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"La festa di San Benedetto Martire celebra l'identità e l'unità del nostro territorio"

San Benedetto del Tronto | Vi proponiamo il discorso del Sindaco Giovanni Gaspari pronunciato durante la seduta odierna del Consiglio Comunale per ripristinare il 13 ottobre festa del patrono San Benedetto Martire.

di Giovanni Gaspari

"Buongiorno a tutti e benvenuti a un momento così particolare per la nostra comunità. Si tratta di un momento particolare perché non capita spesso, naturalmente, che venga modificata la data della festa del patrono.

Ritengo peraltro che una manifestazione profondamente religiosa come questa rivesta anche un carattere laico, rappresentando la città a partire dal suo stesso nome. Accade così un po' in tutta Italia, per non parlare di altri paesi, ovvero in tutti quei centri in cui è appunto il santo patrono ad indicare la comunità nel suo insieme.

La data del 13 ottobre è quella storicamente più accreditata a cui si fa risalire il martirio del ventottenne soldato romano Benedetto, che andò incontro al suo destino nell'anno 304 - e ricordiamo infatti il 1700° anniversario celebrato tre anni fa. Proprio in questi giorni, invece, a testimonianza del grande affetto della cittadinanza per le proprie tradizioni, la riapertura della pieve di San Benedetto Martire al Paese alto è stata accolta da una notevole partecipazione popolare. In questa occasione sono stati scoperti sei pannelli di ceramica del maestro Francesco Pompei, che qui voglio ringraziare per il lavoro di pregio realizzato.

Seguiranno investimenti su Palazzo Piacentini, su cui puntiamo per varie manifestazioni. I dati storici sono noti non da oggi, ma speciali ringraziamenti vanno a coloro che si adoperavano da molto tempo, almeno dall'epoca in cui ero vicesindaco, per ripristinare questa specifica data per la festa del patrono. Ringraziamenti in primo luogo al vescovo Gervasio Gestori, al parroco della parrocchia di San Benedetto Martire don Romualdo Scarponi, al Circolo dei Sambenedettesi, a partire dalla presidente Benedetta Trevisani, a Pietro Pompei, al comitato di quartiere "Paese Alto", particolarmente nella figura della presidente Patrizia Logiacco. Tutte persone che coltivano tenacemente la passione per le tradizioni e l'identità cittadina, come i loro tanti collaboratori.

Passione e amore per la città che naturalmente animano anche il comitato dei festeggiamenti del santo patrono, che ringrazio altrettanto calorosamente, a partire dal presidente Giuseppe Giobbi. Ringraziamenti non meno sentiti, infine ma non da ultimo, a tutto lo staff della "Società sportiva Torrione", che vivacizza la vita del Paese Alto non solo dal punto di vista agonistico, ma anche da quello delle stesse tradizioni. Non a caso i vari organismi operano sovente in collaborazione, e certamente con pari impegno e dedizione nelle varie iniziative portate avanti nel corso dell'anno.

La nostra città possiede un territorio piuttosto ridotto per estensione. Raccogliendo la volontà dei suoi abitanti, la zona di Porto d'Ascoli è stata unita al comune di San Benedetto del Tronto appena 72 anni fa, nel 1935. Ancora oggi si sente dire che permarrebbe un sentimento di lontananza tra gli abitanti di certi quartieri rispetto ad altri. Ma vorrei far notare che proprio una ricorrenza come quella di San Benedetto Martire contribuisce da settant'anni a questa parte alla costruzione di un sentimento di identità condivisa e di vicinanza tra tutti i cittadini, da Fosso dei Galli a San Filippo. In passato i diversi quartieri erano meno amalgamati tra loro, tanto che venivano organizzate feste patronali sparse.

La ricorrenza di San Benedetto Martire celebra quindi concretamente l'identità e l'unità del nostro territorio comunale e di tutti coloro che nel corso di pochi decenni si sono uniti agli abitanti preesistenti, contribuendo realmente a quello che viene chiamato "progresso morale e materiale", oltre che al raddoppio della popolazione residente, dall'immediato dopoguerra alla fine degli anni '70, ai nostri giorni. La festa del patrono riveste da noi questa profonda funzione storica e identitaria.

