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Promozione turistica e difesa degli operatori balneari, gli impegni dell'Itb

San Benedetto del Tronto | Il sindacato degli Imprenditori Turistici Balneari annuncia la sua partecipazione alla fiera "TLO - Tempo Libero e Outdoor" di Milano e definisce le proposte da inoltrare all'UE in merito alla questione del rinnovo delle concessioni demaniali.

di Redazione

(da sinistra) Massimo Pompei e Giuseppe Ricci

Anche il Piceno farà sentire la sua voce durante il nuovo evento fieristico legato al tempo libero e alla vita all'aria aperta che sta per prendere il via alla Fiera di Milano. TLO - Tempo Libero e Outdoor è il nome del nuovo appuntamento che si terrà dal 18 al 21 febbraio 2010 in contemporanea alla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, la fiera del turismo più importante d'Italia.

Il Presidente degli Imprenditori Turistici Balneari Giuseppe Ricci ha confermato che l'Itb parteciperà all'importante rendez-vous. «Promuoveremo la costa e le strutture picene in una fiera che è la quarta al mondo per numero di visitatori e buyers», assicura il vulcanico Ricci.

Gli fa eco Massimo Pompei, responsabile marketing dell'Itb: «Credo che questa partecipazione possa rappresentare una vetrina non solo per i concessionari di spiaggia, ma anche per hotel, residence e camping. Il nostro desiderio è che lo stand sia prettamente Piceno, per questo invitiamo anche le altre associazioni sul territorio a contattarci». Non a caso, infatti, verrà stampata una brochure apposita per la Bit, con tutte le informazioni sulle strutture aderenti.

Oltre a quella della promozione turistica, l'Itb sta conducendo un'altra importante "battaglia" per tutelare gli operatori balneari. In particolare si sta cercando di far modificare la normativa adottata dall'Unione Europea che, in soldoni, non consentirà più il rinnovo automatico delle concessioni demaniali.

A tal proposito il Presidente Nazionale dell'Itb Giuseppe Ricci ha scritto una nota stampa che qui di seguito pubblichiamo integralmente:

E' fondamentale tornare ad affrontare la questione del rinnovo delle concessioni demaniali, alla loro naturale scadenza, considerato lo stato di incertezza che domina nel settore.

Devono ancora essere sciolte, infatti, le riserve su tale argomento per il quale la commissione europea ha avviato una procedura di infrazione a carico dell'Italia. Non si conosce ancora la linea di lavoro che il nostro governo ha deciso di intraprendere, e questo aumenta lo stato di ansia e agitazione nei concessionari balneari italiani, che rappresentano una forza del settore turistico nazionale, potendo contare su oltre ventottomila imprese.

Il meccanismo voluto dalla Commissione europea, se attuato, metterebbe a rischio non solo gli stabilimenti balneari, ma anche tutte quelle attività che operano in regime di concessione e che insistono su aree demaniali, quali ad esempio: bar, ristoranti, campeggi, alberghi o negozi.

La direttiva europea, infatti, così come formulata rischia di creare uno squilibrio davvero forte. Escludendo il rinnovo automatico si finirebbe con lo stravolgere il modo di intendere l'attività svolta fino ad ora dagli imprenditori balneari, i quali hanno sempre investito molto nella loro attività sia in termini di opere realizzate che in termini economici, contribuendo a far crescere un comparto trainante per l'economia del paese: peculiarità non secondaria in un momento di forte recessione.

Non dimentichiamo che molti imprenditori, per poter concretizzare gli interventi sulle proprie strutture, sono costretti a rivolgersi al mercato creditizio contraendo, così, mutui e prestiti che hanno tempi di restituzione di gran lunga superiori al tempo di durata previsto per la concessione demaniale.

In quest'ottica è preoccupante lo stallo del governo italiano il quale sembrerebbe più propenso ad assecondare le richieste europee piuttosto che ad appoggiare i propri operatori.

Tuttavia questo comportamento potrebbe provocare disastrose conseguenze per il settore balneare:

• infiltrazioni malavitose con rischio di riciclaggio di denaro sporco
• difficoltà, per le pubbliche amministrazioni competenti, di espletare tipologie di bandi di gara uniformi sull'intero territorio nazionale, con il rischio di disparità di trattamento

• difficoltà e disparità nella stima delle aziende poste al bando
• empasse nel settore degli investimenti aggravato dall'incertezza, per gli aggiudicatari, di poter ammortizzare investimenti nel breve termine sessennale
tutto questo porterebbe all'azzeramento del lavoro fatto nel corso degli anni dagli imprenditori turistici.

Di fronte a queste prospettive poco rassicuranti, se non addirittura sconcertanti, l'ITB Italia ribadisce con fermezza che sarebbero molteplici gli appigli tecnico-giuridici in forza dei quali il governo italiano potrebbe rispondere agli organi comunitari. Oltre agli innumerevoli controsensi della direttiva europea, inoltre, il governo italiano potrebbe adottare soluzioni alternative.

Un possibile intervento di modifica normativa, ad esempio, potrebbe partire da una eventuale sottrazione delle zone costiere al "demanio necessario" per proseguire con la relativa attribuzione all'amministrazione locale. Ciò permette al privato di acquistare - previo corrispettivo stabilito per legge - la quota di nuda proprietà del terreno su cui insiste il manufatto, in modo da trasformare il diritto di superficie in piena proprietà a tutti gli effetti (così come avviene per gli immobili edificati nei piani di edilizia economica popolare: P.E.E.P.).

Altra possibilità potrebbe essere quella di intervenire sulla legge 296/2006 al fine di prevedere un allungamento della durata delle concessioni demaniali (ora sessennale) che potrebbe essere portata fino al limite legale di durata del diritto di superficie: 99 anni. In questo modo, tale termine a lunga scadenza, annullerebbe le incertezze di investimento che invece caratterizzano la situazione attuale.

L'ITB Italia esprime anche la sua preoccupazione per il susseguirsi di proposte e di notizie di stampa relative a iniziative frammentate e contraddittorie di vari enti ed associazioni e ritiene, pertanto, necessario un tavolo comune per esprimere proposte condivise.

18/11/2009





        
  



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