigallia, per la messa in sicurezza e bonifica di una parte dell'area portuale, con l'individuazione del Porto di San Benedetto del Tronto ("che ha dato la sua disponibilità - come sopra detto - unitamente alla Capitaneria di Porto", "condividendo il progetto);
- nello stabilire i ruoli: la Regione Marche avrebbe svolto un ruolo di coordinamento, al Provveditorato Interregionale OO.PP. Emilia Romagna e Marche si sarebbe occupata della progettazione esecutiva dei lavori, il Comune di Senigallia avrebbe svolto tutte le fasi ulteriori necessarie, come stazione appaltante per l'effettuazione della gara e l'aggiudicazione dei lavori;
- tutto ciò nell'ambito di un'ottica, secondo cui: "Il materiale di dragaggio portuale è una risorsa preziosa, non un rifiuto. Va riutilizzato e non disperso in mare...L'obiettivo è quello di promuovere l'adozione delle migliori tecniche per la difesa della costa e la tutela dell'ambiente", anche tenendo conto del "Codice ambiente" (decreto Lgs 152/2006), che introduce classi di qualità del materiale, sulla base della caratterizzazione dello stesso, con possibilità di gestione compatibile che prevede la possibilità di "stoccare i sedimenti inquinanti in casse marine", come scritto nel Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare;
- per chi ancora non le conosce, queste sono le casse di colmata: grandi vasche costiere protette da sbarramenti, impermeabilizzate da teli di plastica e destinate a diventare in futuro suoli utilizzabili per scopi portuali. In realtà, discariche a cielo aperto con vista sul mare, riempite di fanghi industriali, liquami tossici e veleni vari dragati dalle aree industriali e portuali più devastate, con quantitativi di metalli, pcb e idrocarburi contaminati anche 100 mila volte superiori ai limiti europei, che rischiano di inquinare ancora di più i nostri mari;
- una vasca di colmata è stata realizzata a San Benedetto del Tronto: obiettivo noto - si diceva - era soltanto quello di dragare il porto togliendo la sabbia in eccesso, non adatta al ripascimento;
- dopo la suddetta delibera e dopo il Decreto del dirigente del P.F. Difesa della Costa Regione Marche - Vincenzo Marzialetti - n.54 del 30.04.2009, che ha autorizzato al deposito in cassa di colmata a San Benedetto del Tronto, nel quale - altresì - si legge esattamente, relativamente al previsto trasbordo nella cassa di colmata dei Ancona, che: "il crono programma relativo alle attività dell'accordo hanno subito una traslazione...", si è dato seguito all'appalto dei lavori ed al successivo Affidamento alla Ditta esecutrice;
- la caratterizzazione dell'area del porto di Senigallia risulterebbe essere stata effettuata da ARPAM secondo le modalità indicate da ISPRA nel piano di caratterizzazione ed i risultati della caratterizzazione sarebbero stati trasmessi da ARPAM ad ISPRA secondo quanto previsto dall AdP;
- la caratterizzazione dei sedimenti del porto di Senigallia sarebbe stata eseguita conformemente a quanto previsto dalle Linee Guida Regionali adottate da D.G.R. n.255 del 23.2.2009 ed i risultati avrebbero confermato che i materiali da dragare rientrano nella classe B, per cui sarebbe praticabile l'opzione di gestione: "Refluimento all'interno di vasche di colmata o strutture di contenimento poste in ambito marino costiero, con impermeabilizzazione laterale e sul fondo, prevedendo anche il riutilizzo della superficie (destinazione d'uso finale: suolo). L'ISPRA in data 22.4.2009 esprimeva parere favorevole di competenza indicando che i sedimenti del Porto di Senigallia sarebbero stati compatibili al refluimento nella cassa di colmata;
- il dragaggio doveva avvenire unicamente all'interno di un'area specificatamente indicata del Porto di Senigallia (Darsena ex Cantiere navalmeccanico" e non in altre.
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Queste le premesse del resoconto di una "storia" che deve essere l'occasione per svolgere una disamina approfondita perché è doveroso e di interesse pubblico che il "materiale fangoso" che viene sversato nella cassa di colmata del molo nord del porto non sia tale da contaminare l'ambiente marino circostante, e che lo stesso sia "sversato" con tutte le dovute cautele e precauzioni, con tutti i controlli necessari ed indispensabili a tal fine.
