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Pronto, chi parla?

Ascoli Piceno | Considerazioni semiserie sulle gesta dolciamare dell'Ascoli Calcio (in serie A!)

di Federica Poli

Drìììn…uff non rispondo ai numeri che non conosco. Drìììn…ahia, e insiste: ho detto che non rispondo ai numeri privati! Mio padre mi guarda mentre parlo con il telefonino e con un pizzico di pietà e, tanta desolazione, tira innanzi . Drìììn…o ma chi sarà che continua imperterrito questa sinfonia senza aver risposta? Drìììn… eddai, ora rispondo può sempre essere Banderas che ha finalmente capito che sono io la donna della sua vita.
“Sì, chi parla?”
“ciao Fede come stai?” Ops, voce familiare: ma chi sarà? È un uomo e, questo, lo rende particolarmente interessante.
“ehm, ciao io sto bene e tu?” Cerco di farlo parlare il più possibile,  così posso almeno captare dalla inflessione dialettale, chi possa essere tra amici e conoscenti.
“beh, ti ho chiamato perché ho bisogno del tuo aiuto” Oddio il mio aiuto?
“Ho un problema legale che vorrei farti visionare” hullallà qualcuno che si fida di me come Avvocato! E lì mi sovviene chi possa essere questo bell’uomo gentile e premuroso e con la erre moscia (o francese.. come dice lui!)…è il mio amico Andrea.
“Andreuzzo mio, dimmi, se posso esserti utile lo farò di certo!” “Beh, sai vorrei mostrarti della documentazione top secret , ma son caduto dalla moto e mi son rotto il femore, vieni a Bologna che così ne discutiamo?”.
È sabato, e domani gioca l’Ascoli a Verona. Ma, il lavoro è lavoro e.. Andrea è anche abbastanza carino..non si sa mai! Eppoi ce la farò a tornare per vedere la gara in tv. Parto in treno e arrivo a Bologna dopo aver intrattenuto con gli altri viaggiatori interessanti conversazioni, sul tempo, la moda, le scarpe di Sergio Rossi piuttosto che di Prada o di Paciotti, le case produttrici di make up, insomma argomentazioni da veri intenditori. Sortita felice a Bologna dove Andrea mi fa attendere alla stazione per un’ora e più. Eccolo che arriva. Lo perdono solo perché è bello come il sole! Chissà…sciorino la mia conoscenza in fatto giuridico mostrandomi padrona della materia e, in due secondi netti, risolvo il suo problema. Ora è tardi per partire e tornare a casa.

Andrea, andiamo a fare una passeggiata? Senza stampelle ma zoppicando come un dannato il “santo” mi porta in giro per la città (d’altronde dovrà pure pagare la parcella in qualche modo!). Dolce e carino il mio amichetto preferito. Mattina di domenica. “Oplà, mattiniera come un gallo, ma dalla finestra non filtra nessun rivolo di luce, mah, sarà ancora notte. Dormo ancora pochino, va. Apro gli occhioni solo di fronte a una tazza di latte fumante. Provo a girare lo sguardo…14.44! Eh, quattordici e quarantaquattro?quindici meno sedici minuti? non posso aver dormito così tanto!

Devo andare. Corro come una iena in stazione prendo il primo treno disponibile e arrivo a casa a partita finita! Mio padre previdente ha registrato la gara: Chievo – Ascoli 1-1. Bella beffa vederla sapendo il risultato! E, soprattutto, bello godersi un match coll’anziano genitore che dietro alle spalle ti dice “ecco adesso sbaglia Guana” “lo vedi? Fini mica ha giocato bene!” e tu non puoi parlare perché, già ti ha fatto un favore grosso come una casa, a imprimere le immagini sul nastro. E, quando Pellissier fa gol, io lo so già da una decina di minuti “ecco, adesso segna, gli dà la punizione e Pellissier segna!“la difesa si è disposta male in barriera”. Poi, Comotto corre sulla fascia, io mi infervoro, e lui, “ah, adesso c’è l’autogol del pareggio”.

Mi alzo di scatto, lo guardo incenerendolo e torno a sedermi sulla poltrona. Se ne va sconsolato e affranto ma contento perché tanto “non c’è più nulla da vedere!”. L’ultima cattiveria del papi geloso e, continuo guardare una gara che, ormai, nulla offre più all’occhio benevolo di una spettatrice in ritardo. E, così, comincio a notare particolarità del campo. Acconciatura della signora in tribuna. L’erba più verde del vicino e così via. E ripenso al mio week end e a quanto io abbia fatto in 48 ore. Viaggio. Chiacchierata con amico affascinante.

Vestito i panni di avvocato e mostrato l’altra faccia del …sapere. Poi, son tornata a casa dispensando consigli in treno di bon ton e spiegando al cinesino di fronte a me come fare le lasagne, da brava massaia. Son diventata Fede-giornalista guardando con occhi obiettivi una partita dove l’Ascoli ha dominato. Mi sono trasformata in ultrà inserendo nella serata casalinga di mio padre, il pathos del rischio lesioni per loquacità non richiesta. E ora, sono qui stanca e stremata, ripetendo “mai più tanto stress per una telefonata”..…drìììn: numero privato. No! Stavolta non rispondo davvero!
Drìììn… E se…ehm…”Sì, chi parla?...”

21/11/2005





        
  



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