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Ma Black out denuncia la corruzione

San Benedetto del Tronto | L'autore del libro da cui è tratto le spettacolo sotto accusa dice la sua.

Francesco Tranquilli

"Blasfemo"? "Diseducativo"? Ma di che spettacolo stiamo parlando? Da quanto hanno riportato gli organi di stampa, riferendo della conferenza stampa di martedì mattina, la professoressa Torquati, che saprà districarsi perfettamente nelle difficoltà di una partitura, deve trovarsi non del tutto a suo agio nel "leggere" uno spettacolo teatrale, nonostante le sue ben note credenziali. Nella messa in scena del mio libro Blackout, scritta e diretta da Stefano Artissunch, infatti, non è riscontrabile nessun "attacco frontale alla religione cattolica".

Vedere nell'amplesso del bidello con il fantasma della preside morta (realizzato in maniera assai "tradizionale" attraverso un velo bianco, e non azzurro) un'immagine della Vergine Maria è un fenomeno paranormale, più che un dato oggettivo, analogo a quello di chi riconosce l'immagine di Nostro Signore nella corteccia di un albero.

È pur vero che l'arte contemporanea, teatro incluso, è per sua natura "aperta" all'interpretazione del "fruitore", ma anche l'interpretazione, come dimostra Eco in un suo saggio di qualche anno fa, ha dei limiti, oltre i quali si parla di travisamento, e basta: può capitare quando proiettiamo sull'opera la nostra interiorità e i nostri "fantasmi", chiudendoci alla ricezione di quanto l'opera trasmette davvero. Non si può non sospettare che sia accaduto qualcosa del genere leggendo la ricostruzione confusa e approssimativa - riportata da tutti gli organi di stampa - che la collega Torquati fa della trama dello spettacolo, forse disorientata dal fatto che tre dei quattro attori in scena davano vita a più personaggi.

In realtà, in Blackout (libro o spettacolo, in questo caso è lo stesso), né i professori, né gli alunni né i bidelli vengono denigrati o derisi, né tanto meno la scuola come istituzione. Anzi, questi personaggi sfruttati, violentati, confusi, disperati, rappresentano proprio la sola luce positiva che emerge dal buio. Se personaggi negativi ci sono, nelle figure della preside morta e del segretario, essi rappresentano chi, detenendo un piccolo potere (che a volte corrompe più di uno grande, soprattutto se legato a interessi "più alti"), lo usa per soperchierie e abusi di ogni sorta. Ma questo tipo di corruzione il libro e lo spettacolo la scoperchiano, la mettono alla berlina e la denunciano, con intenti non certo diseducativi, ma l'esatto contrario. E anche lo stupro e l'aborto forzato subiti da Monica vengono rappresentati come la tragedia che sono, non certo esaltati.

Non si capisce quindi il motivo dello scandalo, a meno che non si voglia abolire ogni forma di espressione che tratti certi temi forti. Si salverebbero solo i romanzi rosa, e nemmeno tutti. Ci stupisce alquanto, invece, che una persona avveduta come il dottor Gabrielli, già assessore alla Cultura della nostra città, che quindi di cose artistiche dovrebbe non essere digiuno, possa essere saltato a cavallo di questa polemica, non sostenuta da alcuna argomentazione concreta, senza aver fatto prima qualche telefonata in giro per capire se il motivo del contendere sussisteva o no: all'assessore alla cultura di Ascoli Piceno, per esempio, che non risulta sia fuggito inorridito dalla sala, come pare abbia fatto la prof.ssa Torquati.

Inoltre, mi sorprende sempre sentir tirare fuori, per giustificare rigurgiti censori, il curiosissimo argomento "a rovescio", ignoto alla logica aristotelica, per cui, siccome in taluni regimi teocratici non è tollerata alcuna forma di libera espressione artistica o d'altro tipo, noi che siamo in teoria in un paese democratico dovremmo additare come fonte di scandalo, con una sorta di malcelata invidia verso le suddette teocrazie, coloro che si limitano semplicemente a usare di quelle libertà che la nostra Costituzione garantisce. Troppo comodo riempirsi la bocca con la parola libertà a ogni piè sospinto, e poi saltar su indignati ogni qual volta altri se ne avvalgono in modi che non ci piacciono: la libertà, secondo il motto del Canard enchaîné, è quella cosa che si logora solo quando non la si usa.

E ci piacerebbe invece che tutti tenessero a mantenere sempre affilata la sua lama, anche se talvolta si rischia di tagliarsi: la democrazia ha i suoi "svantaggi", purtroppo! Fra i quali, quello che ci possa capitare di venire a contatto con idee o rappresentazioni che ci infastidiscono o ci "offendono". Nell'anno di grazia 2010, scagliarsi contro uno spettacolo teatrale per le tematiche che tratta è quanto di più di retrogrado e futile si possa immaginare.

In conclusione, visto che si preannuncia un'interrogazione in Consiglio Comunale, il mio suggerimento è di chiedere alla compagnia Synergie Teatrali di fornire un video dello spettacolo e poi proiettarlo per chi a teatro non c'era, così che si possa fare rapidamente luce su questo autentico blackout del buon senso che ha acceso questa polemica.

 

 

17/11/2010





        
  



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