Ciò, in quanto:
= la Ditta esecutrice dei Lavori, che risulterebbe essere la Cooperativa San Martino di Marghera, sta tuttora riempiendo la cassa di colmata di "materiale" proveniente dal porto di Senigallia;
= l'esame di un campione del fango depositato, secondo il rapporto di prova n.14501 (che si allega) consegnato al Laboratorio Bucciarelli di Ascoli Piceno contiene tra l'altro: escherichia coli (100 unità su grammo), streptococchi fetali (40 unità per grammo), piombo (9,840 parti per milione), mercurio (0,290 parti per milione), cadmio (0,820 parti per milione) e spore di batteri mesofili anerobi (96.000 unità formanti colonie per grammo): percentuali - forse anche tutte legittimate - ma in ogni caso allarmistiche;
= quello che proviene dal Porto di Senigallia, tutt'altro che essere soltanto "fanghi", in realtà è un coacervo di materiali di ogni genere: plastica, vestiario, reti, stracci, traversine di ferro, tonnellate di cavi di acciaio e perfino binari ferroviari, e tutto quanto altro possibile e non descrivibile e/o inquadrabile in un genere specifico, tutto quindi, e non solo "fanghi", o meglio quei fanghi, che la legge prevede possano rientrare nei "sedimenti" compatibili al reflui mento nella cassa di colmata", anche perché in nessuna parte del decreto n.152/2006 o nel successivo n.4 del 1.1.2008, vi è spazio per materiale "ulteriore", oltre ai "fanghi";
- nè è dato sapere quale incidenza possa avere l'introduzione di tali altri "materiali" sulla composizione chimica nell'unione con gli altri elementi che compongono quei "fanghi";
- né un'analisi di questo tipo risulta essere stata fatta dall'ARPAM (e/o dagli altri Organi deputati alla cura ed alla salvaguardia dell'Ambiente e della vita umana!!) che si è limitata a far sapere, sia pure "indirettamente" che "la sabbia" in essa trasbordata è perfettamente compatibile al conferimento nelle vasche di colmata, non essendo "un rifiuto speciale".
Questo è stato detto dall'Assessore competente alla stampa riscontrando le contestazioni mosse, ma è stato contraddetto - subito dopo - dalla stessa ARPAM che ha invece riconosciuto e confermato che la vasca di colmata è in realtà una "discarica speciale";
- il Codice della Navigazione ha demandato al comandante del Porto la vigilanza sulla sicurezza di tutte le operazioni che sono svolte sulle navi in rada o agli ormeggi; il comandante deve vigilare sull'operato delle stesse, monitorando tutte le operazioni ivi svolgentesi nell'ambito dei poteri ordinativi ad esso attribuiti - qualora opportuno e necessario, e tutto questo in un'ottica di gestione della sicurezza e dell'igiene del lavoro a bordo delle navi in ormeggio, all'uopo supportato dai tecnici di porto che coadiuvano il comandante in questi compiti.
Proprio a tal fine, ci si chiede se siano stati e/o vengano effettuati tutti i controlli necessari cautelativi all'interno dell'imbarcazione-pontone che sta effettuando i lavori di cui sopra, nella quale stanno lavorando delle persone palesemente sottoposte alle esalazioni ed agli odori provenienti dai "materiali" che trasbordano, a stretto contatto, sia con le "polveri" da essi provenienti, che possono essere facilmente inalate, sia con lo stesso "materiale" inquinato;
- oltre ciò, vi sono persone (come tutte quelle che generalmente transitano per lavoro sulla banchina e nel porto) che possono attestare che il materiale trasbordato "aleggia" e "sgocciola" continuamente sopra la banchina, a stretto contatto con operatori, pescatori, persone, visitatori e quant'altro ed a stretto contatto con "il pescato" dei vari pescherecci, con tutte le conseguenze derivanti, come anche visibile dalle foto qui allegate;
- inoltre, vi sono persone che hanno più volte visto "sciacquare" in mare le "ganasce" "sgocciolanti", così versando a mare il residuale ormai liquido!
