Grande successo per il convegno "Io gioco pulito" che si è tenuto questa mattina presso l'Auditorium Comunale. L' incontro fa parte dell'iniziativa "E' viva la vita se vivi lo sport", una campagna informativa sul doping organizzata dalla Banca di Credito Cooperativo Picena Truentina e la Banca di Credito Cooperativo di Ripatransone, con il patrocinio della la Partner srl e la Provincia di Ascoli Piceno.

Sono intervenuti ospiti d'eccezione, introdotti dal giornalista di Sky TV Maurizio Compagnoni, che hanno estasiato i 150 studenti delle scuole medie inferiori di San Benedetto: dal pluri campione olimpionico Jury Chechi, al professore dell'UNICAM Pierluigi Pompei, dall'allenatore di calcio Stefano Colantuono fino al campione paraolimpico Giorgio Farroni, medaglia di bronzo nel ciclismo a Pechino. Tutti portatori delle proprie esperienze, tutti contro il doping.

"La cosa grave è che anche per le gare non agonistiche, come le gare podistiche delle sagre di paese, gli atleti assumono sostanze illecite. Si sa che il doping è sempre un passo avanti rispetto all'antidoping - spiega Pompei - è per questo che bisogna cominciare a fare una grande campagna di prevenzione ed educazione per evitare che questi fenomeni continuino ad aumentare di frequenza".

I rischi in materia di salute che questa sostanze provocano sono sempre più gravi ma sembrano passare inosservati rispetto alla voglia di vincere e di arrivare: "E' questo modo di vedere che è sbagliato - spiega Colantuono - perdere non è male, non è un disonore. Purtroppo i media hanno l'abitudine di pressare e di far percepire un messaggio molto negativo ovvero che la sconfitta è solo una grave onta e non un motivo per migliorare e crescere".

Il mondo del doping inventa ogni giorno nuove sostanze, nuovi intrugli per "andare più forte" e a volte è proprio la mancanza di risorse economiche a permettere che la diffusione e l'uso di sostanze illecite dilaghi: basti pensare che un kit di analisi costa 600 euro e le sostanze diventano sempre più impossibili da scovare. Non solo, perché un nuovo timore è dietro la porta. Il timore del possibile sviluppo del doping "genetico" (definizione: grazie alla genetica, fra non molti anni saranno pronti vaccini che potranno inserire geni artificiali nei geni delle cellule muscolari, per esempio geni in grado di codificare una proteina o un ormone che stimolano la crescita muscolare oppure geni che attivino la produzione di miosina IIb (un'isoforma della miosina, comune in piccoli mammiferi), con velocità di contrazione altissima che darebbe più potenza alle fibre veloci (in tal modo si potrebbero correre i 100 m in 8" n.d.r.).

"Cavalli da corsa si nasce, non lo si diventa - sostiene il campione paraolimpico Farroni - un asino, anche se prende certe sostanze, rimane tale. Il solo modo per riuscire è l'allenamento e soprattutto la predisposizione per certi sport. Molto spesso sono i genitori che spingono i propri figli a fare una determinata scelta sportiva senza preoccuparsi se il proprio pargolo sia predisposto o no; e la predisposizione fisica e mentale è fondamentale per riuscire a diventare campione in uno sport!"

Il doping crea dipendenza, questo si, ma "E' un tunnel da cui si può uscire - spiega il campione Chechi - ci si può redimere anche se non trovo che sia eticamente corretto che, chi ha fatto uso di queste sostanze nella sua vita atletica, vada poi a fare l'allenatore, non sarebbe di buon esempio e potrebbe far incappare i propri allievi nel turbine delle sostanze illegali".