Mozione di sfiducia, giorno secondo. Il consigliere comunale Giovanni Chiarini del Gruppo Misto precisa: “prima di protocollare la mozione ho chiamato tutti e quattro i firmatari eletti nel centrodestra, ottenendo il loro espresso beneplacito. E potrei tirare fuori altre mozioni firmate dagli stessi o da altri consiglieri”.

Precisazione che giunge nel momento in cui tre su cinque svicolano o tentano, annunciando espressamente che non voteranno la mozione in aula (Baiocchi), o trincerandosi dietro un “no comment” personale, come nel caso dei due consiglieri di Alleanza Nazionale Eldea Angellotti e Stefano Nico.

Era stato invece il coordinatore comunale di AN Luca Vignoli, l’8 ottobre, a scrivere in un comunicato che “Alleanza Nazionale è forza di governo responsabile e nessun consigliere del suo gruppo intende votare fantomatiche mozioni di sfiducia”. Quasi un ordine di partito. AN, peraltro, si riunirà per discutere l’argomento. Certo è che se l’iniziativa dei due consiglieri non è stata concordata con il partito, le conseguenze non potranno essere lievi per loro, mentre se è stata concordata la caduta della giunta sembrerebbe già avvenuta, ancor prima della discussione in aula.

Tertium datur: i consiglieri o il partito hanno cambiato idea. Se i due consiglieri, pur in assenza di un precedente mandato del partito, è prevedibile almeno un “rimbrotto”. Se a cambiare idea è stata invece AN, il sindaco Martinelli saprebbe di avere un alleato umorale. Solo dalla riunione del coordinamento del partito si avrà un risposta.

Intanto il presidente del consiglio comunale De Vecchis precisa che con ogni probabilità la mozione verrà discussa in un consiglio comunale successivo a quello già convocato per il 21 e 25 ottobre (rispettivamente prima e seconda convocazione). La legge 267/2000, nota come “Tuel” (Testo Unico sugli Enti Locali) impone un minimo di 10 giorni e un massimo di 30 per la discussione in aula di una mozione di sfiducia, che al protocollo di San Benedetto è stata depositata l’11.