Padre Bartolini, attesa per la sentenza del tribunale peruviano
Lima | Rinviata ancora una volta l'udienza che deciderà sulle sorti dei sei indigeni che avevano manifestato per i loro diritti. Mentre si profila un braccio di ferro tra magistratura e governo, Padre Mario confida nella libertà di coscienza dei giudici.
di Franco Pignotti

Padre Mario Bartolini
Il Procuratore del Pubblico Ministero e il giudice Julio César Aquino Medina - titolare della Prima Corte Mista di Alto Amazonas - sono stati impediti ad entrare presso la sede del Potere Giudiziario dai lavoratori in sciopero.
I sei leaders tra i quali Bladimiro Tapuyuri e Adilia Tapullima hanno manifestato il loro disappunto per questa nuova sospensione della lettura della sentenza e hanno espresso la loro speranza che la decisione sia giusta.
Dai microfoni di Radio Oriente anche padre Mario Bartolini esprime la speranza che il giudice agisca in piena libertà di coscienza e non si pieghi alle pressioni del governo che vorrebbe silenziare le voci dei dirigenti affinché la denuncia dei popoli amazzonici non venga ascoltata: "speriamo che la sentenza sia assolutoria per tutti, poiché non abbiamo fatto niente di male, abbiamo solo difeso una causa giusta, contro un governo che vuole svendere la nostra Amazzonia".
Ricordiamo che la sentenza era attesa per il 29 Novembre ed ora, per la quinta volta si è di nuovo in attesa di una nuova riprogrammazione della stessa. A Lima si dice che lo sciopero che ne ha impedito la lettura per ben due volte dovrebbe finire questa settimana, e quindi la riprogrammazione potrebbe essere a breve.
Probabilmente però ci potrebbe essere un braccio di ferro fra la Magistratura che vorrebbe assolvere il gruppo di imputati in quanto è evidente a tutti che essi non hanno fatto niente altro che difendere i propri diritti esercitando in maniera legittima la propria libertà di parola e di azione in maniera pacifica e il Governo che invece vorrebbe una condanna esemplare per mettere a tacere una volta per tutte quei leader delle comunità indigene che denunciano i danni arrecati alle popolazioni e all'ambiente dalla politica economica di svendita delle foreste operata dal Governo stesso.
La nostra campagna in appoggio a Padre Mario Bartolini, al giornalista peruviano Geovani Acate e ai sei leaders indigeni di Barranquita, continua. Ora si sta muovendo anche il giornalismo italiano (il sindacato dei giornalisti delle Marche, La Federazione della Stampa Italiana) che sembra essersi accorto che si tratta di difendere anche un loro collega peruviano, perché se padre Mario rischia l'espulsione, Geovanni Acate certamente andrebbe in galera (pena richiesta: 10 anni) solo per aver fatto il proprio mestiere di giornalista. Il SIGIM (Sindacato dei Giornalisti Marchigiani) e la FENSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) hanno ufficialmente chiesto un incontro con l'Ambasciatore del Perù in Italia e sono in attesa di risposta. Nel frattempo la presa di posizione di queste due agenzie giornalistiche italiane è stata ampiamente ripresa e pubblicizzata in Perù dai siti di Radio Oriente, della CNR (Coordinadora Nacional de Radio), dell'AIDESP (associazione interetnica per lo sviluppo della selva peruviana) e soprattutto del maggior giornale nazionale La Republica.
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02/12/2010
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