- ma c'è di più: il suddetto progetto esecutivo dell'Ing. Mastrangelo, dell'Ing. Mastroberti e dell'Ing. Valenza, pur essendo stato adeguato alle prescrizioni suggerite in sede di conferenza dei servizi (5.5.2009) che richiedevano la "copertura" della cassa di colmata, dopo il suo riempimento, ora prevede soltanto una "chiusura superficiale" con "materiale grossolano" inerte di cava (breccia e sabbia) "per evitare la dispersione in aria dei materiali fini";
- ma tale "copertura" - ovviamente - è prevista per la sola ipotesi di riempimento totale della vasca di colmata, e non prima, sempre ammesso - e non concesso - che si riesca a riempirla tutta con i "fanghi di Senigallia"!
- ne consegue che - fino a quando questo non accadrà - la vasca rimarrà "aperta" con inevitabile dispersione in aria dei materiali fini: il fango infatti si asciugherà, si seccherà e volerà via;
- altrettanto ovviamente, le eventuali mareggiate - nell'approssimarsi della stagione autunnale ed invernale - potranno portar via il materiale "altamente inquinante" traslato nella cassa di colmata!
- il progetto esecutivo di cui sopra non prevede la solidificazione del "materiale" inquinante: unico sistema per impedire che "il materiale" trasbordi e diventi oltre che solido anche impermeabile;
- d'altra parte, questa operazione avrebbe un costo non inferiore alle 700-800 mila euro, che attualmente la Regione risulterebbe non possedere, né tanto meno il Comune di Senigallia!!! E allora??????
- ed allora la vasca di colmata rimarrà aperta fino a data da destinarsi, con conseguente rischio e pericolo per la salute pubblica, per il nostro mare, per San Benedetto;
- tra il "materiale" trasbordato nella vasca di colmata, vi sono - come sopra detto - traversine in ferro e rotaie. Poiché questo è materiale pesante che va a fondo, oltretutto modificandosi, finendo per andare a "forare" anche il tessuto impermeabilizzato, finendo nel mare, a ridosso del porto, del nostro porto, a contatto con la nostra vita, con il nostro pescato!
- ancora, le operazioni di trasbordo vengono effettuate proprio in corrispondenza della presa a mare dell'acqua salata a servizio del mercato ittico (!!!), con grave conseguente "rischio chimico" di contatto con "il pescato" e quindi con il pesce "venduto" al pubblico, data la vicinanza delle manovre operative.
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Tutto quanto sopra esposto - lungi dall'intento di voler fare attacchi politici o di creare allarmismi sociali - unicamente con lo scopo di fare tutto il possibile o comunque del nostro meglio, per evitare di aumentare il rischio di dispersione di sostanze cancerogene nell'eco-sistema marino e nell'ambiente circostante, anche nel rispetto delle normative europee (la direttiva sulle acque di Bruxelles n.60/2000 che raccomanda di ridurre entro il 2020 le emissioni di sostanze "prioritarie pericolose" (derivanti dalla sintesi di materiali organici prodotti dall'uomo) che si annidano nei fanghi di dragaggio: muoversi e trasportarli, significa aumentare ancora di più l'inquinamento marino!
Ricordiamo che la recente Direttiva n.2008/99/CE ha introdotto l'obbligo degli Stati membri di sanzionare a libello penale una serie di condotte illecite anche di persone giuridiche e/o Enti, nei vari settori della tutela dell'inquinamento (acque, aria e rifiuti) al fine di attuare una efficace protezione di beni fondamentali, quali l'eco-sistema, l'ambiente, la salute e la pubblica incolumità.
Pertanto tutto ciò premesso, i sottoscritti tutti, come sopra generalizzati,
presentano questo esposto, con il quale hanno precisato tale situazione, fin d'ora dichiarando la propria volontà di trasformare tale esposto in formale
denuncia/querela qualora dovessero essere riscontrati e/o accertati ipotesi di reati nella fattispecie sopra esposta, nei confronti di tutte le persone, gli enti e/o organi coinvolti nella vicenda, e/o comunque di chiunque altro dovesse essere ritenuto responsabile nel caso di specie per i reati eventualmente dalla stessa ravvisati.
