La seconda personalità che caratterizza la duplicità nasconde la parte imprevedibile e timorosa dell’io, quella parte di noi che vogliamo celare al mondo perché critica. La letteratura e l’arte affrontano il tema dell’alterità, mancando il fatto che all’interno di una stessa persona possono coesistere personalità differenti, ma spesso l’alter sovrasta l’io.

In sostanza lo sdoppiamento della personalità porta ad emergere la parte nascosta ma più forte di noi. La tematica del doppio è presa in considerazione da Pirandello ne “il fu Mattia Pascal”. Infatti il protagonista si dimostra incapace di liberarsi dalle maschere che la società gli impone.E in questa nuova personalità che egli stesso decide di crearsi, trova la soluzione per ottenere un riparo dalla realtà esterna.

Il caso più conosciuto è tratto dal libro scritto da Robert Louis Stevenson: lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.  Il dottor Henry Jekyll  nel corso dei suoi studi sulla psiche umana, è illuminato dall’esito:“l'uomo non è veracemente uno, ma veracemente due”. Procedendo nello studio, individua una miscela di sostanze in grado di trasformare la sua personalità, destrutturando l’unità dell’essere umano e stimolandolo ad agire secondo condotte differenti dalla norma. La prima personalità incarnava un uomo rispettoso ed educato, la seconda (indotta dalla trasformazione)egoista, asociale, violenta.

In tutti noi coesiste la necessità di tenere a bada gli istinti, per non incorrere in sfrenate necessità egoistiche generate da impulsi malsani, ma tentiamo di tenerle a bada con il buonsenso. Ma a volte la maschera è un velo che oscura la realtà, e nascondersi a lungo non è segno di naturalezza. Allora viene da chiedermi…è l’identità o l’alterità che ci rende felici?