Smantellata la rete dello spaccio della cocaina dei VIP
San Benedetto del Tronto | Il traffico illecito era gestito da unalbanese di 25 anni. La polizia ha scoperto tra i clientipersone insospettabili e benestanti della riviera.

HOXHA è stato prelevato presso la sua abitazione, dove si trovava agli arresti domiciliari in quanto la scorsa estate era già stato arrestato in flagranza dalla Polizia per spaccio di cocaina.
Nell'arco di circa un anno e fino ad epoca recente, nonostante la giovane età ed il suo status di incensurato, il predetto ha gestito in maniera scaltra ed attenta una fiorente attività di spaccio rivolta soprattutto ad una clientela di "elite". Attività che gli ha consentito di mantenere un tenore di vita elevato, nonostante lo stesso non svolga da anni alcuna attività lavorativa.
L'arresto costituisce l'atto finale di oltre un anno di laboriose indagini, iniziate nel settembre dello scorso anno e condotte con intercettazioni telefoniche, pedinamenti e vari sequestri di stupefacente. Indagini che hanno consentito di interrompere un vasto smercio di cocaina, gestito prevalentemente da albanesi ma anche da italiani, che aveva le sue basi operative nel capoluogo e lungo la costa adriatica.
Nel corso delle investigazioni, infatti, sono stati arrestati in flagranza di reato tre "corrieri" di stupefacente, sono stati complessivamente sequestrati oltre 200 grammi di cocaina, sono state denunciate 20 persone ed è stata sequestrata un'autovettura utilizzata per il trasporto della droga.
E' stato accertato che gran parte della cocaina proveniva dai vicini centri di Martinsicuro ed Alba Adriatica.
Molti dei clienti erano facoltosi imprenditori e liberi professionisti, tra cui anche un medico ed il gestore di uno chalet, entrambi di San Benedetto del Tronto, nonché un affermato costruttore della provincia di Macerata, a conferma del dato, ormai sempre più allarmante, della diffusione della droga presso tutti gli strati sociali, con una trasversalità che, purtroppo, attraversa ogni fascia di età e professione.
Parte degli ingenti proventi dell'attività di spaccio veniva poi reinvestita nell'acquisto di ulteriori partite di stupefacente, in un vortice crescente di affari illeciti.
Gli indagati, per dissimulare la loro illecita attività, conversavano al telefono parlando di "DVD", "caffè" e "inviti a cena". Espediente che non ha impedito agli investigatori di inchiodarli alle loro responsabilità, accertando che quel linguaggio convenzionale si riferiva esclusivamente allo stupefacente
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14/10/2010
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