Cerca
Notizie locali
Rubriche
Servizi

Occhi aperti / Occhi chiusi

| Note su cinema e dintorni

di Dante Albanesi

OCCHI APERTI
Franco Piavoli, solitario inventore

Il cinema italiano è fatto di splendide eccezioni in un mare di tristi regole. Franco Piavoli è una di queste. La sua ultima opera, "Al primo soffio di vento" (proiettato lo scorso luglio in anteprima al Premio Bizzarri), sta uscendo in questi giorni in pochissime fortunate sale d'Italia. Più che un film vero e proprio, un atto d'accusa a tutto il cinema contemporaneo. Dialoghi rarissimi, intreccio narrativo inesistente.

Il luogo è Pozzolengo, nell'alto mantovano, sulle colline del Garda. Le immagini seguono la malinconica domenica d'agosto di una famiglia (padre, madre, due figlie) in una villa isolata nella campagna. Ma i veri protagonisti di Piavoli non sono esseri umani, bensì il tempo, l'acqua, la terra, il vento, la natura come orchestra di voci movimenti desideri. Un cine-poema cesellato con eroica lentezza dal '97 ad oggi, con la passione folle di un artigiano di genio, inquadratura per inquadratura, nell'attesa che da un angolo di finestra trapeli finalmente il giusto e insostituibile raggio di luce. Con una purezza di sguardo che ricorda Bresson, Piavoli filma una riflessione sulla singolarità di ogni organismo vivente e sulla caducità della sua vita, minuscola entità all'interno di un immane universo animale e minerale.

"Al primo soffio di vento" trasforma il cinema in musica da camera.

 

OCCHI CHIUSI
Terminator for President

In fondo non ha cambiato mestiere: sta ancora facendo l'attore. Perché l'idea che Arnold Schwarzenegger possa diventare Governatore della California è a tutti gli effetti un film di fantascienza (come fantascientifica è la memoria di una sua detrattrice che a trent'anni di distanza ha ricordato solo pochi giorni fa di aver subito molestie sessuali dal divo).

Ma questa storia l'aveva già predetta il suo "rivale" Stallone nel suo "Demolition Man", ambientato in un (lontano?) futuro nel quale il buon Schwarzy è addirittura Presidente degli Stati Uniti.

Ora, al di là di ogni banale commento sull'irreversibile declino della politica, il trionfo del protagonista di "Terminator" è l'ennesima prova della potenza del cinema, di quanto una semplice immagine di forza e imbattibilità (ripetuta su innumerevoli schermi, locandine, trailer, servizi televisivi, riviste, quotidiani) possa essere mostruosamente più persuasiva di un grigia e poco eccitante ideologia politica.

Probabilmente la California è il nostro futuro, è ciò che il mondo sta lentamente diventando: elettorato trasformato in pubblico. L'unica differenza è che in America ha vinto il Cinema, da noi ha vinto la Televisione.

09/10/2003





        
  



5+3=

Altri articoli di...

ilq

Quando il giornalismo diventa ClickBaiting

Quanto è sottile la linea che divide informazione e disinformazione?

Kevin Gjergji