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TRAVAGLIO o della rappresentazione della realtà

San Benedetto del Tronto | Conservare la memoria di ciò è accaduto e sta accadendo oggi, è lo scopo del voluminoso “ Mani sporche”, scritto da Travaglio con Gomez e Barbacetto

di Maria Teresa Rosini

Nella società in cui tutto è spettacolo anche la presentazione di un saggio- inchiesta si trasforma in un "one men show".
Ed è questa l'atmosfera che si percepisce nel parterre, che aspetta Travaglio quasi come si aspetta l'avvio di un opera teatrale o lirica, di una rappresentazione coinvolgente, che susciterà emozioni, che riuscirà a sorprenderci nel bene o nel male.

Ma lui non sembra avere il narcisismo del consumato attore e appare schivo e "normale" in modo spettacolare.
Solo quando inizia a parlare non si riesce più a staccare la mente da ciò che dice che, pur senza particolari accorgimenti scenografici (alla Grillo, per intenderci), ci viene consegnato in uno svolgersi di ragionamenti ed esemplificazioni di una chiarezza abbagliante, ma anche sfiancante per chi voglia conservarsi il barlume di una sola illusione sul nostro paese e la sua triste attualità.

Nulla , ma proprio nulla, ci viene risparmiato. Dalla politica all'economia, dalla televisione alla giustizia, l'ineluttabilità dei fatti, circostanziati e puntualmente collegati tra loro e documentati, rischia di lasciarci completamente annichiliti.

La efficace resocontazione dei fatti è per fortuna intervallata da battute tra l'ironico e il sarcastico che non risultano mai esagerate né fuori tempo, sempre perfettamente inserite all'interno della narrazione e irresistibili (si potrebbe esser tentati di pensare, come per un consumato cabarettista, "Ma chi è che gli scrive i testi?")

Conservare la memoria di ciò è accaduto e sta accadendo oggi, è lo scopo dichiarato del voluminoso " Mani sporche", scritto da Travaglio con Gomez e Barbacetto: scrivere, descrivere e documentare ciò che forse la maggior parte dei cittadini non conosce, o conosce solo in minima parte, o se anche conosce fa presto a dimenticare.

Nello svolgersi impietoso della narrazione la percezione più dolorosa, che si stempera ogni tanto in risate ben poco liberatorie, è quella delle scarse possibilità che sono date al cittadino di appropriarsi di strumenti per poter incidere il bubbone velenoso del malaffare per far defluire e curare l'infezione. Forse la propensione all'imbroglio, la ricerca dell'impunità, la perdita del senso della responsabilità personale e sociale dei politici spesso trova una sponda abbastanza consistente nella società civile, che la avvalla e se ne serve all'occorrenza.

Tornando alla metafora della politica come specchio della società, ormai forse abusata, resta da chiedersi allora quanto di ciascuno di noi possiamo vedere riflesso in quello specchio.

13/12/2007





        
  



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