La Rinascita di Orrù
Ascoli Piceno | Presso la libreria sarà aperta fino al 13 novembre un'esposizione personale del pittore.
Un'opera di Giancarlo Orrù
Alberi come non ne vediamo mai, ma che forse abbiamo nei sogni e nei ricordi. Alberi solitari, pensosi, combattenti. Alberi protesi, attorcigliati, placidi. Alberi ben piantati. Alberi sentinella. Alberi raccontatori, nessuno di loro è troppo giovane. Alberi monumento. Alberi anarchici, resistenti. Alberi da scalare, ma non c'è coraggio. Alberi da carta? Giammai. Questi in libreria ci vanno così come sono, vivi, trionfalmente. Ce li porta Orrù.
Ruderi intatti e improvvisi dove mai fu una città. Forse si sono mossi a scegliere la storia, che tengono misteriosa. Inutile studiarli. Costruzioni interrotte o appena iniziate, monoliti senza finestre da avvicinare con soggezione, statue che dormono, che vegliano, che aspettano la marea. Pe(n)sano molto, le pietre segnate da Orrù.
Barche a fianchi bassi con vele bianche ad ombrello, senza albero. Non gli servirebbe l'acqua, né il timoniere, né il motore. Trovano scie già tracciate, ma sono libere e insicure. Devono esplorare, arrivare dove qualcuno ha fabbricato luoghi. Con calma. Se Orrù volesse, potrebbero volare come alianti lungo linee garbate.
Piccole figure senza tempo di un'altra epoca. Donne specialmente. Non cercano le città. Cercano invece di ricordarsi dove sono, perché si vedono così piccole, perché indicano, perché portano con convinzione bandiere e stendardi, perché navigano tra le isole verso le scalinate... Orrù potrebbe dirglielo ma non lo fa.
Una mostra di Orrù ti scombina le aspettative, ti cambia le dimensioni, ti allarga il tempo, ti spinge ad osare tra tremiti di nostalgia e ossigenanti utopie. Specie quando per vederla devi passare tra montagne di libri di Rinascita.
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02/11/2010
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