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«La Bicicletta Verde» Seconda proiezione di "Cinema e scuola" al teatro Concordia Film del 2012

San Benedetto del Tronto | La protagonista è una ragazzina di dieci anni che vive in un sobborgo di Riyadh, la capitale dell'Arabia Saudita. Una storia sui desideri? Una Bicicletta Verde come frontiera di due mondi. Vince il riscatto sociale delle donne arabe.

di Felice Di Maro

Wadjda e la sua bicicletta verde

«La Bicicletta Verde» Seconda proiezione di "Cinema e scuola" al teatro Concordia
Film del 2012. La protagonista è una ragazzina di dieci anni che vive in un sobborgo di Riyadh, la capitale dell'Arabia Saudita. Una storia sui desideri? Una
Bicicletta Verde come frontiera di due mondi. Vince il riscatto sociale delle donne arabe.

Continuano le proiezioni di "Cinema e scuola" al teatro Concordia e mercoledì 23 dicembre sullo schermo il film "La bicicletta verde" di Haifaa Al-Mansour, la prima donna regista dell'Arabia dell'Saudita. A fine gennaio sono in programma le proiezioni dedicate alla "Giornata della Memoria" alle quali prenderanno parte anche le autorità civili e militari. La mattinata di lunedì 25 gennaio sarà mirata per gli studenti del biennio con la proiezione "Train de vie" di Radu Mihăileanu.

Giornata di riflessione sul nostro stile di vita e quello dell'Arabia Saudita? Anche ma mirata sulle possibilità che hanno le donne arabe di partecipare alle scelte non solo politiche ed economiche del loro paese. Certo è che contare anche su temi decisivi come la cultura ad esempio è decisivo e in relazione alle varie tematiche anche sociali ed economiche.

Al teatro Concordia sullo schermo è apparsa Wadjda per l'interpretazione di Waad Mohammed, una ragazzina di dieci anni che vive in un sobborgo di Riyadh, la capitale dell'Arabia Saudita. I contrasti sono come l'aria che si respira e in relazione ideale con la nostra cultura che comunque è saggio tenercela. Le differenze sono evidenti ma come ha detto l'assessore alle politiche giovanili Luca Spadoni non basta che un paese sia ricco e nel film è apparso subito evidente non solo per le condizioni di vita s'intende, i diritti civili delle donne come il voto o come la partecipazione alle attività professionali sono anche scelte anche culturali: solo da poco le donne in Arabia Saudita hanno avuto il diritto al voto alle elezioni municipali e ne è stata eletta una. E il silenzio si è rotto con un applauso. Oggi in teatro c'era un pubblico di giovani, molto motivati che hanno fatto anche brevi interventi e domande. Alle 12 tutti via, Natale è vicino ormai ma questo film farà riflettere.

Come è noto i diritti umani in Arabia Saudita sono lontani dagli standard occidentali. Si rispetta rigorosamente la legge del Corano e molte libertà fondamentali come quelle della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo semplicemente non esistono. La pena di morte ed altre pene corporali vengono regolarmente applicate e l'Arabia Saudita è all'attenzione proprio per l'oppressione che dedica alle minoranze religiose e politiche e per la tortura dei prigionieri ed anche per l'atteggiamento che ha verso gli stranieri, le donne e gli omosessuali. Nonostante che le maggiori organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch esprimano ripetutamente preoccupazioni per la condizione dei diritti umani in Arabia Saudita si nega che tali violazioni avvengano.

Con questo quadro e purtroppo reale reale, Wadjda pur vivendo in un mondo obiettivamente conservatore adora divertirsi e come tutte le ragazzine della sua età è intraprendente e si spinge sempre un po' più in là nel cercare di farla franca nei confronti del conformismo culturale che sullo schermo ben si coglie. La trama del film possiamo dire è ordinaria certo ma è piena di colpi scena fin dall'inizio e non sono mancati applausi dai giovani presenti. In breve, dopo un litigio con il suo amico Abdullah, (per l'interpretazione di Abdullrahman Al Gohan) un ragazzo del vicinato con cui non potrebbe giocare, Wadjda vede una bella bicicletta verde in vendita e la desidera per battere Abdullah in velocità, ma sua madre non gliela concede perché teme le ripercussioni di una società che considera le biciclette un pericolo per la virtù delle ragazze e nel film si sente che si dice che le donne che vanno in bicicletta poi non avranno figli. Wadjda decide di provare a recuperare i soldi da sola.

Lo svolgersi del film è lento e si coglie bene che si è dovuta sottomettere a quella che è purtroppo la chiusa mentalità del suo Paese. Wadjda non si arrende e comincia a cercare i soldi per conto proprio rendendosi conto ben presto che quasi tutti i metodi per farlo le sono proibiti. L'unica è partecipare ad una gara di Corano della scuola e si nota che lei che non eccelle nelle materie religiose, il cui primo premio è in denaro. Chiaramente la sua determinazione fa sì che non senza grande impegno da parte sua, vinca il primo premio ma al momento dei ringraziamenti, la preside le chiede a quale spesa destinerà i soldi, e lei dichiara ingenuamente di voler comprare una bicicletta. Il pubblico è indignato dalle sue parole e la preside le nega di ottenere il premio, devolvendo in beneficenza alla causa palestinese i 1000 riyal.

Tutti Ok? No! Sua madre ha fallito nel tentativo di rimanere l'unica donna dell'uomo che ama che è una storia in parallelo che suscita anche emozioni. Il finale c'è e il film mostra per davvero una idealità forte di riscatto sociale per le donne dell'Arabia Saudita. Proprio la sera del matrimonio Wadjda riceve in regalo da sua madre la bicicletta verde cui aspirava che si voglia o no rappresenta un simbolo di ribellione certo moderato ma reale.

23/12/2015





        
  



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