Sulla cooperazione nel Mediterraneo e i Balcani intervento di Renato Novelli
| Pensieri e proposte.
di Renato Novelli*
La scorsa settimana Ancona ha ospitato la conferenza interregionale sulla cooperazione nel Mediterraneo e i Balcani, la prima scadenza importante della serie di confronti previsti nel semestre della Presidenza italiana della Eu sui problemi delle relazioni tra paesi EU e paesi esterni.
Dopo Ancona sono in programma incontri delle regioni italiane a Bari, Perugia, Palermo. A Napoli in Dicembre, quando l'incontro dei capi di governo dell'Europa concluderà il semestre italiano, verrà discussa una proposta delle Regioni per definire le politiche da sviluppare tra paesi membri e paesi non membri nel Mediterraneo e in particolare nei Balcani. Credo che a nessuno sfugga l'importanza del dibattito in corso per l'area adriatica.
Nella Conferenza sono emersi temi chiave del nostro futuro e sarebbe un peccato mortale se i soggetti marchigiani coinvolti nei rapporti di cooperazione con i Balcani, dalle istituzioni ai volontari, perdessero i prossimi sessanta giorni senza discutere tra loro, promuovere la discussione con altri e tirare qualche somma concreta nella partita tutta aperta della nuova identità adriatica.
Vorrei proporre qualche riflessione su quello che è successo ad Ancona. Anzitutto sugli attori. La Conferenza era intitolata alla "Prossimità" e al "Partneriato" . La prossimità è una ricetta importante per la cooperazione e viene da Bruxelles. Anzi, per essere precisi, dalla stanza di Romano Prodi. In Italia si parla del professore come del prossimo candidato dell'Ulivo, ma poca attenzione è stata data alla sua azione di Presidente della Commissione Europea.
Prodi è uno dei presidenti più attivi che l'Unione abbia mai avuto. Cerca di cambiare alcune delle abitudini più consolidate dell' amministrazione di Bruxelles. Troppo spesso nel passato la EU ha sviluppato programmi fondati su una visione vettoriale, cioè donativa, unidirezionale e caritativa della cooperazione, e sulla sua dimensione di emergenza anziché partenariato di reciprocità. Ad oggi, l'Unione interviene con una serie di linee nell'area mediterranea: MEDA, CARDS, INTERREGG, per esempio.
Alcune di queste linee spendono i finanziamenti nei paesi dell'Unione in formazione, scambi, ricerca utile ai paesi poveri dell'area, ecc. (INTERREG per esempio), altri sviluppano interventi diretti nei Balcani e altrove (CARDS per esempio). Prodi persegue una razionalizzazione dei programmi attraverso una unificazione (attuabile solo nel 2007 per motivi istituzionali) e per il momento propone che la "prossimità" geografica e culturale sia un criterio di selezione di progetti comuni, in comune accordo di partneriato selezionati dai soggetti locali delle due sponde, ancorché finanziati da linee diverse.
Per esempio, che le Marche o un'altra regione adriatica presentino un programma in INTERREG coerente con uno di CARDS e l'obbiettivo finale sia unico. Il governo italiano ha appoggiato questo piano, ma ha snobbato Ancona non solo forse per motivi elettorali italiani, ma perché il Ministero degli Esteri vuole che i fondi e i programmi passino attraverso i propri uffici e non vengano decentrati, se non in parte molto controllata alle Regioni. Un atteggiamento grave perché il "partneraiato", cioè l'intesa nata dall'incontro diretto delle realtà locali, è più difficile delle gare d'appalto decise a Roma,o di un comodo e facile staccare assegni alla UE e ad Organismi Internazionali, senza assumersi responsabilità, ma è uno strumento che ha la potenzialità di cogliere quelle specificità locali e di usare la dose di flessibilità che spesso sono state ignorate nei progetti con risultati disastrosi.
Le istituzioni locali non sono da sole garanzia di buona riuscita, ma sono soggetti adatti a compiere il salto di cui la nuova dimensione della collaborazione trans - adriatica ha bisogno. Il MAE usa la cooperazione come "strumento" di scambio di favori in politica estera io do all'ente internazionale tot e lui mi prende queste persone, io do al Paese X tot e lui vota per la mia proposta all'ONU, ecc., senza perseguire gli interessi di una co-operazione di reciproco vantaggio per i due sistemi-paese). E noi, modesta gente dell'Adriatico, non possiamo farcene nulla della diplomazia perché dobbiamo costruire una nuova forma di koinè economica e culturale che riporti dietro le onde del piccolo mare quel respiro ampio e profondo del confronto tra mondi che aveva dominato per molto tempo la vita dei nostri predecessori. Abbiamo bisogno di una fitta trama di scambi e non di freddi accordi ufficiali.
Tre scelte sono in campo per il futuro della cooperazione, legate intimamente:
1) La razionalizzazione organizzativa come premessa indispensabile alla cooperazione efficiente ed efficace
2) Il Partenariato locale come indispensabile veicolo di una cooperazione costruita sui problemi e sulla reciprocità
3) I contenuti della collaborazione scalati sulle domande reali della gente come strumento di uno sviluppo sena fratture del mondo adriatico.
Tre domande, infine, a tutti quelli che per vie e interessi diversi hanno relazioni con i paesi della riva orientale fondate .:
1) Non vi sembra che vada espressa un'adesione alla linea di Prodi ? O comunque, che i suoi tentativi meritino una discussione aperta, franca ed esplicita su cui pronunciarci tutti? Io credo di averlo fatto in questo articolo.
2) Non credete che si debba oggi non solo appoggiare la linea del partenariato delle regioni, sostenere la cooperazione decentrata, cioè una forma di cooperazione fondata sulle istituzioni locali?
3) Non pensate che le esperienze di collaborazione per lo sviluppo in corso nei Balcani debbano diventare oggetto di riunioni e scambi per trovare al di là dei livelli istituzionali (che sono premessa metodologica senza la quale non si fa buona cooperazione), un livello di riflessione sulle dinamiche reali dei rapporti tra le due ampie Europe che si affacciano sul piccolo mare Adriatico e dare al partenariato degli enti locali quei contenuti costruiti sulle convergenze concrete?
Alla Conferenza di Ancona ho sentito un intervento molto efficace della vice sindaco di Tirana. Ci ha raccontato la stanchezza degli amministratori albanesi di fronte a linee di programmi, per carità, ben costruiti, ragionevoli ed efficienti, ma prefabbricati in ambiti lontani dalle città e dai boschi dove vive la gente normale con le proprie idee(magari poco programmatiche) e i propri mondi. Ci ha detto che la collaborazione della cooperazione è come un tunnel dove due squadre di operai che lavorano in modo indipendente, ma coordinato devono arrivare allo stesso punto di sfondamento.
Ed, infine, ci ha ricordato (ed ha ricordato ai concittadini della sponda orientale) che il passato non va sopravalutato, ma inserito in un programma attuale. Io spero che nei prossimi sessanta giorni questi temi non riempiano sotto forma di appunti e documenti le rispettabili scrivanie di tecnici dello sviluppo, ma si trasformino in parole. Perché "scripta manent e verba volant". E noi per produrre un nuovo Mediterraneo abbiamo bisogno di far volare di bocca in bocca le idee che circolano, di modificarle, di adattarle, di riscoprirle e in alcuni casi seppellirle. Mai abbiamo bisogno di codificarle.
*Sociologia economica Università Politecnica delle Marche
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24/10/2003
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