Dicevo che nonostante il carattere profondamente religioso e storico di questa festa, essa possiede anche un aspetto vistosamente laico, dal momento che nel giorno dedicato al patrono è l'intera comunità che celebra se stessa. Oggi torniamo ad una data fissa per questa ricorrenza, al posto del giorno variabile sin qui osservato, ovvero quel "sabato precedente l'ultima domenica di maggio" che forse non aiutava a fissare la festa di San Benedetto Martire nel cuore della città, dei suoi abitanti e degli stessi visitatori, come avviene ad esempio a Firenze o a Torino, città che condividono la ricorrenza patronale di San Giovanni il 24 giugno.

Da oggi l'identità stessa della nostra città si arricchisce di qualcosa. E nel giorno in cui il Consiglio comunale è chiamato a votare questo cambiamento vorrei far notare la giovane età del soldato romano, i suoi ventotto anni. All'epoca era forse un'età matura, ma che senza eccessive forzature possiamo prendere oggi come simbolo ulteriore di una città come la nostra, costituzionalmente giovane, giovane dentro, e dinamica da sempre, intraprendente, aperta a nuove sfide.

Proprio nel giorno in cui celebriamo una sorta di filologia del martirio di San Benedetto consegniamo ai giovani l'invito a conoscere il passato per saper guardare al futuro e al nuovo. L'esempio di un santo patrono come quello della nostra città è l'incitamento ad un impegno forte, nella vita e nella società. Ai tuoi tempi Benedetto abbracciava una religione che andava diffondendosi, in ogni caso non un pensiero dominante, ma un pensiero in ascesa.

Allo stesso modo i giovani di oggi possono guardare al nuovo e al futuro. Un ulteriore incitamento in questo senso arriva proprio in questi giorni dall'assegnazione del premio Nobel per la pace all'ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore e al Comitato intergovernativo dell'Onu per l'impegno a difesa dell'ambiente, il più lungimirante degli sforzi per la costruzione di un futuro che sia accogliente ed evoluto, guidato dall'intelligenza più che da pratiche autolesionistiche di ricerca del profitto. Come è stato detto, un "ambientalismo del fare".

Anche ai giovani, per condurre più avanti il parallelo con San Benedetto, è richiesta una forma di resistenza nei confronti di ciò che può distoglierli dalla costruzione di se stessi, magari attraverso lo studio e attraverso l'acquisizione di una vera e propria abitudine mentale all'apprendimento e all'innovazione. Il disimpegno è ciò che essi dovrebbero evitare, nelle sue varie forme, da quello personale, all'indifferenza verso l'andamento della società e del mondo.

Alcuni anni fa il premio Truentum Federico Contessi ha contribuito, nella città gemellata di Mar del Plata, in Argentina, alla costruzione di una chiesa dedicata a San Benedetto Martire. Ecco un altro esempio di intraprendenza che ha saputo guardare al futuro non dimenticando il passato, e anzi tornandoci sopra a distanza di tanti anni dalla partenza verso l'emigrazione in America del Sud.

L'identità di una città finisce per essere simboleggiata, nel corso della sua storia, dal suo stesso nome. Cambiare è tipico di questa città, non per una forma di trasformismo che consuma e divora il terreno su cui si muove, non lasciandone traccia, ma per una sua virtù ad apprendere, ad accogliere l'altro, a intraprendere. San Benedetto del Tronto e l'intera regione Marche sono territori che possono vantare una qualità della vita tra le più elevate d'Italia. Qui lo sviluppo non ha consumato l'ambiente, magari rendendo grigio il cielo per un'industrializzazione incontrollata. L'equilibrio con la natura e gli spazi a disposizione è stato sostanzialmente rispettato.

Ma appunto la nostra comunità, che celebra se stessa nel giorno della festa del patrono, non guarda con un eccesso di autocompiacimento alle proprie spalle. È il caso di dire quanto sia vitale che ci interessino di più le mete ancora da raggiungere e le sfide ancora da vincere. L'ultima trasformazione che San Benedetto ha visto in ordine di tempo è l'arrivo di prestigiosi corsi universitari.

La nostra storia va avanti. E se niente verrà stravolto nella vita di questa città, il suo futuro non potrà essere identico al suo passato. Compito di noi tutti è non lasciare nulla di intentato per andargli incontro, mettendo in pratica quello che saremo in grado di immaginare, per il benessere delle future generazioni".

13/10/2007





        
  



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