l'accorato appello di un difensore legale
Ascoli Piceno | Pubblichiamo integralmente la lettera aperta con la quale l'Avv. Mauro Gionni protesta vivamente per la pena infliatta al suo cliente in un processo per spaccio di stupefacenti: una condanna iniqua rispetto agli altri colpevoli.
Che giustizia è mai quella che arriva solo ad una sentenza di primo grado dopo dieci anni?
Non solo perché il mio cliente è innocente (non è questa la sede per ribadirlo ma in appello sarà riconosciuto) ma perché , anche se volessimo considerarlo colpevole di tutto quanto era accusato, la pena che gli è stata inflitta non è uguale a quella degli altri coimputati, accusati, come lui, praticamente degli stessi reati.
Il mio cliente, infatti, era imputato insieme ad altri, giudicati separatamente. Coimputati che hanno avuto (sostanzialmente) contestati gli stessi capi di imputazione e che hanno beneficiato di pene assai più miti.
Iniziando da A. F. (Sent. G.u.p. Trib. A.P. N.° 52/06,) che aveva contestati i capi di imputazione B, C, D, G, L e M . In buona sostanza, lo stesso numero di imputazioni del mio cliente che però ne ha qualcuna di diversa, ma con posizioni che vengono praticamente parificate processualmente come risulta dalla informativa acquisita agli atti ha avuto una pena di anni 3 e mesi 4 con giudizio abbreviato.
E' vero, si può dire, che c'è la riduzione del rito, ma anche a voler aumentare questa pena di 1/3 non riusciamo mai a raggiungere 8 anni.
Oltretutto, c'è da aggiungere che il mio cliente non è stato messo nella condizione di poter fare l'abbreviato perché siamo stati costretti ad indicare gli oltre 25 acquirenti identificati nel capo di imputazione come testimoni, acquirenti che pur essendo stati informalmente ascoltati dalla Polizia giudiziaria non erano stati sentiti con regolari S.i.t. per cui nulla vi era nel fascicolo del Pubblico Ministero da poter utilizzare in un giudizio abbreviato come utile difesa dell'imputato poiché detti presunti acquirenti, citati come testimoni da noi e sentiti a dibattimento, hanno tutti dichiarato di non aver mai acquistato nulla dal mio cliente.
Ma c'è di più. Colui che avrebbe venduto tutte le sostanze stupefacenti, il cosiddetto fornitore romano di tutto quanto è C. M. che ha patteggiato una pena di anni 2, mesi 9 e giorni 10 (Sentenza n.° 113/06 G.u.p. Filippello, ) e che ,nella imputazione, come risulta dalla sentenza, ha infatti contestata la cessione di 498 pasticche di extasi e 50 grammi di Cocaina a V. e P., che li ricevevano su incarico del mio cliente ed ha anche contestata la cessione di 4,544 kg di Hashish ad altri che pure li ricevevano su incarico e con il finanziamento del mio cliente.
In poche parole, tutto quello che si addebita al mio cliente di aver acquistato attraverso corrieri è quello che C. ha venduto. Ebbene C.M. ha patteggiato una pena di anni 2, mesi 9 e giorni 10, assolutamente sproporzionata rispetto alla pena per il mio cliente.
Anche in questo caso si può sostenere che vi è la riduzione del rito ma, anche applicando l'aumento di 1/3 , non si arriverebbe mai alla pena inflitta.
Emerge da queste Sentenze un quadro di offensività delle condotte decise da altri giudici (e tutte relative al fascicolo 721/00 R.G.N.R.,) un diverso atteggiamento sia della Procura che dei Giudici in ordine alla quantificazione delle pene per condotte identiche.
Allora, anche a voler considerare il mio cliente colpevole di tutto quanto accusato (cosa che non è, essendo innocente, come sicuramente vedremo riconosciuto in appello), non si giustifica una pena così alta rispetto alle pene assai più basse richieste ed applicate ai coimputati (a prescindere dalla richiesta di riti alternativi) ed anche rispetto a pene per fatti assai più gravi ( 6 o 8 anni per omicidi di varia natura, padre che uccide figlio con pistola, ROM che uccidono giovane, poliziotto che spara ad auto e uccide, etc).
Avv. Mauro Gionni
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23/12/2010
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