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Progetto Bolero-Spadò

| RICCIONE - Il cinema, la danza, la musica, la pittura, la televisione nella favolosa Parigi degli anni ’30.

Un insegnante rinviene in una soffitta un pacco contenente quelle che sembrano vecchie cartacce… Inizia così la straordinaria riscoperta di Alberto Spadolini (Ancona 1907 – Parigi 1972), artista emigrato in Francia all’inizio degli anni trenta.
‘Spadò’, come era soprannominato a Parigi, è annoverato fra i pittori francesi e svedesi (in Italia è pressoché sconosciuto), e detiene senz’altro il primato del più eclettico e versatile artista del secolo scorso. E’ stato infatti ballerino, coreografo, attore, regista, adattatore dei dialoghi, cantante, pittore, scenografo, restauratore…
La sua storia ci permette anche di rivisitare grandi miti dell’arte internazionale come Anton Giulio Bragaglia, Jean Cocteau, Joséphine Baker, Marlen Dietrich, Jean Marais, Mistinguette, Maurice Ravel, Roberto Rossellini ...
 
Abbiamo intervistato il prof. Travaglini, autore della scoperta.
“Anni fa, ispezionando la soffitta della signora Giorgia, sorella dell’artista anconetano Alberto Spadolini, mi sono imbattuto in una scatola contenente vecchie fotografie, documenti, ed articoli di giornale provenienti da tutto il mondo. Curioso per natura, ho iniziato a tradurre questo materiale ed è tornata alla luce la straordinaria vicenda di un giovane scenografo, emigrato in Francia all’inizio degli anni ’30 e diventato, nel giro di pochi mesi, stella di prima grandezza … nella danza!

Tutto è cominciato nella primavera del 1932. Spadolini, sporco di vernice e madido di sudore, è a Villefranche-sur-mer per dipingere, insieme ad altri giovani decoratori, gli interni di una sala da ballo. Durante una pausa dell’allestimento scenico egli è come rapito dalla musica degli orchestrali che stanno provando una partitura.

 
‘Danzò selvaggiamente’ ricorda Anton Giulio Bragaglia in un capitolo dedicato a Spadolini ‘esprimendo al di là dei canoni scolastici, che gli erano ignoti, un lirismo coreico sgorgante primitivo e prepotente. Per fortuna che quella volta, fu visto dall’impresario lirico del Casinò di Parigi. Egli lo scritturò come fenomeno artistico inserendolo nei suoi spettacoli’.

In allegato altre info e il resto dell'intervista.
  
 

20/10/2004





        
  



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