A tal fine, con estrema urgenza:
= previa acquisizione di tutta la documentazione relativa, attinente il suddetto progetto, e quindi previa acquisizione del progetto esecutivo anzidetto,
= considerando che detto progetto esecutivo non prevede la "solidificazione" del materiale inquinante e che quindi, in tal modo, la cassa di colmata, non ermeticamente chiusa e "sigillata" potrebbe in realtà costituire un gravissimo pericolo per l'ambiente e la salute pubblica, anche perché soggetta ai vari fenomeni atmosferici ed a mareggiate, che potrebbero disperdere nell'aria e nell'ambiente circostante, oltre che nel mare, materiale altamente inquinante
Si chiede
= che il Giudice Voglia provvedere ad accertare, verificare, controllare, le caratteristiche dei "materiali" finora trasbordati nella vasca di colmata, trattandosi non soltanto di "fanghi", anche ai fini dell'accertamento e del controllo della esatta zona di provenienza, rispetto a quella prevista;
= accertare quindi il grado di inquinamento dei materiali trasbordati e soprattutto se la normativa esistente consente a quella "miscellanea" di materiali che ad oggi viene versata "legittimamente" nella cassa di colmata, possa rientrare o meno tra i "fanghi" previsti dalla legge;
= nonché accertare e verificare tutte le conseguenze derivanti dall'immissione di traversine, rotaie e similari nella vasca di colmata;
= con richiesta - in ogni caso - di accertamento e controllo delle condizioni di igiene e sicurezza e/o a difesa della salute, di tutte quelle persone che stanno lavorando all'interno delle imbarcazioni-pontone che stanno eseguendo i lavori anzidetti di trasbordo, in relazione ai "materiali" che prelevano, portano e trasbordano;
= comunque ordinare lo spostamento del trasbordo dei "fanghi" anzidetti, al fine di evitare qualsiasi contatto con la presa a mare dell'acqua salata a servizio del mercato ittico;
Chiedendo altresì
= l'intervento di tutti gli organi competenti affinché controllino costantemente tutte le operazioni anzidette, al fine di evitare conseguenze dannose in ambito circostante e/o comunque a chiunque circola in ambito portuale;
= l'intervento di tutti gli organi competenti affinché controllino costantemente che tutte le operazioni anzidette si svolgano nel rispetto delle regole e delle normative all'uopo previste;
= l'intervento di tutti gli organi competenti affinché controllino costantemente che tutte le operazioni esecutive anzidette si svolgano nel rispetto delle leggi in materia di sicurezza e tutela della salute del lavoratore, con riferimento a tutti coloro che operano e lavorano all'interno delle imbarcazioni-pontoni che stanno eseguendo i lavori di prelievo-trasporto-trasbordo;
- nonché, l'intervento di tutti gli organi competenti - nel caso in cui la vasca di colmata di San Benedetto del Tronto dovesse comunque "permanere" e rimanere nella zona portuale nord, e data la potenzialità inquinante di materiale destinato a rimanere "scoperto" a tempo indefinito, con gravissime ripercussioni sulla salute pubblica e sull'ambiente - affinché deliberino e provvedano a che la stessa sia "solidificata" entro brevissimo tempo, per evitare rischi di inquinamenti, considerando che il pericolo cagionato dai materiali contenuti nella cassa di colmata è caratterizzato già soltanto dalla "potenzialità" dello stesso di diffondersi ampiamente nello spazio circostante (art.449 c.p.) in mancanza della "solidificazione" prevista per legge - che impedisce la "polverizzazione" (essendo stata soltanto questa "accortezza" e condizione, unica a legittimare l'esistenza della "cassa di colmata", questa vera e propria "discarica" marina, creata persino in controtendenza con le normative europee, anche perché non affatto sicure, a rischio continuo di versamenti o sgocciolamenti di percolato) e considerando - nel caso di specie - la ricorrenza di un giudizio di probabilità relativo all' "attitudine" di un certo fatto a ledere e/o mettere in pericolo un numero non individuabile di persone, non venendo meno la qualificazione di grave pericolo, anche se l'evento non si verifica e/o non si sia verificato, essendo sufficiente - per la sua sussistenza - soltanto la prova che dal fatto derivi un pericolo per l'incolumità e la salute pubblica e non necessariamente anche il danno, e la "potenzialità" espansiva del nocumento.
Con ogni altro provvedimento necessario e/o opportuno nel caso di specie.
Chiedendo, comunque, di essere informato, in caso di archiviazione.
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24/09/2009
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Kevin Gjergji