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Da Modena a San Benedetto

Modena | Ho visto una folla numerosa seguire in ascetico silenzio la lezione magistrale del filosofo Giovanni Reale dedicata a “Il mito di Er”.

di Silvio Venieri

Ho verificato la presenza di una nutrita schiera di persone, così imponente da riempire una vasta piazza, che godevano, in un'atmosfera di magica empatia, dei ragionamenti su "Fato e libertà" del filosofo Emanuele Severino. Ho osservato giovani, allineati in file composte, in emozionata attesa prima di giungere al cospetto del grande pensatore Zygmunt Bauman per ottenere un suo autografo.

Ho considerato con quanto profondo interesse il pubblico, così numeroso da non poter essere contenuto nell'aula del Centro Sperimentale di Poesia di Modena, seguiva la lettura dei versi del poeta Valerio Magrelli. Ho respirato l'entusiasmo che aleggiava nelle piazze, nei cortili e nella chiese di Modena, Carpi e Sassuolo, brulicanti di teste pensanti accorse per seguire la decima edizione del Festival della Filosofia e non ho potuto censurare l'intensa emozione che mi pervadeva.

Lezioni magistrali, mostre, concerti, film, giochi, cene filosofiche hanno animato le tre città emiliane, calamitando 150 mila presenze nei tre giorni della manifestazione (si è calcolato che nei dieci anni i partecipanti siano stati circa un milione). Alberghi che hanno fatto registrare il tutto esaurito, ristoranti stracolmi, bar affollati ad ogni ora del giorno, librai che hanno venduto testi come non mai, operatori turistici e commerciali che hanno benedetto la fortuna (è proprio il caso di dirlo: l'edizione di quest'anno era dedicata alla dea bendata) di poter ospitare la kermesse.

Sono sicuro che molti di coloro che hanno avuto modo di godere delle bellezze e dell'ospitalità del territorio interessato dagli eventi saranno tentati un domani di farvi ritorno così come sproneranno altri a visitarli. Trova conferma il convincimento che gli eventi culturali, il cui svolgimento comunque sarebbe giustificato per la loro valenza intrinseca, costituiscano un efficace volano per il turismo e l'economia locale, forse l'unico valido canale per intercettare nuovi flussi vacanzieri, in un'epoca in cui sono assoggettati ad una concorrenza sempre più globale.

 Scrive Aldo Bonomi su "Il Sole 24 Ore" dello scorso 12 settembre a proposito dei festival moltiplicatisi con successo negli ultimi anni : "Una riflessività diffusa che segnala una mutazione in corso nell'economia e nella composizione sociale del Paese importante per capire come l'Italia si riposizionerà nel mondo post-crisi".
Sentimenti contrastanti ha generato in me la sortita in terra emiliana. Ho provato una profonda soddisfazione nell'assistere ad una sorprendente mobilitazione di popolo, costituito per la maggioranza da giovani, intorno a temi sicuramente di non immediata fruibilità, segnale evidente che l'esigenza di approfondimento, di riflessione, di impegno è ancora oggi avvertita.

Ho pensato che, forse, tutto è riconducibile all'interno delle mura di una cittadella assediata, una Fortezza Bastiani isolata nel Deserto dei Tartari fatto di una deprimente vacuità che pare ammantare incontrastata tutti i settori sociali, dai suoi livelli più alti -con il ceto politico e alcuni rappresentanti apicali delle istituzioni sempre più sedotti da mercimoni postribolari e sempre più abbandonati, con stupefacente non chalance, ad una allarmante deriva etico-comportamentale -a quelli che compongono la cosiddetta base popolare, narcotizzati dai circuiti del consumismo e dell'informazione di massa, e forgiati secondo gli stilemi stereotipati della post-modernità.

Nel contempo ho avvertito amarezza ponendo mente all'assenza sul nostro territorio di eventi organizzati riguardanti l'espressione del pensiero umano che siano in grado di dare un apporto significativo allo sviluppo culturale e civile e possano vantare un livello qualitativo tale da costituire una fonte di attrazione sullo scenario nazionale o, perlomeno, regionale: in questo la nostra terra picena è una vera e propria "isola infelice".

27/09/2010





        
  



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