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Lo studioso Guarnieri ricostruisce la storia di Corso Umberto

| CIVITANOVA MARCHE - Da alcune settimane, in particolare nel centro città, l’attenzione è rivolta al cantiere che sta lavorando in corso Umberto e nella vicina via Zara.

Come noto, infatti, il Comune di Civitanova ha dato vita, con al collaborazione di professionisti esterni, ad un progetto di riqualificazione del borgo marinaro, che interesserà precipuamente il Corso, la cui fisionomia attuale risale agli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale.

Da allora esso rappresenta il cuore della città e oggi, soprattutto nel fine settimana, è il luogo privilegiato per il passeggio, grazie anche alla presenza di numerosi negozi, locali e punti di ritrovo.

Ma inizialmente la funzione del Corso era ben diversa. Come riferisce Angelo Guarnieri, esperto di storia locale e autore di numerose pubblicazioni in materia, fino agli anni ’30 esso era la via Aprutina (o Lauretana) e rappresentava l’unico collegamento tra nord e sud, attraversando l’incasato del Porto da via Indipendenza all’estremità nord dell’attuale corso Umberto. La “bretella” dell’odierna Statale “Adriatica” infatti fu realizzata tra il 1932 e il 1933 a monte della fornace Ceccotti.

Negli anni successivi la vecchia via Aprutina comincia a cambiare aspetto: vengono infatti realizzati lavori di pavimentazione e quello che diverrà il Corso acquisisce a poco a poco la fisionomia che conserva tuttora.

“Davanti alle case, sul Corso – scrive Guarnieri – solo qualche proprietario aveva, a proprie spese, realizzato una specie di marciapiede ognuno di diverse dimensioni. Il Corso, allora denominato <lo stradone>, era stato realizzato con pietrisco e ghiaia pressati.

Durante il periodo estivo il Comune provvedeva, con una autobotte con getti a pioggia laterali, ad annaffiarlo per eliminare la polvere e pulirlo dagli escrementi dei cavalli che trainavano i carri con le merci varie.

Le aiuole sui marciapiedi, fin da prima della seconda guerra mondiale, erano di forma rettangolare ed erano recintate con paletti squadrati di legno, verniciati di verde, e filo di ferro. Le piante erano non molto alte. Nel dopoguerra, per un periodo, vi furono piantate delle palme basse, poi delle piante di lagerstroemia dell’altezza di circa tre metri con fiori color rosa.

Le pavimentazioni – aggiunge Guarnieri - furono due: la prima, risalente agli anni ’30, di mattonelle di gres o di cemento con rigature superiori, mentre la seconda, che corrisponde a quella attuale, fu realizzata intorno agli anni ’50-’60 con mattonelle d’asfalto”.

Proprio la pavimentazione è uno degli aspetti che saranno particolarmente interessati dal progetto di riqualificazione del Corso. Le attuali mattonelle dei marciapiede verranno infatti sostituite da una pavimentazione in pietra bicolore, tendente al bianco nella fasce adiacenti ai fabbricati e al cordolo, grigia nella parte centrale.

“L’intervento in fase di realizzazione – dice l’assessore ai lavori Pubblici, Vincenzo Ripa – rinnoverà dopo cinquant’anni quello che è considerato a buon diritto il salotto buono della città.

Ci auguriamo che, grazie al nuovo look al quale si sta lavorando, il Corso veda ulteriormente valorizzata la sua vocazione di punto di riferimento di un vasto comprensorio, sia dal punto di vista sociale sia a livello commerciale”.

15/10/2004





        
  



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