In questi giorni i Consigli Comunali dell’ATO 5 – l’Autorità di bacino che controlla tutto il “percorso” dell’acqua, dalla captazione allo smaltimento -, praticamente tutti i Comuni della futura dimezzata Provincia di Ascoli Piceno, sono chiamati a pronunciarsi su un regolamento per l’affidamento alla società CIIP – società a totale capitale pubblico costituita dagli stessi Comuni – del servizio di gestione delle acque.

La legge che regolamenta questa complessa materia è stata oggetto di aspre contestazioni da parte di numerose amministrazioni locali (Regioni, Province e Comuni) e associazioni, tra le quali il Contratto Mondiale sull’acqua. La critica di fondo alla legge riguarda la possibilità che si possa affidare a società di capitale la gestione di un servizio essenziale come quello dell’acqua.

Già a questo punto la questione è complicata, perché non è facile far capire ai cittadini quali compiti hanno questi organi  (ATO e CIIP) e cosa potrebbe cambiare nella qualità e nel costo del servizio. Se a questo poi aggiungiamo che è allo studio una legge regionale che prevede un passaggio alla Provincia di alcuni compiti di controllo e gestione dei servizi connessi con l’acqua, la materia diventa ancora più ingarbugliata.

I Consigli Comunali che si apprestano ad affrontare lo studio e l’approvazione del regolamento per l’affidamento del servizio al CIIP  debbono vigilare affinché tale regolamento non limiti il potere di controllo e di indirizzo dei Comuni. sulla gestione delle acque e che tale gestioni rimanga sotto il totale controllo pubblico.

E poiché – data la composizione del CIIP  - c’è il rischio che gli stessi soggetti risultino essere allo stesso tempo controllori e controllati, è auspicabile che sia prevista una forma di coinvolgimento dei cittadini nel controllo del servizio (qualità delle acque, condutture, depuratori, ecc.) , definendo ambiti di confronto con l’Autorità di Bacino.