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Sadam: cosa succederà nei mesi a venire

Fermo | Molte le manifestazioni di settore e gli incontri politici. Non mancano ipotesi di riconversione

di Pierpaolo Pierleoni

Ma se la Sadam di Campiglione dovesse in effetti arrestare la propria produzione bieticola, quale scenario andrebbe ad aprirsi? Trovare una risposta chiara, in un momento di grande incertezza, sembra impresa complessa.
 
Intanto si preparano imponenti manifestazioni a livello nazionale. La prima ci sarà già domani, quando produttori e lavoratori del settore bieticolo di tutto il Paese si troveranno a Roma per una dimostrazione davanti a Palazzo Chigi per richiedere la  massima collaborazione da parte del Governo. Una manifestazione ancora più significativa avrà luogo il mese prossimi, in data da stabilirsi, proprio a Bruxelles, davanti alla sede della Commissione europea, dove con ogni probabilità verrà sancita la condanna a morte di alcuni stabilimenti italiani.
 
Per quanto riguarda la politica interna, proseguiranno intensi incontri con il Ministro delle politiche agricole Alemanno e con quello per le attività produttive Claudio Scajola, alla ricerca di un accordo più efficace per le parti coinvolte. Nell’incontro di ieri sera, il sindaco di Fermo Di Ruscio ha anche detto di aver ricevuto garanzie dal segretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta che il Governo avrebbe convocato a breve un tavolo per discutere esclusivamente del problema zucchero.
 
Ma al di là degli incontri, dei vertici politici e delle manifestazioni di piazza, sembra a questo punto inevitabile che la Sadam di Campiglione di Fermo sia vicina alla chiusura. A questo punto, sarà da chiarire la cifra di indennizzo che in Europa verrà stabilita per le produzioni che decideranno di chiudere gli stabilimenti, per ora si parla di un premio di circa 730 euro per tonnellata di zucchero, cifra che nelle casse Sadam, in caso di smantellamento, porterebbe circa 56 milioni di euro.
 
Resta invece estremamente aperto il tavolo della riconversione. Molte imprese infatti, a fronte della probabile chiusura, avrebbero ipotizzato la possibilità di iniziare attività alternative, che potrebbero consistere nella raccolta e lavorazione di zucchero di canna, oppure nella ricerca di energia alternativa, tramite produzione di bioetanolo. Non è u caso che una delle principali critiche mosse dalle associazioni sindacali al Governo sia stata quella di non aver predisposto un progetto di riconversione delle aziende da chiudere.
 
Il futuro della bieticoltura quindi, se da un lato appare segnato, dall’altro ha ancora molti punti interrogativi.

20/10/2005





        
  



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