Nasce Freeships: la rivoluzione dei porti a scomparsa
| Vi anticipiamo in esclusiva un avveniristico progetto nato a Vicenza: eliminerà i problemi di spazio e di impatto ambientale di porti e darsene; un problema sentito anche nelle Marche
di Pierpaolo Pierleoni

Una rivoluzione. Chi l’ha progettata e cercherà di diffonderla nei prossimi mesi e anni la definisce così. Il progetto Freeships (www.freeships.eu), elaborato in esclusiva mondiale dalla società Eliver srl di Vicenza tramite il suo centro studi, potrebbe davvero stravolgere l’assetto e la concezione di porti e darsene, e risolvere in via definitiva i problemi di posti barca ed impatto ambientale, che anche nel territorio del Fermano, in particolar modo a Porto Sant’Elpidio, da tempo ormai scatenano scontri accesi tra amministratori ed ambientalisti. L’idea dei progettisti, sui cui dettagli vige ancora il massimo segreto e qui rappresentati dal Sales Executive Manager Rocco D’Ospina è quella della realizzazione di porti a scomparsa. Moli dall’impatto visivo quasi inesistente, con enormi rimesse per natanti fabbricate sottoterra, o in modo da mimetizzarsi perfettamente nell’ambiente.
Le barche vengono in pratica prelevate dall’acqua e ‘parcheggiate’, in orizzontale, all’interno del sito. Bastano spazi molto ristretti, sono sufficienti pochi metri di costa per realizzarle, e sono destinate a natanti di dimensioni tra i tre e gli otto metri. Il processo si attua attraverso fasi completamente meccanizzate. Si parte dalla presa a mare delle barche. Queste, attraverso un sistema meccanico informatizzato, vengono posizionate su una struttura, poi trascinate ed incanalate su dei binari, fino ad arrivare al deposito. A quel punto, i natanti vengono posizionati in orizzontale, ed accatastati su più livelli. Fantascienza? No, è un’idea avveniristica brevettata, che ha richiesto 5 anni di ricerche e ben 6 milioni di euro di investimenti, e che uscirà allo scoperto a breve, con presentazione, in anteprima mondiale sabato 14 ottobre al Salone Nautico di Genova e poi nelle più importanti città d’Italia. Al momento le tappe fissate sono Livorno il prossimo 23 novembre, poi Otranto, Verona, Messina e Napoli.
Tutto è coordinato da un sofisticato software che gestisce ogni operazione automaticamente, ed ogni porto è inserito in un network che connette tutti i porti Freeships che verranno realizzati a livello mondiale, così da consentire ai gestori di scafi di prenotare dovunque il proprio posto barca durante gli spostamenti. Le operazioni, apparentemente piuttosto complesse, si compiono però in tempi molto rapidi. Appena 10 minuti per avere a disposizione in mare il proprio natante. I vantaggi, a detta dei progettisti, sono decisamente consistenti. Il primo, è quello di minor impatto ambientale. Non più pesanti strutture in cemento, bisognose di spazi molto ampi, ma volumi estremamente ridotti, con fabbricati che possono essere facilmente mimetizzati da sistemi di copertura sui quali vige il massimo riserbo, o addirittura interrati a filo dell’arenile.
Un vantaggio notevole, quindi, anche dal punto di vista dello spazio, con moduli minimi da 50 posti barca, e massimi previsti fino ai 1.500. Il costo sarà un terzo rispetto a quello necessario per le normali strutture portuali, e che consentirebbero alle coste dotate del nuovo, avveniristico porto a scomparsa, di proporre prezzi a dir poco concorrenziali, oltre al netto ridimensionamento delle spese di manutenzione per le barche. Buoni anche i tempi, solo sei mesi per portare a termine i lavori. Un progetto mantenuto segretissimo fino ad oggi, e che nelle prossime settimane verrà lanciato su scala mondiale. Un progetto che guarda al futuro, ma che potrebbe offrire soluzioni importanti già nel presente.
Anche un po’ di Marche parteciperanno a questo progetto visto che l’Agade Communication, agenzia di comunicazione di Vicenza fondata dall’elpidiense Andrea Alessandrini Gentili e dalla pierre vicentina Elisa D. sarà coinvolta nella definizione della strategia comunicativa del nuovo sistema darsene. Il problema porti ha fatto e fa tuttora molto discutere in tante località costiere, nel tratto marchigiano da tempo è al centro di scontri a Porto Sant’Elpidio, dove a giorni si attende una Conferenza dei servizi decisiva per la darsena nella zona nord della città. Ma in tutto il litorale interessato alla costituzione del Parco Marino Piceno la dialettica sull’impatto ambientale dei porti è molto sentita. Senza considerare i numerosi litorali con problemi di spazio, o le città interessate a costruire porti senza affrontare investimenti faraonici. Chissà che gli amministratori locali non si interessino all’iniziativa. Chissà che non sia l’alba di una nuova frontiera.
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11/10/2006
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