Cerca
Notizie locali
Rubriche
Servizi

I diritti universali

| Il premio Nobel assegnato all'iraniana Shirin Ebadi dice che la sua voce, purtroppo ancora minoritaria, è stata riconosciuta e ascoltata.

di Tonino Armata

L'islam ci parla con molte voci anche se noi non sempre siamo capaci di riconoscerle e di ascoltarle. C'è un Islam che rifiuta il linguaggio del fondamentalismo e del terrorismo e parla di democrazia e di diritti umani. Il premio Nobel assegnato all'iraniana Shirin Ebadi dice che quella voce, purtroppo ancora minoritaria, è stata riconosciuta e ascoltata. E' un fatto importante, un incoraggiamento per le donne musulmane le quali rivendicano, tra mille difficoltà i propri diritti politici e civili e per tutti coloro i quali in quella parte del mondo si battono per la democrazia e il riconoscimento dei diritti della donna e dell'uomo.

Shirin Ebadi, nelle prime immagini che di lei ci sono arrivate, ha un foulard che le avvolge e copre i capelli. E' una musulmana la quale crede nella democrazia. E' stata, nel 1974, la prima donna giudice in Iran. Ma, con l'avvento di Khomeini al potere ha dovuto lasciare il suo incarico, quando fu decretato che le donne sono troppo emotive per poter amministrare la giustizia. Da allora Shirin ha continuato ad insegnare diritto all'Università, e, da avvocato, si è impegnata da anni, nonostante le ripetute minacce, nella difesa degli oppositori dell'attuale regime, ingiustamente arrestati e processati.

Il Nobel a lei assegnato dice che diritti umani, diritti delle donne e difesa della pace fanno tutt'uno. Viene affermata così, grazie alla coraggiosa e imprevista decisione di Stoccolma, l'universalità dei diritti umani, contestata da quanti, non solo nel mondo islamico ma anche in alcuni ambienti culturali occidentali, ne sostengono la limitata applicabilità in nome di un relativismo culturale, di un presunto rispetto per culture "altre", rischia di condannare milioni di donne e di uomini all'oppressione, alla violenza ed all'ingiustizia. Shirin Ebadi ci dice invece che i diritti umani, come i diritti delle donne, sono un patrimonio comune di tutta l'umanità, anche di quella parte del mondo islamico o orientale, che ancora non ne riconoscono il valore.

"Il premio, è stata la prima dichiarazione di Shirin Ebadi, va a tutti gli iraniani i quali si battono per la democrazia". In primo luogo certamente agli iraniani, agli intellettuali e agli studenti arrestati nel corso delle ultime manifestazioni, alle donne processate e condannate per non aver rispettato un arretrato codice d'onore. Ma questo Nobel rappresenta un riconoscimento e un incoraggiamento anche per coloro che hanno in altri paesi islamici, dall'Egitto alla Tunisia alla Giordania, si battono per la democrazia e il rispetto dei diritti della donna e dell'uomo. Sono più numerosi di quanto noi sappiamo. Ed è anche colpa nostra se non ne conosciamo i nomi e le vicende.

Un'informazione (e la nostra attenzione) inevitabilmente concentrate sui fatti più clamorosi, sulle minacce e sulla violenza del terrorismo, c'impedisce di vedere cos'altro si muove e si agita in quei paesi, grazie a coloro, i quali, con grave rischio personale, sono impegnati sul fronte delle battaglie pacifiche per la democrazia. Sarebbe nostro interesse ascoltare queste voci, le richieste di solidarietà e aiuto che vengono da quei gruppi.

E', infatti, interesse di tutti noi promuovere lo sviluppo e la vittoria della democrazia in quei paesi così vicini a noi, affacciati sul nostro Mediterraneo. La tragedia irachena dimostra, quanto sia lungo doloroso e contraddittorio il passaggio da una dittatura ad una democrazia, quando una democrazia arriva con un'invasione straniera. E' possibile per una serie di paesi di quell'area un'evoluzione diversa, che non preveda l'uso dei bombardamenti e dei carri armati, ma invece le necessarie pressioni politiche ed economiche e, insieme, un sostegno alle forze, finora minoritarie, che in quegli stessi paesi si battono per un cambiamento in senso democratico di quei regimi? Il Nobel assegnato alla Shirin, c'invita se non altro a riflettere su questa possibilità.

30/10/2003





        
  



5+2=

Altri articoli di...

ilq

Quando il giornalismo diventa ClickBaiting

Quanto è sottile la linea che divide informazione e disinformazione?

Kevin Gjergji